“L’interruzione del programma di screening mammografico, che, rientra nei Lea, è da considerare di una gravità inaudita, e quindi non può essere in alcun modo tollerata, nè giustificata”. Non basta. La condotta dell’Asp potrebbe anche configurare gli estremi del reato di interruzione di pubblico servizio o di pubblica necessità ex art.332 codice penale.
La lettera
La lettera
A sostenerlo sono Daniela Primerano, Francesca Guzzo e Ornella Grillo in qualità di referenti dell’ “Osservatorio civico Città Attiva”. L’ “avvertimento” è inserito in una lettera inviata alla stessa Asp, al suo direttore sanitario Salvatore Braghò, al responsabile organizzativo del “Centro screening oncologici” Antonino Morabito Loprete e, per conoscenza, al primario della struttura complessa di Radiologia, Francesco Loria, per sollecitare la riattivazione dello screening di mammografia. Nel loro documento fanno un’analisi dettagliata della grave situazione esistente nel Vibonese e chiedono che “l’Asp si attivi immediatamente e, comunque, entro e non oltre 15 giorni dal ricevimento della presente”.
Altri possibili destinatari
In assenza di un sollecito riscontro, le tre referenti provvederanno “a segnalare la grave situazione all’Assessorato Regionale, al Garante Regionale della Salute, al Presidente della Regione Calabria, al Ministro degli Interni ed al Ministro della Salute, nonché alla Prefettura, alla Questura ed alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, al fine di individuare eventuali responsabilità nella gestione del servizio, ai sensi dell’art. 331 c.p.”. Non c’è che da aspettare per capire con quale sensibilità gli uffici interessati affronteranno la questione.