C’era una volta, sulla collina che guarda il mare di Vibo Valentia, un sogno chiamato San Leonardo Resort. Doveva essere la punta di diamante del turismo vibonese, il segno tangibile di un territorio che voleva crescere, attrarre visitatori, creare lavoro. Oggi, ventotto anni dopo, quel grande progetto è diventato un’asta giudiziaria: base fissata a 4 milioni e 500 mila euro, vendita il 30 ottobre, stabilita dal Tribunale di Vibo Valentia.
I Patti territoriali
I Patti territoriali
Una fine annunciata, per una storia che affonda le radici nella stagione dei Patti territoriali. Era il 1997 quando, attraverso l’Agenzia Vibo Sviluppo, arrivarono i fondi pubblici: 3 milioni e 500mila euro stanziati dal Ministero del Bilancio e della Programmazione Economica. L’obiettivo era chiaro: dare impulso al turismo e all’occupazione, trasformando una collina in un polo d’eccellenza. Il progetto prese forma, con tanto di camere, ristorante, sala convegni e riunioni, palestra e una piscina con vista mozzafiato sulla costa. Ma quella stessa collina, attraversata dalla Statale 18 e teatro della disastrosa alluvione del 3 luglio 2006 che portò morte e devastazione, divenne il simbolo di un contrasto profondo: tra la bellezza naturale e un edificio che, nel tempo, è apparso come una ferita nel paesaggio. Un “mostro”, lo definivano alcuni, sorto grazie a una concessione edilizia in deroga dell’amministrazione comunale di allora.
Una struttura mai decollata
La promessa era grande: sviluppo, lavoro, crescita. La realtà, invece, è stata quella di una struttura andata avanti a stento, mai davvero decollata. Una gestione incerta, investimenti evaporati, e un territorio che da quell’impresa non ha ricavato quasi nulla. Solo cemento. Il complesso – costruito con fondi pubblici a fondo perduto per il 75% e capitali privati per appena il restante 25% – è il simbolo di una stagione di illusioni. Di un modo di fare sviluppo che ha confuso l’opera con l’obiettivo, la spesa con il progresso. E mentre il San Leonardo Resort finisce all’asta, restano le domande: chi ha vigilato su quella promessa tradita? Chi ha pagato – e chi pagherà – il prezzo di quello sfregio ambientale e sociale? Quanti danni hanno subito in tutti questi anni gli stessi creditori? E, soprattutto, sarebbe lecito ipotizzare che lo Stato tornasse ad impossessarsi di un bene che, di fatto, ha pagato quasi per intero?
Il riflesso di un fallimento
Nel riflesso della sua piscina ormai asciutta e ferita, Vibo Valentia rivede la propria storia: un territorio che troppe volte ha creduto che bastasse costruire per crescere. E che oggi si ritrova, ancora una volta, a vendere i resti di un sogno chiamato sviluppo.
