Sanità calabrese, il Manifesto di Comunità Competente per una “democrazia delle cure”: ecco le proposte

Un nuovo modello di sanità pubblica partecipata, attenta al territorio e ai bisogni reali delle persone

Comunità Competente ha lanciato un manifesto ambizioso che propone un cambiamento radicale per la sanità in Calabria, mettendo al centro una “democrazia delle cure” basata sulla partecipazione attiva dei cittadini e una nuova visione di sistema. Secondo gli esperti del gruppo, “i luoghi della partecipazione, come i comitati consultivi degli utenti, il comitato misto consultivo, la consulta del dipartimento di salute mentale e delle dipendenze e la conferenza dei servizi annuale, devono diventare il fulcro di una sanità di prossimità che coinvolga direttamente i cittadini organizzati”. Sottolineano che “le modalità della partecipazione devono essere diverse: dalla consultazione, al supporto all’implementazione dei programmi, alla valutazione e monitoraggio, fino alla coprogettazione degli interventi”.

Inserimento dei giovani

Inserimento dei giovani

Per rilanciare il sistema sanitario regionale, si punta anche sull’inserimento di giovani professionisti calabresi, “psicologi, assistenti sociali, ostetriche, ingegneri, geometri e amministrativi, in un servizio sanitario anziano, in attesa di attrarre medici e infermieri che lavorano fuori regione”.

Le altre proposte

Una delle proposte più urgenti riguarda l’attivazione dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile e Adolescenziale presso l’Azienda universitaria Dulbecco e la rete ospedaliera e territoriale, che “potrebbe dare una parziale risposta all’emigrazione sanitaria dei nostri bambini, che nel 2022 ha raggiunto 788 casi”. Sul versante della specialistica ambulatoriale, Comunità Competente sollecita “l’abolizione graduale del tetto di spesa per gli specialisti ambulatoriali interni previsto dal Dca n°82/2015, che consentirebbe di incrementare le ore della specialistica ambulatoriale nei presidi ospedalieri”.

Strumenti diagnostici

Un’altra innovazione strategica proposta è “l’attivazione di una rete POCT (Point Of Care Testing), ossia di strumenti diagnostici sul territorio (Case della comunità e ospedali di comunità) e nei pronto soccorso, che consentirebbe di avere in tempi brevi i risultati degli esami ematici anche salva vita come la troponina”. Per la medicina di prossimità, si auspica “l’attivazione degli ambulatori infermieristici sul territorio e l’implementazione degli infermieri di comunità in tutta la Calabria, secondo una proposta elaborata insieme ad alcuni ordini provinciali degli infermieri, al fine di promuovere una medicina di prossimità e d’iniziativa”.

Salute mentale

Riguardo alla salute mentale, il manifesto propone di “far camminare sul territorio il Dca attinente alla sperimentazione del Budget di salute, pubblicato a gennaio, che rappresenta un passo importante per prevenire l’istituzionalizzazione dei pazienti psichiatrici” e di “implementare il Piano d’azione regionale sulla salute mentale e le linee guida per le attività dei consultori familiari, attese da molto tempo dai movimenti femminili e non solo”.

Aree interne

Sull’integrazione sociosanitaria e il welfare territoriale, Comunità Competente denuncia “la politica estremamente debole sulle aree interne, che dovrebbe armonizzare il ruolo degli ospedali di zona disagiata con gli interventi di welfare previsti dalla rete di servizi alla persona predisposta a livello degli ambiti territoriali sociali, e auspica che la Regione avanzi al Governo una proposta per ampliare il bacino di intervento della Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI)”. In questo contesto, si evidenzia l’importanza di “valorizzare la telemedicina con particolare attenzione al long term care, agli infermieri di comunità, alle aggregazioni funzionali territoriali (AFT), all’emergenza/urgenza e alle piattaforme di elisoccorso”.

Consultori e case della comunità

L’importanza dei consultori familiari come “front office delle famiglie, con una funzione inclusiva e di prevenzione”, viene ribadita con forza, con la proposta di “attivare gradualmente in Calabria i 95 consultori previsti dalla normativa e, da subito, un consultorio h12 in ogni distretto soprattutto laddove sono stati chiusi i punti nascita”. Per far fronte alla carenza di personale negli ospedali, si valuta “la fattibilità di attivare équipe mediche mobili”. Le case della comunità devono diventare “luoghi dell’integrazione sociosanitaria, creando un forte rapporto con i medici di medicina generale, con la presenza delle AFT h12, degli ambulatori infermieristici, degli specialisti ambulatoriali interni, dei consultori familiari e dei centri di salute mentale”, valorizzando “il ruolo degli enti locali, del volontariato e del terzo settore”. Gli ospedali di comunità, infine, devono essere “luoghi di accompagnamento della persona fragile che si rapporta con la rete sociosanitaria e con le attività ambulatoriali infermieristiche”.

Ruolo della Prociv

Tra le richieste istituzionali, Comunità Competente sostiene la proposta di Occhiuto “perché la Protezione Civile torni a occuparsi della costruzione dei nuovi ospedali finanziati oltre 17 anni orsono, ricordando che troppo frettolosamente ed erroneamente venne messo da parte il Dpcm n°3635 del 21/12/2007, che dettava disposizioni urgenti di Protezione Civile dirette a fronteggiare l’emergenza socio-economica in Calabria. Non è mai troppo tardi recuperare gli errori del passato”.

Lea

Si auspica inoltre “l’istituzione delle Aziende sanitarie ospedaliere di Cosenza e Reggio Calabria che dovrebbero gestire tutti gli ospedali e delle Aziende sanitarie territoriali di Cosenza e Reggio Calabria, responsabili della sanità territoriale”. La Regione viene sollecitata a “verificare importanti Dca approvati o Lea non attuati come, ad esempio, le aggregazioni funzionali territoriali (Aft), le commissioni consultive miste delle aziende sanitarie, gli screening oncologici ancora insufficienti e i centri per le demenze e il deterioramento cognitivo, che assistono oltre 32.000 pazienti”. Non manca una critica alla mancanza di un Osservatorio Epidemiologico Regionale, “che incredibilmente manca in Calabria e che era stato richiesto oltre 5 anni fa anche nel libro ‘Per una riforma della sanità in Calabria’”.

Buone pratiche

Il manifesto invita a “valorizzare e socializzare le buone pratiche presenti nel servizio sanitario regionale perché facciano da traino sulle varie problematiche”. La formazione del personale deve essere rinnovata, puntando su “esperienze da fare fuori regione, fortemente legate ai bisogni di salute della popolazione e tenendo conto anche della telemedicina e della robotica”.

Agricoltura sociale e soccorso

Nel campo dell’agricoltura sociale, si sottolinea “l’importanza di sostenere e sviluppare le attività delle fattorie sociali, che rappresentano luoghi fondamentali di inclusione e integrazione delle persone fragili”. Per garantire un soccorso efficace e rapido, soprattutto nelle aree interne, il manifesto chiede “la costruzione diffusa di elisuperfici attrezzate anche per il volo notturno”. Infine, chiesta “l’attivazione dei servizi di emodinamica presso gli ospedali di Lamezia Terme e di Polistena”.

Democrazia delle cure

Comunità Competente si impegna “a piccoli passi concreti a proseguire l’approfondimento dei contenuti del Manifesto per una democrazia delle cure, a sviluppare nuovi elaborati e ulteriori proposte, confrontandosi con la struttura commissariale e il management aziendale, con le forze sociali, politiche e istituzionali, e soprattutto con le aggregazioni delle persone bisognose di cure e con le categorie professionali dedicate a prendersene cura”.

Come componenti della società organizzata, oltre ai piccoli passi concreti individuati nel manifesto, confidano “che la Calabria istituzionale compia finalmente il passo mancante, cioè allineare e mettere a sistema il comparto della sanità con il sociale, la cultura e il lavoro. La Calabria delle città e dei numerosi piccoli comuni ha diritto alla piena attuazione dell’articolo 32 della Costituzione. Alla pari con il resto del Paese, è cosa buona e giusta partecipare attivamente al potenziamento dei diritti e all’esercizio dei doveri per realizzare una sanità diffusa, adeguata a migliorare la salute e il benessere di tutte le persone, nessuna esclusa. A Comunità Competente interessa partecipare e applicarsi per una democrazia delle cure”.

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