La sanità ha tanti volti. Uno di questi, tra i più critici e costosi, è la migrazione sanitaria: un fenomeno che continua a pesare in modo significativo sui bilanci pubblici e sulle scelte individuali di cura. Secondo quanto riportato da La Gazzetta del Sud, su dati forniti dal Dipartimento regionale Salute e Welfare, nel 2024 l’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia ha registrato una spesa complessiva di 47 milioni di euro legata alla mobilità sanitaria.
Il dato si divide tra mobilità infra-regionale, ovvero all’interno della Calabria, che vale 30 milioni, e mobilità extra-regionale, cioè verso strutture sanitarie di altre regioni, che incide per 17 milioni. Un fiume di risorse che esce dal territorio, riflettendo non solo carenze strutturali, ma anche un problema di fiducia nel sistema locale.
Il dato si divide tra mobilità infra-regionale, ovvero all’interno della Calabria, che vale 30 milioni, e mobilità extra-regionale, cioè verso strutture sanitarie di altre regioni, che incide per 17 milioni. Un fiume di risorse che esce dal territorio, riflettendo non solo carenze strutturali, ma anche un problema di fiducia nel sistema locale.
Flusso verso Catanzaro
A destare particolare attenzione è il flusso verso Catanzaro, in particolare verso l’hub ospedaliero “Dulbecco” (frutto dell’accorpamento tra “Pugliese-Ciaccio” e “Mater Domini”). Un trend comprensibile per alcune specialità di alta complessità, ma che mostra risvolti anomali in altri ambiti, come quello della Ginecologia.
Come riporta ancora La Gazzetta del Sud, nonostante nel Vibonese sia presente un reparto dedicato, nel 2024 ben 234 donne residenti nella provincia hanno partorito in altri ospedali calabresi senza diagnosi di complicanze o situazioni di rischio. Un dato che apre interrogativi sulle motivazioni alla base di queste scelte: percezione della qualità del servizio? Esperienze pregresse? Semplice preferenza? Qualunque sia la ragione, il risultato è un sistema sanitario locale indebolito e un’emorragia economica difficile da ignorare.