Era ciò che ci si voleva sentir dire, e l’annuncio è stato giustamente lanciato dalle sale dell’istituto scolastico più antico della nostra città. Trova proseguimento così il programma di valorizzazione archeologica previsto dalla scorsa estate per il territorio vibonese.
A Maurizio Cannatà, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia, si è data voce martedì 22 ottobre nell’Aula Magna “Carlo Diano” del Liceo Classico Michele Morelli, invitato dalla referente progettuale Maria Concetta Preta, docente di Lettere, per le classi del biennio e la 1^ A del Liceo Artistico “Domenico Colao”.
A Maurizio Cannatà, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia, si è data voce martedì 22 ottobre nell’Aula Magna “Carlo Diano” del Liceo Classico Michele Morelli, invitato dalla referente progettuale Maria Concetta Preta, docente di Lettere, per le classi del biennio e la 1^ A del Liceo Artistico “Domenico Colao”.
La professoressa ha organizzato per quella mattinata la ‘Giornata di studio sul Patrimonio Archeologico di Hipponion’, in vista dell’apertura de ‘La scuola adotta un monumento’ – indetto dalla Fondazione Napoli Novantanove – , cui la suddetta scuola parteciperà anche nell’anno corrente.
Una masterclass sui beni archeologici che ha funto da propedeutica per dispiegare alle e agli alunni la ratio del loro partenariato con il Castello svevo, in azione per ciascuna delle fasi del progetto, culminante a maggio nell’adozione del monumento prestabilito: le Mura greche di Hipponion, la cui conoscenza ha da essere trasmessa alle nuove generazioni mediante un ciclo di visite a mo’ di sopralluogo a esse e al museo stesso.
Da programma, le prime liceali potranno concentrarsi sulla sezione greca dell’esposizione, e per converso le seconde approfondiranno quella romana; entrambe però si focalizzeranno sulle mostre temporanee ‘I prati di Kore. Storie di antiche donne “vibonesi”’ e ‘Sinus Vibonensis. Un mare di storia’. Il protocollo d’intesa verrà in previsione stipulato anche con l’Assessorato alla Pubblica Istruzione e servizi connessi al diritto allo studio.
Scopo del dottor Cannatà era stimolare la pregnanza di simili vestigia in riferimento all’identità culturale di cui dovremmo essere espressione.
La disquisizione è principiata con la sorprendente rilevanza rivestita dalle monete nelle società passate, tanto che “moneta” era un epiteto affibbiato alla dea Giunone e solo successivamente tale nome passò a significare la zecca e il metallo coniato: “moneta” dacché avrebbe “ammonito” di immolare un animale per far cessare un terremoto. Danari che sino alle gloriose lire trasportavano di tasca in tasca simbolismi atti a plasmare l’humus ideologico dei popoli, in taluni casi talmente densi di capacità evocatoria da essere ripresi addirittura dai sovrani a millenni di distanza.
Giacomo Leopardi sospirava “O patria mia, vedo le mura e gli archi / E le colonne e i simulacri e l’erme / Torri degli avi nostri, / Ma la gloria non vedo…”, incalzato 150 anni dopo da Renato Guttuso “Tra poco non vedremo più neppure le mura e gli archi”; il boom postbellico aveva con violenza obliterato – quando non distrutto – le irripetibili eredità dei secoli addietro, nonostante noi si sia stati i primi al mondo a proclamare la tutela del patrimonio nazionale nella Carta costituzionale, e nei princìpi fondamentali oltretutto.
Eppure le mura, certo in ristrettissimi rimasugli, ancora si impongono imponenti nell’area del Trappeto vecchio. Poche città magnogreche ne vantavano già nel VI secolo a. C. e soltanto Hipponion, murata, governava il circondario da ben 550 metri di altezza, un hapax: i Greci costruivano sempre molto più in basso ma la posizione strategica di questa collina non volevano farsela sfuggire.
Sarà l’Università degli Studi di Messina, promotrice dell’ormai avviato ‘ArcheoVibo’, a coordinare l’avvio dei nuovi scavi, dal 18 novembre per un mese almeno.
Isidoro di Siviglia scrisse: “Urbs ipsa moenia sunt” – “Le mura sono la città” – . Le Mura greche, sito archeologico oramai a tutti gli effetti, sono Vibo Valentia.