Dopo due anni di cantieri, disagi e attese, piazza Maio, tra via Marconi e corso Vittorio Emanuele III, a Vibo Valentia, è stata finalmente riconsegnata alla città. L’intervento di riqualificazione, realizzato grazie ai fondi del PNRR, avrebbe dovuto valorizzare uno degli spazi più rappresentativi del centro cittadino.
Dopo due anni di cantieri, disagi e attese, piazza Maio, tra via Marconi e corso Vittorio Emanuele III, a Vibo Valentia, è stata finalmente riconsegnata alla città. L’intervento di riqualificazione, realizzato grazie ai fondi del PNRR, avrebbe dovuto valorizzare uno degli spazi più rappresentativi del centro cittadino.
Eppure, a pochi giorni dall’apertura, non mancano le critiche. A far discutere sono le oltre cinquanta sfere in pietra collocate lungo il perimetro. Elementi di arredo urbano che, secondo i residenti e i commercianti del posto, rappresenterebbero un serio pericolo per la sicurezza. Il giorno stesso della riapertura, infatti, se n’è staccata una, accantonata adesso in un angolo della stessa piazza.
Le sfere sono inoltre posizionate in modo da ridurre sensibilmente, da una parte, un lato della carreggiata a causa delle auto in sosta, e dall’altra modificare i parcheggi che non sono più a spina di pesce come in passato, ma in linea, riducendo ulteriormente i posti auto.
Non va meglio sul fronte delle panchine, installate sulla superficie in pendenza e senza schienale, rendendo la seduta scomoda e poco sicura, soprattutto per gli anziani e le persone con difficoltà motorie.
Fresco di giornata, appena montato dagli operai del comune, un divieto di sosta alla fine di via Marconi, via delimitata da anni da grosse fioriere che ostacolano in parte il passaggio, costringendo gli automobilisti a fare la “gincana”. Anziché vietare il transito ai camion, che in passato hanno causato danni alle storiche abitazioni, la soluzione scelta – per alcuni residenti e, a questo punto, anche per l’attuale amministrazione comunale e le precedenti – è stata quella di posizionare grandi vasi sulla carreggiata.
“Le solite cose fatte alla carlona”, lamentano gli abitanti, in una città che definiscono ormai anarchica, dove ognuno sembra libero di fare ciò che vuole.


