La democrazia partecipativa prevede la partecipazione dei cittadini alla vita politica, ma riserva agli organi rappresentativi la decisione finale amministrativa serve a chiarire e avvicinare i rapporti con i politici, poiché la popolazione li riporta solitamente ai concreti bisogni.
Partecipazione o Concertazione
Partecipazione o Concertazione
Occorre mettere in chiaro la differenza, tra la Concertazione che va intesa come il contributo delle grandi organizzazioni di interessi (sindacati dei lavoratori ed associazioni datoriali), mentre la Partecipazione è quel processo che include i cittadini nel processo decisionale delle Amministrazioni pubbliche.
Questo scenario innovativo di gestione della cosa pubblica, da un lato rassicura i cittadini dell’assenza di progetti inutili dell’assenza di Lobby e della presenza di etica legalitaria, mentre il politico percepisce la giustezza o meno delle suo progetto.
Aspetti tecnici della partecipazione
Affrontando sinteticamente gli aspetti tecnici del processo possiamo individuare tecniche particolari e stadi del processo innescato, ma anche pericoli e costi[1].
Fra le tecniche possiamo annoverare le classiche:
– Planning for real: laboratorio di progettazione partecipata;
– Open Space Technology (OST): coffee break di discussione senza moderatore apparente;
– Ascolto Attivo/Ascolto Passivo: capire comportamenti e azioni anche irragionevoli;
– Brainstorming: il gioco di gruppo delle soluzioni più assurde;
– TM – Town Meeting: costruzione di politiche pubbliche in piccole realtà urbane;
– Electronic Town Meeting: variante del TM su Internet;
– EASW: ricerca accordo fra gruppi portatori di interessi diversi;
– Gender auditing: un’analisi di impatto e verifica del grado di equità raggiunto dai sessi:
Mentre alcuni elementi negativi da non sottovalutare nei processi di partecipazione, possono essere invalidanti per l’azione stessa della partecipazione, soprattutto se il cittadini si sente di essere in uno dei processi sottostanti:
– Propaganda politica
– Uso dei mass media
– Processi di partecipazione parziali
– Conclusioni negative del processo amministrativo
– Processi di comunicazione interrotti
– Le lobby interferenti e le infiltrazioni mafiose
Il Facilitatore
Sbagliando il processo di partecipazione, il politico, si pensi ad esempio alla sindrome NIMBY “no nel mio giardino” irrecuperabile se scatta, viene punito molto severamente dai cittadini e quindi il controllo dei possibili elementi negativi deve essere effettuato da uno specialista, il Facilitatore. Quest’ultimo ha solitamente una formazione di educatore e quindi di insegnante e possiede delle competenze specifiche sulle diverse metodologie della facilitazione ed in particolare quello per capire i cittadini. Quest’ultima componente è solitamente realizzata con uno degli strumenti che usano i pubblicitari, ovvero dividere la popolazione secondo gli stili di vita: Liceali 8.2%, Delfini .Spettatori, Arrivati , impegnati, ecc. Per approfondire clicca qui
Urban Center
E’ un luogo fisico, che costituisce una vera e proprio arena di discussione e confronto ove emergono i esplicitamente i conflitti e i possibili scenari di ricomposizione virtuosa degli interessi in gioco nella città. Per approfondire clicca qui
Solitamente gli U.C. hanno a disposizione spazi espositivi e una sede pubblica dove sviluppare le proprie attività, fra i principali in Italia abbiamo Bologna, Torino, che hanno fatto da capostipite per tutti gli altri.
La presenza di un Urban Center ben strutturato permette l’uso dell’ E-democracy, ovvero “l’utilizzo delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione all’interno dei processi democratici”. Le iniziative sul tema, che meritano più attenzione, sono sostanzialmente il “Progetto Sesamo”[2] e il “Progetto Partecipa.net” [3].
L’e-democracy ben fatta rappresenta il primo stadio della democrazia politica online che avvicinerebbe i giovani e coloro che oramai non vanno a votare per disinteresse.
I costi 2% bilancio
Indubbiamente, come si è visto anche da quanto detto sopra, i procedimenti partecipativi comportano costi in termini finanziari, di risorse umane e di tempo. Questi aspetti da soli non possono quindi servire a marginalizzare le pratiche di democrazia partecipativa.
Nonostante che le attività degli Urban Center vadano al di là della semplice comunicazione pubblica informativa, essendo una forma biunivoca di comunicazione, questa tipologia di servizi, unitamente alle singole azioni di partecipazione, rientra a tutti gli effetti fra le attività di comunicazione istituzionale e quindi da conformare economicamente con la legge n.150/2000.
Infatti, Albo pretorio on-line, Ufficio Relazione con il pubblico (URP), Comunicati Stampa, Notiziario Comunale e per ultimo Urban Center, fanno tutti parte di quel piano di comunicazione che gli Enti locali devono organizzare secondo la L. n. 150/2000 e la successiva Direttiva della Funzione pubblica del 7.02.2002 che ha delineato gli obiettivi e le strutture preposte alla comunicazione degli enti pubblici.
La direttiva sulle Attività di comunicazione delle PA, emanata nel 2002, richiama gli Enti ad investire almeno il 2% delle somme del proprio bilancio: articolo 9: .. “le amministrazioni si impegnano a individuare nel proprio bilancio un capitolo dedicato alle spese complessive per la comunicazione e informazione pubblica in una percentuale non inferiore al 2% delle risorse generali”.
La legge 150/2000 può essere considerata una legge tutta interna alla logica della comunicazione giornalistica e pubblicitaria e non sembra avere ottenuto i successi attesi, ma solo un leggero flusso economico verso i giornali e le Tv.
Tutor, comitati etici e gruppi di progetto per piani e progetti
Per evitare qualunque elemento di segretezza, l’idea di assegnare un tutor[4] informativo alle operazioni tecniche, siano essi di pianificazione urbanistica che di opere pubbliche, sembra essere estremamente interessante.
Accanto all’idea del Tutor, vi è quella di formare dei gruppi di progetto all’interno dell’Amministrazione locale, e far seguire il gruppo da un tutor esterno che sottintenda al processo e non alla tecnica progettuale ed esecutiva. Le Amministrazioni pubbliche che hanno provato[5] queste forme di organizzazione hanno visto che la presenza di associazioni locali, università, etc, in forma di tutor, assegnate per ogni piano o progetto in itinere, aumenta sia la qualità dell’atto amministrativo e sia l’informazione verso i cittadini interessati escludendo pressioni lobbistiche non volute.
[1] Santoro Domenico, la partecipazione cittadina. Urbaterr, free su www.domenicosantoro.it
[2] (che coinvolge le Regioni Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta)
[3] Emilia Romagna;
[4] Vedi ad esempio il Comitato Etico istituito dall’ex Presidente della Giunta regionale della Calabria, On. A. Loiero, per la costruzione dei quattro nuovi ospedali della Calabria in cui sono stati chiamati i genitori dei ragazzi morti per malasanità del 2007.
[5] Ad esempio il Comune di Biancavilla (Ct)


