“Quanto vale la vita di un calabrese?”. È questa la domanda che campeggia in cima al documento firmato dalle avvocate Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo, dell’Osservatorio Civico Città Attiva, preparato in vista della manifestazione in difesa del diritto alla salute che si terrà sabato 10 maggio a Catanzaro.
Una realtà ormai insostenibile
“In Italia – affermano le componenti dell’Osservatorio – ci sono enormi disuguaglianze nell’accesso alle cure, che colpiscono in maniera particolare le Regioni del Mezzogiorno. La Calabria, nello specifico, continua a subire forti penalizzazioni in termini di risorse, di personale, di posti letto e di investimenti. Per raggiungere l’equità di accesso alle cure chiediamo l’adozione di diverse misure, che intendiamo ribadire, in vista della Manifestazione del 10 maggio, alla quale abbiamo formalmente aderito”.
Azzeramento del debito sanitario calabrese
“Nonostante il commissariamento – affermano le rappresentanti dell’Osservatorio – la Calabria continua ad essere una delle principali Regioni dove persiste una forte migrazione verso le regioni del Nord, per ricevere cure adeguate. Le politiche dei tagli, il grande sottofinanziamento, la progressiva carenza di personale sanitario, l’incapacità di ridurre le disuguaglianze e l’inevitabile avanzata del privato, hanno determinato la progressiva erosione del Diritto costituzionale alla tutela della Salute in Calabria. Senza una svolta decisa, la sanità calabrese rischia di non essere più in grado di garantire il diritto fondamentale alla salute”.
Ripartizione del Fondo
Un altro punto riguarda la “modifica dei criteri di ripartizione del Fondo Sanitario Nazionale, tenendo conto principalmente della deprivazione sociale, della minore aspettativa di vita in buona salute, della più alta mortalità infantile. Attualmente – precisano le rappresentanti dell’Osservatorio – la ripartizione tiene conto principalmente della popolazione pesata per età, e solo in minima parte della deprivazione sociale. Ciò penalizza fortemente la Calabria, dove l’incidenza della povertà è elevata. Per la spesa sanitaria la Prov. Aut. di Bolzano riceve € 2.860,00 pro-capite, la Valle d’Aosta € 2.652,00, il Friuli Venezia Giulia € 2.471,00 e l’Emilia Romagna € 2.388,00, mentre la Calabria riceve € 2.124,00 cioè 264 euro in meno rispetto all’Emilia Romagna, nonostante siano entrambe Regioni a Statuto Ordinario, per un totale di oltre 475 milioni all’anno in meno per la sanità calabrese”.
Equa distribuzione dei posti letto, del personale e delle risorse
Non meno importante l'”equa distribuzione dei posti letto, del personale e delle risorse, in rapporto alla popolazione, su base regionale e provinciale. In Italia c’è una forte disuguaglianza tra le varie Regioni anche nella distribuzione del personale e dei posti letto e non solo delle risorse. Riguardo la dotazione di personale nella Sanità (ogni 10.000 abitanti): la Prov. Aut. di Bolzano può contare su 208 addetti, la Valle d’Aosta ne ha 197, il Friuli Venezia Giulia 191, la Liguria ne ha 189, e l’Emilia Romagna ha 183 addetti, mentre la Calabria ne ha solo 119, ciò significa che in Calabria mancano all’appello 11.520 addetti alla sanità rispetto all’Emilia Romagna e 12.600 rispetto alla Liguria”.
Un’ulteriore penalizzazione, secondo le rappresentanti dell’Osservatorio, “si registra nella dotazione di posti letto (ogni 10.000 abitanti): il Piemonte ne ha 45, la Lombardia 41, l’Emilia Romagna 40, mentre la Calabria solo 33, per cui rispetto al Piemonte nella nostra Regione ci sono 2.160 posti letto in meno rispetto al Piemonte. Si evidenzia ulteriormente, che anche all’interno della stessa Calabria, alcuni territori, a parità di popolazione e con specificità assai simili tra loro, continuano a subire forti penalizzazioni ricevendo sempre meno risorse rispetto ad altri. È quanto accaduto anche di recente, col piano di riparto del Fondo Sanitario Regionale a valere sull’annualità 2024, che ha assegnato all’Asp di Vibo Valentia 96 milioni in meno rispetto a quella di Crotone: € 2.452,01 pro-capite a Crotone e € 1.997,34 a Vibo Valentia, entrambi centri Spoke. Forti differenze si registrano anche nelle assegnazioni pro-capite tra i centri Hub calabresi: Cosenza € 3.912,47/Catanzaro € 2.346,31/Reggio Calabria € 2.112,03”.
Ma anche nell’assegnazione dei posti letto la provincia di Vibo Valentia “subisce una forte ed ingiustificata penalizzazione, difatti nel Dca n. 198 del 12 luglio 2023 ‘Modifica e integrazione Dca n. 64/2016 – Riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete dell’emergenza urgenza e delle reti tempo-dipendenti’ la provincia di Vibo Valentia con la nuova programmazione passa dagli attuali 1,86 a 2,39 posti letto (rimanendo al di sotto dell’indicatore nazionale del 3 x 1000) mentre Crotone da 3,92 arriva a 4,00; Catanzaro da 4,10 passa a 4,57; Cosenza da 2,61 a 3,32 e Reggio Calabria da 2,71 a 3,18”.
Assunzioni
Altro punto concerne il “piano straordinario di assunzioni di personale sanitario, con incentivi economici per chi sceglie zone disagiate del Sud Italia”. La “grave carenza di organico, cui si è cercato di tamponare con l’arrivo dei medici cubani”, secondo le componenti dell’Osservatorio, “rischia di far saltare il sistema sanitario calabrese, poco attrattivo e messo a dura prova da 15 anni di commissariamento e dal blocco del turnover che ha aggravato la già drammatica situazione, per l’avanzata età anagrafica degli operatori attualmente in servizio, è necessario pertanto prevedere specifiche forme di incentivazione e di carriera per i professionisti che si impegnano a lavorare in aree rurali e/o disagiate”.
Standard di servizio
E ancora: la definizione degli standard di servizio che tengano conto delle differenziazioni territoriali e delle difficoltà di accesso ai punti di erogazione del servizio, dovute ai tempi di percorrenza, soprattutto nelle zone montane. “La sanità pubblica calabrese – affermano ancora le tre rappresentanti – vive una crisi ormai cronica che risulta ancora più evidente nelle aree interne, dove è molto difficile poter ricevere cure adeguate, in particolare in casi di emergenza. La popolazione residente in queste aree è spesso soggetta a disparità e disuguaglianze nella fruizione del diritto alla salute a causa della distanza, della viabilità non adeguata e dell’isolamento. La sanità nelle zone montane, ma anche nelle isole, richiede un approccio flessibile, personalizzato e sostenibile, che tenga conto delle peculiarità di questi territori e delle esigenze dei loro abitanti”.
Screening
Sugli screening, l’Osservatorio chiede “l’erogazione effettiva in tempi congrui e secondo le dotazioni tecnologiche più adatte L’equità negli screening di prevenzione è fondamentale per ridurre la disuguaglianza nella salute e per garantire che tutti possano beneficiare di una maggiore qualità della vita, evitando così una spesa pubblica più elevata dovuta a malattie prevenibili”.
Numero chiuso
Infine, l'”eliminazione del numero chiuso, con possibilità di svolgere il tirocinio in tutti gli ospedali, sotto la supervisione dei primari. Idonea programmazione in relazione al fabbisogno, dei posti messi a disposizione per la formazione specialistica. Adeguamento delle retribuzioni alla media europea. Borse di studio per stranieri che desiderano studiare professioni sanitarie”.
La Calabria è una delle regioni italiane “più colpite dalla carenza di medici. Si stima la mancanza di oltre 3.100 medici di medicina generale e che sul territorio manchino complessivamente 2.500 medici. La carenza di personale sanitario compromette la funzionalità degli ospedali, le postazioni di guardia medica e i servizi di assistenza territoriale, con rischi per la salute pubblica. La sanità pubblica è sempre più in difficoltà, schiacciata da carenze strutturali e dalla fuga dei medici verso il settore privato. Il rischio di un collasso definitivo – concludono le rappresentanti dell’Osservatorio – è concreto, a meno che non si mettano in campo interventi strutturali urgenti: investimenti massicci, riduzione della burocrazia e valorizzazione del personale sanitario”.