Nessuna risposta ai lavoratori del don Mottola, da domani sit-in ad oltranza davanti all’Asp

A sostegno della protesta dei sessanta dipendenti che rischiano di perdere il posto ci saranno anche i familiari dei pazienti ricoverati nella struttura di Drapia

Un sit-in permanente davanti alla sede dell’Asp per tornare a gridare la propria disperazione e la propria rabbia di fronte al muro di insensibilità eretto da Commissione straordinaria, Prefettura e istituzioni competenti sulla vertenza del ‘Don Mottola’ di Drapia. A indirlo il Comitato dei lavoratori e dei caregivers della struttura che sorge sulla collina tropeana “a seguito si legge in un’articolata nota della perdurante e ostinata negligenza riscontrata a diversi livelli istituzionali, insensibili ai bisogni sanitari del territorio”.

Un sit-in permanente davanti alla sede dell’Asp per tornare a gridare la propria disperazione e la propria rabbia di fronte al muro di insensibilità eretto da Commissione straordinaria, Prefettura e istituzioni competenti sulla vertenza del ‘Don Mottola’ di Drapia. A indirlo il Comitato dei lavoratori e dei caregivers della struttura che sorge sulla collina tropeana “a seguito si legge in un’articolata nota della perdurante e ostinata negligenza riscontrata a diversi livelli istituzionali, insensibili ai bisogni sanitari del territorio”.

La protesta interesserà anche la sede della Prefettura, prenderà il via domani mattina, alle ore 9, e questa volta non si fermerà sino a quando alla vertenza non sarà data una risposta concreta. A rischio ci sono sessanta posti di lavoro e il diritto alla salute di tantissime persone che, pur avendo diritto a prestazioni mediche gratuite, sono costrette a pagare di tasca propria cure e degenza, magari col supporto dei familiari sino a quando è possibile. Chi non dispone di risorse, naturalmente, si incammina, tristemente, verso il tramonto.

Fallimento istituzionale

Lavoratori e caregivers rimarcano anche il fatto che “aver sempre interagito con le istituzioni nel massimo rispetto, ma, purtroppo, siamo stati ingannati noi, il territorio vibonese e soprattutto i cittadini, costretti, nel dramma della malattia, a subire l’onta di un fallimento istituzionale”. Fallimento alla cui base il Comitato pone tutta una serie di criticità (riparto Dca 132/2022 assegna a Vibo 4,5 mln contro i 32 dati a Crotone con conseguente quota di 102 euro pro capite per soggetti over 65 contro i 470 delle altre province richieste formali di fondi regionali e mancata deliberazione della nuova rete territoriale partecipazione del Comitato ad avviso pubblico continuità assistenziale per 605mila euro con fondi assegnati all’Asp e mai utilizzati) che sfociano nell’impossibilità della Regione di erogare nuovi fondi perché l’Asp di Vibo, dopo quindici mesi, non avrebbe ancora prodotto il Piano aziendale di attuazione della programmazione territoriale.

Una carenza questa che graverebbe soprattutto sulla commissione straordinaria che da un anno ormai è alla guida dell’Azienda sanitaria e della quale fa parte anche il direttore di Azienda Zero.

I danni della discontinuità assistenziale

Nel quadro impietoso delineato dal Comitato trovano spazio anche: il grave inadempimento da parte dell’Asp sui modelli residenziali facenti parte de ‘Il piano integrato di Attività e Organizzazione 2025/2027 (Vibo -16,50 rispetto ai livelli di sufficienza); l’assenza di strategie per i modelli residenziali territoriali nel ‘Piano annuale delle attività 2025’; l’assegnazione di appena 4,5 mln di euro per l’area socio-sanitaria e 1,6 mln per la riabilitazione estensiva extra-provincia nella delibera n. 371 del 28 luglio 2025 relativa all’adozione del bilancio preventivo-economico 2025 e previsionale 2025/27; la mancata adozione della rete territoriale.

“Questa discontinuità assistenziale spiegano lavoratori e caregivers del Don Mottola comporta conseguenze gravi: aumento del rischio di eventi cardiaci maggiori (+6%), mortalità a un anno post-infarto (+12%) e mortalità a un anno post-ictus (+26%). Non si tratta di campanilismi né di interessi personali. Si tratta sottolineano di garantire il diritto di accesso alle cure, oggi negato nel nostro territorio, e di tutelare la libertà di impresa. Né vale la contrapposizione pubblico/privato: come documentato dal Ministero della Salute (Annuario 2023), il 59,9% dei modelli gestionali che assicurano i Lea a livello nazionale è garantito dal privato accreditato convenzionato, contro il 40,1% del pubblico”.

Negato il diritto alla salute

Un discorso semplice e chiaro che sfocia in un significativo appello. “Oggi più che mai afferma il Comitato insieme a tutte le forze politiche, sindacali e professionali, occorre rivendicare l’assegnazione di risorse adeguate all’Asp di Vibo per l’erogazione di servizi e per il corretto funzionamento delle istituzioni, la cui etica deve essere quella di garantire il benessere e la dignità della comunità. La malattia ammoniscono è la più alta forma di democrazia: una società civile deve rispondervi con senso democratico, organizzando servizi sanitari equi e adeguati in tutto il territorio calabrese. Per queste ragioni a partire da domani daremo avvio a un sit-in permanente davanti alla Direzione Generale dell’Asp e alla Prefettura di Vibo Valentia”.

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