Primi 10 giorni senza Sistema Bibliotecario Vibonese: ecco perché e in cosa è insostituibile

Dal prestito interbibliotecario ai fondi antichi di notevole pregio. La triste perdita di beni e servizi non erogati da altri

“Tanto io vado alla Biblioteca comunale!” chiosava qualcuno giorni fa sui social del Sistema. Una presa di posizione priva di fondamento, perché spoglia di un ragionamento che di seguito proveremo a condurre insieme. Possono due enti essere dipinti come interscambiabili se forniscono servizi diversi e originali?

Da lunedì 2 settembre 2024 a Vibo Valentia è impossibile accedere a documenti, di qualunque tipologia, assenti nel territorio ma disponibili altrove.

Da lunedì 2 settembre 2024 a Vibo Valentia è impossibile accedere a documenti, di qualunque tipologia, assenti nel territorio ma disponibili altrove.

Il prestito interbibliotecario era difatti erogato soltanto dal Sistema Bibliotecario Vibonese, con una movimentazione di libri in entrata e in uscita pari ad almeno un centinaio all’anno. La richiesta dunque c’era, nonostante non se ne sia mai parlato. Limitandosi a contare l’ultimo mese e mezzo, ben una ventina di testi sono stati restituiti al Palazzo Santa Chiara, pronti a far ritorno nelle rispettive sedi di provenienza. Ogni mese la dipendente e le volontarie richiedevano e spedivano in totale dai 15 volumi in su, accontentando i propri utenti iscritti e lettrici e lettori di qualsiasi altra parte del mondo, desiderosi di studiare carte che unicamente il nostro centro custodisce con cura.

Significativo pare essere che, in mezzo ai vari casi, un’opera incentrata sui dialetti calabri sia stata fatta oggetto di domanda tre volte da quando è stata catalogata, l’ultima pochissime settimane or sono da una biblioteca di Varsavia. Chissà come avranno accolto i tentativi atti a spiegare l’impossibilità di soddisfazione dell’invito… Ha perso innanzitutto il popolo vibonese quel sacrosanto diritto di accesso al proprio patrimonio culturale, figuriamoci all’estero!

Per rimanere all’Età contemporanea, basti sapere che sono più di 50.000 i pezzi già inventariati, ma ne mancano ancora all’appello più di 80.000 tuttora senza codice di identificazione. La vera ricchezza, che attende di essere proficuamente esplorata, sta nei fondi antichi che l’istituzione conserva e tutela, a mo’ di archivio disposti in apposite vetrine intercluse al pubblico e possibilmente consultabili non in solitudine con appositi guanti di protezione.

Risplende fra essi il Fondo Pignatari, donato nel 1992 dall’ultima erede della nobile famiglia e raggruppante non meno di 650 esemplari, dalle cinquecentine a scritti novecenteschi, passando per manoscritti di carattere personale e non.

In generale a prevalere sono le disquisizioni scientifiche, secondo le materie di riferimento per i mestieri esercitati dagli intellettuali possessori del fondo – medicina, fisica, matematica, scienze naturali, chimica eccetera – . Fanno sfoggio di sé pubblicazioni dell’abate Antonio Genovesi – figura di spicco per l’Illuminismo napoletano – , di Saverio Mattei – cultore calabrese di traduzioni dall’ebraico e dal greco – e di Domenico Grimaldi – saggista di economia e scienze agrarie e botaniche – .

Non scarseggiano neppure titoli religiosi di teologia e Storia della Chiesa, diritto canonico, agiografie e omelie utilizzate nella predicazione del basso clero. Con esercizi poetici del tempo troviamo inoltre esempi di letteratura classica, dagli intramontabili greci e latini sino a componimenti in volgare e in italiano, in aggiunta a quelle francese, inglese e spagnola. Decine sono i rappresentanti di quella letteratura di viaggio che nel Settecento aveva una straordinaria fortuna.

Del fondo, barlume dell’originaria biblioteca dei fratelli Pignatari, dobbiamo rendere grazie al nobile gesto di Piera Pignatari: lo restituì a Vibo Valentia dopo che vicissitudini varie lo avevano destinato a Napoli.

Quelle mura, punto di riferimento per l’intera regione, tramandano negli anni beni di cui nessun altro può vantarsi. Proprio noi, loro proprietari e fruitori, dobbiamo privarcene?

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