Scuola, il Polo Tecnico un modello per il Sud: formazione e lavoro senza confini

L’Istituto guidato da Maria Gramendola punta su campus, innovazione e partenariati per trattenere i giovani sul territorio e creare nuove opportunità

Si presenta come una vera “cittadella dello studente”, l’Istituto d’Istruzione Superiore Itg, Ite e Iti di Vibo Valentia, guidato dalla dirigente Maria Gramendola. Negli ultimi anni il Polo Tecnico, che conta complessivamente 1250 studenti divisi in due settori, sta vivendo un periodo di intensa attività formativa, ricca di importanti riconoscimenti. L’ultimo a fine agosto con un finanziamento di 1 milione di euro (per la realizzazione di Campus formativi e didattici) che lo ha visto classificarsi primo in Calabria e quinto in Italia su 454 scuole partecipanti al bando.

La scuola si muove seguendo una visione basata sul principio del “mettere al servizio della comunità le competenze” di docenti e di conseguenza degli studenti, orientando progetti e didattica verso le esigenze del territorio. Tra i successi più significativi degli ultimi anni ci sono il riconoscimento come Alfiere della Repubblica; il progetto innovativo “Ergo Cogito Possum”; lo sviluppo di un sistema di lettura dei segni per disabili dell’udito; la vittoria al concorso Smart Vibo e infine la realizzazione di un’azienda agraria “I giardini di Persefone”.

La scuola si muove seguendo una visione basata sul principio del “mettere al servizio della comunità le competenze” di docenti e di conseguenza degli studenti, orientando progetti e didattica verso le esigenze del territorio. Tra i successi più significativi degli ultimi anni ci sono il riconoscimento come Alfiere della Repubblica; il progetto innovativo “Ergo Cogito Possum”; lo sviluppo di un sistema di lettura dei segni per disabili dell’udito; la vittoria al concorso Smart Vibo e infine la realizzazione di un’azienda agraria “I giardini di Persefone”.
Non è dunque un caso se è una delle prime scuole d’Italia ad aver avuto l’autorizzazione per la sperimentazione del 4+2, con indirizzo di chimica e materiali con curvatura e sicurezza alimentare.

Nonostante le mille difficoltà affrontate, trovandosi in un territorio le cui più semplici risposte da parte delle varie amministrazioni viaggiano con notevole ritardo, la determinazione e l’attività di questo istituto sono volte a coniugare formazione e impatto sociale. Un impegno il suo suggellato con la recente visita del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che ne ha elogiato “la qualità formativa e il buon uso dei finanziamenti”.

 

Ma quale futuro si prospetta per la scuola? E soprattutto quanto incide sul nostro territorio? Ne abbiamo parlato con la dirigente Maria Gramendola.

La visita del ministro Valditara è stata carica di significato per il suo istituto.

“Si, è il coronamento di un’attività intensa che questa scuola vive da sette anni. I numerosi riconoscimenti sono il frutto di impegno e determinazione ben definiti. La motivazione che ci spinge ad agire è un ‘noi’ sentito, non un plurale maiestatis, perché condividiamo a pieno determinati principi, come quello di mettere al servizio della comunità e del territorio le competenze. Questo taglio riempie di significato la nostra azione educativa e formativa. I progetti e le scelte didattiche sono state orientate tutte da questa finalità. Ci tengo anche a precisare che le autorizzazioni ricevute e i progetti vinti, li abbiamo ottenuti anche grazie agli accordi di rete e partenariato che abbiamo con università, aziende e Confindustria”.

Una scuola che cammina al passo coi tempi, come risponde alle richieste del mercato del lavoro e quanto può incidere sul nostro territorio?

“Il potenziamento della filiera tecnico professionale, su disposizione ministeriale, risponde proprio all’attuale esigenza del mercato del lavoro. Lo scopo è ridurre la distanza tra l’offerta della scuola e la richiesta delle aziende. Io ogni giorno tocco con mano come tutti gli studenti diplomati di questa scuola, e di qualsiasi indirizzo, trovino un’opportunità. Anche quelli che escono con il minimo dei voti, hanno offerte di lavoro con contratti talvolta a tempo indeterminato. L’idea del Campus serve proprio a questo. A consentire agli studenti che aspirano a continuare a studiare nel settore terziario professionalizzante, di rimanere qui. E questo grazie alla collaborazione con gli ITS (Istituti Tecnici Superiori), con i quali sono stati creati degli accordi di partenariato in virtù del 4+2”.

Quindi lo scopo principale è anche quello di impedire ai giovani di fare le valige e partire?

“Esatto. I Campus formativi e didattici rappresentano un tentativo di creare le condizioni perché si rallenti l’emigrazione sia degli studenti sia, a cascata, dei lavoratori, grazie alla collaborazione stipulata con importanti realtà produttive, come per esempio la Baker Hughes e la Metal Sud. Mi spiego meglio: dal percorso quadriennale di chimica, lo studente acquisisce un diploma di perito in chimica e materiali, con curvatura in sicurezza alimentare. Questo perito, durante il percorso, ha già avuto contatti con l’azienda con cui noi siamo in rete. I giovani che vorranno continuare a studiare, qui potranno avere la possibilità di frequentare gli ITS con laboratori attrezzati e conseguire un diploma di Tecnico Superiore in sicurezza alimentare. E, badi bene, lo studente è già inserito nel mondo del lavoro”.

Questo sarebbe il +2, una sorta di diploma quasi universitario?

“Si, tra l’altro, con l’avvio della sperimentazione lo scorso anno, tra le università della Calabria e gli ITS c’è una convenzione. Per cui i crediti acquisiti vicendevolmente verranno riconosciuti. Questa realtà può diventare quel quid pluris nel nostro territorio per l’opportunità che dà agli studenti di Vibo e del circondario di poter scegliere di restare a studiare qui”.

Un’ultima domanda: la scuola ha subito una grande evoluzione, come vengono preparati i giovani ad affrontare le insidie del futuro?

“La scuola è cambiata, perché è cambiata la società. Non è banale. Se ripenso ai miei primi anni di insegnamento, la situazione oggi è completamente diversa, ma non necessariamente migliore. Quello che vorrei che passasse e che cerco di far comprendere ai docenti, è che noi abbiamo una potente arma nelle mani: la possibilità di guidare le giovani generazioni. Se insegniamo loro ad essere critici, a gestire la tecnologia in modo utile e non dannoso, a indirizzarli verso un ruolo affinché loro si propongano come attori consapevoli all’interno della società, sono convinta che possiamo fare la differenza. Credo che per una buona percentuale di studenti questa scuola abbia fatto la differenza, e non solo per loro, anche per il territorio”.

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