Ogni estate si ripresenta la stessa scena: turisti in cerca di refrigerio e relax che si ritrovano senz’acqua nelle case affittate, nei B&B, nei campeggi; cittadini che fanno scorte di bottiglie o improvvisano taniche nei balconi; attività commerciali che chiudono per qualche ora o si arrangiano con soluzioni d’emergenza, mentre i sindaci rilanciano appelli alla Regione e alla Sorical per ottenere l’elementare diritto all’approvvigionamento idrico.
Retri idriche colabrodo
Succede sulla costa tirrenica calabrese, nel cuore di una delle aree più belle e meno valorizzate del Sud. Da Nocera Terinese ad Amantea, passando per Falerna e Gizzeria, il copione è identico da anni: condotte vetuste, interruzioni a singhiozzo, riparazioni d’urgenza, mancanza di investimenti strutturali. E tutto questo accade proprio nel momento in cui queste località vivono il picco stagionale di presenze e attività.
L’acqua che non c’è
Questa volta a rompere il silenzio è stato Saverio Russo, sindaco di Nocera Terinese, che ha annunciato un’azione coordinata con i colleghi dei comuni limitrofi per chiedere alla Sorical un piano straordinario di intervento sulla condotta idrica principale che collega i pozzi del Savuto con i serbatoi dell’intera fascia costiera. Una condotta risalente a oltre quarant’anni fa, ormai logorata e inefficiente.
“Non è più tollerabile procedere solo con riparazioni tampone” ha dichiarato Russo, sottolineando anche l’urgenza di potenziare la linea elettrica che alimenta i pozzi, oggi inadeguata a sostenere il fabbisogno richiesto in estate.
La risposta che non trovi
Ma perché nel 2025 l’acqua diventa ancora un’emergenza proprio nelle zone turistiche?
La risposta è complessa, ma parte da un dato: la Calabria è una delle regioni italiane con le peggiori performance nella gestione dell’acqua, come rilevano da anni i rapporti dell’Arera (Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente). Perdite lungo le reti che superano spesso il 50%, depuratori obsoleti, assenza di pianificazione a lungo termine e una governance confusa che rimbalza le responsabilità tra enti locali, Regione e Sorical, oggi in fase di reinternalizzazione dopo anni di gestione mista pubblico-privata.
Potenzialità
Ma il problema è anche politico. La costa tirrenica lametina è un’area dalle grandi potenzialità economiche, ma sistematicamente penalizzata da una mancanza di visione. A fronte di progetti ambiziosi mancano le basi: acqua, mobilità, manutenzione ordinaria. Tutti elementi che un territorio turistico deve garantire per essere competitivo.
La Calabria, invece, sembra talvolta doversi arrangiare “nonostante tutto”: nonostante le carenze strutturali, nonostante le stagioni politiche, nonostante la burocrazia.
Sospetti che aleggiano
Il sospetto che aleggia, soprattutto tra gli operatori turistici e i cittadini più attenti, è che ci sia una sorta di rassegnazione istituzionale. Come se non fosse poi così grave che in piena estate, con decine di migliaia di persone presenti sulla costa, l’acqua venga interrotta senza preavviso. Come se il danno economico arrecato al comparto turistico non fosse strategico. Come se lo sviluppo, in fondo, fosse qualcosa di cui parlare più che qualcosa da costruire.
Non bastano le spiagge
Eppure, la crescita passa proprio da qui: dall’affidabilità dei servizi, dall’accessibilità, dalla sicurezza, dalla gestione delle risorse. Non bastano le spiagge incantevoli, la cucina eccellente o la cordialità della gente. Serve una rete. Una strategia. E serve farlo adesso.
Perché se una regione vuole davvero credere nel turismo, deve prima credere nei suoi cittadini. E garantire loro, se non tutto, almeno l’acqua.
Perché, in fin dei conti, non può esserci sviluppo dove manca ciò che è più elementare: il diritto alla normalità.