Occhiuto e la sanità da rifondare: tra ambizioni di riforma e il peso di quindici anni di commissariamento

Confermato alla guida del piano di rientro, il governatore punta a scorporare ospedali e Asp per creare un nuovo modello sanitario. Ma la rivoluzione annunciata rischia di impantanarsi tra burocrazia, potere e promesse già sentite

Roberto Occhiuto non è più una novità, ma una costante della sanità calabrese. Rieletto governatore e riconfermato commissario ad acta, si appresta ora a modellare il sistema sanitario “definitivo”, come lo definisce lui stesso: quello che dovrà portare la Calabria fuori da un commissariamento lungo quindici anni e da un pantano gestionale che ha lasciato ospedali spogli, liste d’attesa interminabili e cittadini sempre più rassegnati.

Il pallino dell’Azienda ospedaliera

Il pallino dell’Azienda ospedaliera

Il presidente torna a parlare di assunzioni, nuovi servizi e tempi di attesa azzerati, ma soprattutto rilancia la grande scommessa della riorganizzazione strutturale del sistema sanitario regionale. Un’idea che, come ricostruito da Antonio Ricchio stamane sulla Gazzetta del Sud, prevede la nascita di Aziende ospedaliere provinciali (Aop) che accorperanno tutti gli ospedali, sia Hub che Spoke, sotto un’unica regia per provincia. Ma in questo caso le aree potrebbero essere tre: Nord-Centro-Sud. Le Asp, invece, resteranno in piedi ma si occuperanno solo dell’assistenza territoriale: medici di base, case di comunità, ospedali di comunità, guardie mediche e ambulatori convenzionati.

Rivoluzione o un terremoto?

Una rivoluzione sulla carta, che però rischia di diventare un terremoto nella realtà. Il nuovo assetto azzererà infatti gli incarichi di vertice negli ospedali, aprendo la strada a un nuovo giro di nomine e potere: un “casting” per direttori generali che, secondo la stessa Gazzetta del Sud, si preannuncia già affollato di pretendenti. E così, mentre si parla di efficienza e razionalizzazione, la politica sanitaria calabrese torna a ruotare attorno ai soliti equilibri e ai soliti nomi. Nel frattempo, Occhiuto promette che “entro un anno” le liste d’attesa saranno solo un ricordo, grazie anche al nuovo Cup unico regionale. Annuncia 1.300 assunzioni tra medici, infermieri e operatori sociosanitari entro il 2026, e ribadisce di voler rinegoziare con Roma le regole del Piano di rientro. “Non mi interessa chiudere il commissariamento tanto per farlo – dice – ma uscirne potendo migliorare davvero i servizi”.

Le riforme che non curano

Parole che suonano ambiziose, ma anche un po’ familiari. Perché la domanda resta sospesa: perché tutto questo non è stato fatto finora, visto che lo stesso Occhiuto ha già governato la sanità con poteri straordinari? La verità è che la Calabria non ha bisogno solo di nuovi schemi amministrativi. Puoi dividere ospedali e Asp, creare Aop e Cup unici, nominare nuovi manager: ma finché non cambierà la sostanza – il modo di assumere, gestire, spendere e soprattutto curare – nessuna riforma reggerà. Il sogno di Occhiuto, quello di un’unica grande azienda ospedaliera regionale, resta per ora una suggestione: affascinante per chi crede nell’efficienza, inquietante per chi teme la concentrazione di potere. Nel frattempo, i malati continuano ad aspettare, i pronto soccorso restano al collasso e la parola “commissario” continua a evocare più pazienza che fiducia. La Calabria, ancora una volta, è davanti a una promessa di rinascita. Ma dopo quindici anni di commissariamenti, più che di nuovi piani, servirebbe una vera cura.

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