Portualità turistica, nasce il Piano nazionale. Ma a Vibo Marina lo spettro degli idrocarburi minaccia il futuro

Attuare le linee guida del nuovo programma presentato dal ministro Nello Musumeci significa imboccare una strada epocale

Una svolta epocale. Per la prima volta in Italia nasce un Piano Nazionale per la Portualità Turistica, un documento strategico atteso da sempre, pensato per valorizzare il settore del diporto e rilanciare l’attrattività dei porti italiani come poli di sviluppo turistico, economico e occupazionale. Alla presentazione ufficiale, tenutasi ieri a Roma, erano presenti il ministro per la Protezione civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci; il Comandante generale delle Capitanerie di Porto, Nicola Carlone e il presidente di Assonautica Italiana, Giovanni Acampora.

Sostegno all’economia blu

Il piano poggia su basi piuttosto solide perché i numeri sono di assoluto rilievo: oltre 800 porti, approdi e punti di ormeggio lungo 7.700 chilometri di costa con 122mila posti barca e un impatto diretto sull’economia blu che genera un valore di 180 miliardi di euro, coinvolgendo circa 230mila imprese e oltre un milione di lavoratori.

Un settore di primissimo livello che per la prima volta, sulla base di quanto annota euroborsa.it, riceve una pianificazione nazionale con l’obiettivo di colmare lacune normative che fino ad oggi hanno ostacolato lo sviluppo di questo importantissimo comparto che punta a migliorare l’attrattiva dei porti italiani e promuovere investimenti, partendo dalla riqualificazione delle strutture, incrementando la competitività e la promozione della sostenibilità ambientale.

Luciano Serra, presidente Assonat e Alessandra Ricci, amministratore delegato di Sace

Il Masterplan dei porti turistici

Nel corso della presentazione è stato proposto un Masterplan nazionale dei porti turistici, suddiviso per regione, con l’obiettivo di censire le infrastrutture esistenti e pianificare l’ammodernamento secondo criteri condivisi, in funzione della tipologia e dell’integrazione urbana. Allo stesso modo il Piano auspica anche l’approvazione di un Disegno di legge sulla Portualità turistica italiana per fornire al settore un quadro normativo stabile ed efficace.

L’asse Sace-Assonat

Punti di forza della nuova strategia la piena sinergia tra Sace (Gruppo assicurativo-finanziario italiano, direttamente controllato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, specializzato nel sostegno alle imprese e al tessuto economico nazionale) e Assonat. In questo caso l’accordo prevede un ampio ventaglio di azioni, tra cui l’accesso facilitato agli strumenti assicurativi-finanziari del gruppo e l’organizzazione di tavoli operativi e incontri di business matching per incentivare investimenti privati.

Serra e Ricci avanti insieme

Il presidente di Assonat, Luciano Serra, presente all’evento ha così commentato: “Questo Piano strategico è il risultato di un lungo percorso di ascolto e di collaborazione, e ci ha rivelato l’urgenza di avere un disegno di legge specifico per la portualità turistica. Con Sace – ha detto ancora Serra – abbiamo trovato un partner pubblico capace di rispondere con concretezza ed efficienza alle esigenze del settore”. Altrettanto soddisfatto l’amministratore delegato di Sace, Alessandra Ricci: “Siamo orgogliosi di accompagnare Assonat in questo primo Piano strategico con il nostro effetto Grow, che integra garanzie, protezione dai rischi, opportunità di business e presenza internazionale per sostenere la crescita delle imprese”.

L’imprenditore Francesco Cascasi illustra il progetto nell’aula consiliare di palazzo Luigi Razza

La sfida di Vibo Marina

Ma la sfida, come spesso accade, non è scrivere i piani, bensì attuarli. E il primo banco di prova è in Calabria, a Vibo Marina. Qui, in una delle realtà più povere e trascurate d’Italia, si sta affacciando una visione nuova. Un imprenditore coraggioso, Francesco Cascasi (a capo della Cadi srl) ha deciso di investire circa 27 milioni di euro per trasformare il porto di Vibo Marina in una vera infrastruttura turistica: pontili moderni, ormeggi, servizi per la nautica, accoglienza, occupazione. Saranno realizzati cinque pontili tra i 45 e i 120 metri, che consentiranno l’attracco anche di barche da 50 metri di lunghezza. Il progetto è già stato illustrato nei minimi particolari alla commissione competente del Comune di Vibo Valentia e ha ricevuto l’unanime plauso di tutte le forze politiche, in un raro momento di coesione trasversale.

L’ombra di Meridionale Petroli

Ma su questo sogno incombe un’ombra pesante: l’insediamento industriale della Meridionale Petroli, che ancora oggi opera nel cuore del porto. Serbatoi di idrocarburi, fumi, rischio ambientale, inquinamento, degrado strutturale. Un’eredità tossica, fisica e simbolica, che si scontra frontalmente con qualsiasi idea di sviluppo sostenibile e attrattività turistica. Come può un turista attraccare in un porto dove si respirano esalazioni di carburante? Come può una famiglia scegliere di passare le vacanze in barca tra cisterne arrugginite e olezzi chimici? Come si può parlare di rinascita, se non si ha il coraggio di voltare pagina?

Un ambiente tossico

La convivenza tra nautica da diporto e insediamenti petroliferi non è solo difficile: è insostenibile. Lo dicono gli esperti, lo testimoniano gli esempi virtuosi del Mediterraneo, lo impone il buon senso. Continuare a ignorare questa contraddizione significa condannare Vibo Marina all’immobilismo e lasciare che l’unica vera occasione di riscatto economico ed ecologico sfumi nel nulla. Oggi la politica ha l’opportunità – e la responsabilità – di scegliere. Non bastano gli annunci. Serve una bonifica vera, un dislocamento degli impianti, un cambio di paradigma. Il Piano Nazionale per la Portualità Turistica non può essere carta straccia, deve tradursi in atti concreti. E a Vibo Marina, il primo atto è liberare il porto dal passato per restituirlo al futuro.

La scommessa della Regione

Da qui deve partire la scommessa turistica della Regione Calabria e quella tanto inseguita del presidente Roberto Occhiuto. Non si può costruire un porto turistico su un campo minato. Perché sviluppo e inquinamento non possono coesistere. Perché Vibo Marina merita di più. Merita rispetto, merita investimenti, merita visione. E soprattutto, merita aria pulita, mare limpido e un’economia che guardi avanti.

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