Lavori allo Jazzolino, si può procedere senza trasferire i reparti

Il primo cittadino di Nicotera Pino Marasco, membro del Comitato ristretto della Conferenza dei sindaci, avanza le sue proposte

Il dibattito sulle sorti dello “Jazzolino” infiamma le giornate vibonesi. Si allarga anche alla periferia dove la preoccupazione per l’assistenza sanitaria alberga da sempre, ma, nell’occasione, tocca livelli alti. Nell’immaginario collettivo, infatti, una cosa è da Filadelfia o Serra e dintorni arrivare sino a Vibo, un’altra cosa è da Filadelfia o Serra arrivare sino a Tropea. Si sta, quindi, col fiato sospeso. Il tempo, peraltro, stringe e una decisione sul da farsi va presa in tempi brevi.

Sino ad oggi l’attenzione si è soffermata su tre ipotesi fondamentali: trasferimento reparti di chirurgia, ortopedia ed oculistica a Tropea; ospedale da campo; trasferimento dei tre succitati reparti in una struttura privata di Vibo. Ora, sui titoli di coda, salta fuori, un po’ a sorpresa, una quarta ipotesi che sul tavolo del confronto ancora non era stata portata da nessuno, ma che, comunque, potrebbe essere già stata valutata dai tecnici e bocciata in partenza magari perché inattuabile.

Sino ad oggi l’attenzione si è soffermata su tre ipotesi fondamentali: trasferimento reparti di chirurgia, ortopedia ed oculistica a Tropea; ospedale da campo; trasferimento dei tre succitati reparti in una struttura privata di Vibo. Ora, sui titoli di coda, salta fuori, un po’ a sorpresa, una quarta ipotesi che sul tavolo del confronto ancora non era stata portata da nessuno, ma che, comunque, potrebbe essere già stata valutata dai tecnici e bocciata in partenza magari perché inattuabile.

La storia

A proporla è Pino Marasco, sindaco di Nicotera, che, però, nel dibattito irrompe in veste di infermiere del reparto Malattie infettive dello Jazzolino, nonché di membro del Comitato ristretto che fa capo alla Conferenza dei sindaci. Comitato che nei giorni scorsi ha incontrato la terna commissariale che gestisce l’Asp proprio per parlare dello Jazzolino.

A Marasco l’idea di dire la sua pare sia venuta proprio dopo l’incontro con i “piloti” dell’azienda sanitaria che avrebbero confermato il persistere dell’assenza di una scelta definitiva sulle tre ipotesi in campo. “Da 32 anni – esordisce – presto servizio nel reparto Malattie infettive dello Jazzolino e, di conseguenza, conosco bene la sua storia. Negli ultimi 35/40 anni, al suo interno, c’erano tanti reparti con circa 400 posti letto. Oggi, di posti ce ne sono appena 120 e parecchi reparti non sono più attivi. Nello Jazzolino – spiega – c’erano addirittura tre chirurgie, un centro ustioni che lavorava benissimo, nefrologia, urologia. Una volta chiusi, che fine hanno fatto i tanti locali? Non sono scomparsi, sono tutti lì. E, allora, se ci sono tutti questi locali liberi – si chiede ancora – che necessità c’è di delocalizzare i reparti interessati dai lavori?”.

Possibili spostamenti

Un interrogativo che il primo cittadino nicoterese non lascia campato in aria. “Ho fatto un giro nel nosocomio – racconta – e vicino al pronto soccorso ho trovato un reparto che sino a poco tempo fa è stato utilizzato per la Medicina d’urgenza e dispone di sei posti letto subito fruibili. Vi si potrebbe trasferire Ortopedia, che ha gli stessi posti letto, spostandola dal primo piano al piano terra. Il reparto Otorino potrebbe essere spostato al terzo piano al posto della Cardiologia. La Chirurgia, invece, potrebbe essere spostata – prosegue – nell’ex reparto di Otorino dove circa dieci anni fa sono stati fatti lavori di ammodernamento per poi essere subito chiuso. Oggi ci sono depositi e ambulatori e stessa cosa si verifica lateralmente alla Dialisi dove ci sono tanti locali che potrebbero essere utilizzati sempre per la Chirurgia oppure per reparti interessati dai lavori”.

Ultima domanda

Marasco, tra l’altro, è convinto che entro fine febbraio sarà fatto solo il minimo indispensabile per avviare i lavori, ma “il cantiere vero e proprio – dice – prenderà il via tra giugno e luglio prossimi”. Stando così le cose “perché – si domanda infine – cominciare i lavori dai reparti oggi funzionanti e non da quelli chiusi dove, una volta finiti i lavori di messa in sicurezza, potrebbero essere spostati quelli attivi e ancora da sottoporre a lavori?”. I dubbi e gli interrogativi di Marasco rimarranno sempre tali perché, probabilmente, è troppo tardi per mettere altra carne al fuoco o perché la sua ipotesi potrebbe già aver cozzato contro difficoltà tecniche e logistiche irrisolvibili. Epperò, il cittadino che quotidianamente deve fare i conti con i disagi del sistema sanitario una domanda magari se la pone: ma siamo davvero sicuri che sia impossibile trovare una soluzione interna allo Jazzolino stesso?

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