Mobilità sanitaria, l’accordo Calabria-Emilia Romagna non convince il Pd

Il segretario del circolo di Limbadi Nino Taverniti scrive alla segretaria nazionale Elly Schlein per invitarla a valutare le conseguenze di un'intesa che rischia di penalizzare le fasce più deboli

L’accordo tra la Regione Calabria e l’Emilia Romagna in materia di mobilità sanitaria continua a suscitare forti perplessità nel Pd limbadese. Perplessità che spingono il segretario del circolo Nino Taverniti a pigiare sulla tastiera per esternare direttamente a Elly Schlein, segretaria nazionale del partito, la forte preoccupazione per un’intesa poco convincente.

L’accordo tra la Regione Calabria e l’Emilia Romagna in materia di mobilità sanitaria continua a suscitare forti perplessità nel Pd limbadese. Perplessità che spingono il segretario del circolo Nino Taverniti a pigiare sulla tastiera per esternare direttamente a Elly Schlein, segretaria nazionale del partito, la forte preoccupazione per un’intesa poco convincente.

“Comprendiamo – scrive Taverniti – le intenzioni dichiarate — razionalizzare i flussi e valorizzare l’offerta sanitaria calabrese — ma riteniamo che questo accordo rischi di rappresentare una preoccupante riduzione del principio di solidarietà interregionale, pilastro fondativo del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Ciò che acuisce maggiormente il nostro disagio – prosegue – è il fatto che la prima Regione a sottoscrivere un’intesa di questo tipo sia proprio una regione storicamente guidata dal centrosinistra, un territorio che per decenni ha rappresentato un modello di accoglienza, equità e cooperazione nel campo sanitario. Questo elemento conferisce all’accordo un valore politico che non può essere ignorato: esso rischia di essere percepito come un arretramento sul terreno della solidarietà, proprio da parte di chi avrebbe la forza e la credibilità per difenderla con più convinzione”.

Limiti inaccettabili

Tra l’altro “in una regione fragile come la Calabria – aggiunge il segretario del circolo Pd limbadese – dove ritardi strutturali e carenze croniche gravano da anni sui cittadini, introdurre limiti e tetti alla mobilità senza una contestuale garanzia di potenziamento reale dei servizi significa scaricare sui più vulnerabili il peso delle inefficienze del sistema. E, a maggior ragione, vedere una Regione ‘amica’ — che storicamente si è distinta per capacità amministrativa e spirito mutualistico — aderire per prima a un modello restrittivo provoca nel nostro territorio un sentimento diffuso di smarrimento e delusione”.

Un messaggio politico controproducente

Stando così le cose, appare conseguenziale l’esigenza di bussare alla porta della segretaria nazionale per esortarla “a valutare attentamente: l’impatto concreto di questa scelta sui cittadini calabresi che necessitano di cure complesse; il messaggio politico che rischiamo di trasmettere come area progressista; la necessità di ribadire, con atti e proposte, che la solidarietà territoriale non può essere un principio negoziabile”.

Ad ogni buon fine “il nostro Circolo – conclude Nino Taverniti (nella foto) – resta a disposizione auspica un confronto costruttivo affinché il Partito torni con forza a presidiare i valori che lo hanno sempre contraddistinto e che non possiamo permetterci di attenuare”.

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