“Non pensavamo, dopo oltre quarant’anni di attività sindacale, di dover ancora assistere a tutto questo.” Comincia così il durissimo comunicato diffuso dallo Slai Cobas, a firma del coordinatore provinciale Nazzareno Piperno, che punta il dito senza esitazioni contro la Muraca s.r.l., azienda operante nel settore dei servizi ambientali e della pulizia. Una lettera che è molto più di una presa di posizione: è un grido d’allarme per una situazione che, secondo il sindacato, sta degenerando sotto gli occhi di tutti – istituzioni comprese, colpevolmente silenti.
“Dopo oltre quarant’anni di attività sindacale, tutti spesi per rivendicare diritti violati e tutelare i lavoratori in uno dei comparti più delicati attivi sul territorio,” scrive Piperno, “non pensavamo di dover ancora a che fare con un’azienda che, incurante di tutte le regole e soprattutto del benché minimo senso di moralità e, sia consentito dirlo, di umanità, calpesta tutto e tutti nel rigido e freddo perseguimento della propria logica”.
Secondo il sindacalista, la logica perseguita sarebbe quella del “profitto a prescindere e ad ogni costo”, senza alcuna attenzione per chi, quel profitto, lo rende possibile: i lavoratori. Il clima tra la sigla sindacale e l’azienda è descritto come ormai “evidentemente conflittuale”.
“La Muraca s.r.l. – scrive Piperno – non lesina sforzi e parole pur di mettere in cattiva luce, con gli stessi lavoratori iscritti, l’organizzazione che li rappresenta”.
Ma il sindacato non sembra intenzionato a tirarsi indietro, anzi: “Siamo abituati a confrontarci con aziende ben più scorbutiche ed agguerrite della Muraca s.r.l. – prosegue il comunicato – che, con i suoi evanescenti tentativi di sminuire la nostra opera, ci fa francamente sorridere”.
Il punto centrale della denuncia, però, è quello che riguarda i ritardi nei pagamenti degli stipendi. Secondo lo Slai Cobas, decine di lavoratori si sono trovati, anche durante le recenti festività pasquali, senza retribuzione. “Sono decine i lavoratori che l’arroganza aziendale ha costretto a trascorrere una Pasqua di digiuno e di privazioni”.
Il sindacato parla senza mezzi termini di una “guerra autodichiarata da parte aziendale”, i cui effetti però ricadrebbero sulle spalle dei lavoratori, già messi in ginocchio dai continui ritardi. E affonda il colpo: “La credibilità aziendale è molto bassa” e ogni tentativo di screditare il sindacato sarebbe soltanto “un diversivo per distogliere l’attenzione dai problemi economici”.
Piperno ripercorre poi uno dei punti più critici della recente storia sindacale nella vicenda Muraca: il passaggio contrattuale dal CCNL Multiservizi al più favorevole CCNL FISE, ottenuto proprio grazie alla battaglia dello Slai Cobas. “Abbiamo condotto, con notevoli successi, la battaglia per ottenere il riconoscimento del diritto dei lavoratori a vedersi applicato il CCNL Fise, invece di quello Multiservizi prima utilizzato indiscriminatamente dall’azienda”, ricorda Piperno, sottolineando come questo cambiamento abbia avuto un impatto economico importante sull’azienda, che ora, secondo il sindacato, ne starebbe pagando le conseguenze in termini di liquidità.
Il sindacato, inoltre, accusa l’azienda di pratiche che, di fatto, produrrebbero una “concorrenza sleale”: “Così facendo – cioè pagando i lavoratori non quando si deve ma quando si vuole – la Muraca riesce a proporre, nelle tante gare cui partecipa, condizioni economiche migliori rispetto agli altri competitors”.
Il comunicato fornisce anche un elenco dettagliato dei Comuni in cui i lavoratori non avrebbero ricevuto gli stipendi: “Mileto, Rombiolo, Tropea e Nicotera nella provincia di Vibo Valentia; Bagnara Calabra, Bovalino, Marina di Gioiosa, San Luca e Siderno in quella reggina. Non si capisce con quale criterio qualcuno ha ricevuto la retribuzione dovuta mentre altri, incomprensibilmente, sono ancora in attesa.”
A completare il quadro, c’è l’accusa verso le istituzioni, colpevoli di ignorare la situazione: “Situazione questa più volte denunciata ma senza alcuna risposta da parte, soprattutto, delle istituzioni,” si legge nel documento, “che dovrebbero, ad avviso di chi scrive, porre maggiore attenzione a queste problematiche che sono destinate ad incidere così pesantemente nel tessuto economico del nostro territorio”.
E ancora, un passaggio che suona come un atto d’accusa: “Solo un grande prolungato e rumoroso silenzio di fronte a quello che è un atteggiamento certo immorale e forse anche criminale se per criminale va ad intendersi l’atteggiamento di chi sfrutta impunemente chi lavora senza corrispondergli quanto dovuto”.
Il sindacato chiude assicurando che non arretrerà di un centimetro: “Noi dal canto nostro continuiamo la nostra battaglia senza farci intimidire dalle parole e falsità pronunciate sul nostro conto”.
“Anzi saremmo ben lieti che gli strali dell’azienda verso di noi aumentassero ancora di più purché ciò servisse ad una miglior tutela dei lavoratori nostri assistiti”.
E, con tono secco e risoluto, conclude: “Tanto, come sempre, saranno i fatti a parlare”.