Serra, il Pronto soccorso salva un’altra vita ma l’ospedale è allo stremo: così ci abbandonano

Dopo l’infarto che ha colpito il tatuatore Andrea Costa, salvato dai sanitari, Rocco La Rizza, del Comitato "San Bruno", lancia l’ennesimo allarme: il presidio rischia di scomparire. La politica intervenga

Un Pronto soccorso efficiente, capace di salvare vite anche in condizioni estreme. Un presidio ospedaliero, però, che cade a pezzi. È questo il paradosso che vive l’ospedale “San Bruno” di Serra San Bruno, ancora una volta balzato agli onori della cronaca per l’ennesimo intervento salvavita, nonostante una situazione di cronica carenza di personale, servizi e investimenti.

L’ultimo caso è quello di Andrea Costa, tatuatore di fama nazionale, colpito da un infarto durante una vacanza nel Vibonese e salvato grazie alla prontezza e alla professionalità degli operatori sanitari (leggi qui). Ma dietro l’efficacia dell’intervento si cela una realtà di abbandono e disattenzione, denunciata da Rocco La Rizza, presidente del Comitato ‘San Bruno’, che da anni si batte per la difesa del presidio ospedaliero. Interpellato da ‘Noi di Calabria’, La Rizza ha ricostruito in dettaglio le condizioni in cui versa l’ospedale e ha rilanciato l’appello affinché la politica esca dal silenzio e torni ad ascoltare i bisogni reali dei territori.

L’ultimo caso è quello di Andrea Costa, tatuatore di fama nazionale, colpito da un infarto durante una vacanza nel Vibonese e salvato grazie alla prontezza e alla professionalità degli operatori sanitari (leggi qui). Ma dietro l’efficacia dell’intervento si cela una realtà di abbandono e disattenzione, denunciata da Rocco La Rizza, presidente del Comitato ‘San Bruno’, che da anni si batte per la difesa del presidio ospedaliero. Interpellato da ‘Noi di Calabria’, La Rizza ha ricostruito in dettaglio le condizioni in cui versa l’ospedale e ha rilanciato l’appello affinché la politica esca dal silenzio e torni ad ascoltare i bisogni reali dei territori.

Le risposte dei sanitari

“Fortunatamente – ha detto l’attivista – per l’ennesima volta il personale del Pronto soccorso del ‘San Bruno’ salva un’altra vita umana. Questi operatori, che quotidianamente lavorano tra tante difficoltà e disagi, sono pronti a dare buone risposte quando vengono chiamati in causa. E ciò nonostante, da anni, questo presidio sia stato abbandonato e, a causa dei forti tagli e delle scelte scellerate – prive di ogni logica – operate dalla Regione e dalla politica che si è alternata al governo, si sia cercato di limitare sempre di più i servizi e le prestazioni. Gli operatori rimasti cercano di dare risposte alle istanze dei cittadini di tutto il territorio montano e anche a quelle dei molti turisti che, per la maggior parte dell’anno, sono presenti nei nostri paesi”.

Problemi infiniti

Le criticità che La Rizza elenca sono molte: dalla mancata sostituzione del personale andato in pensione, all’ambulatorio di cardiologia chiuso da mesi per mancanza di medici, fino alla gestione della chirurgia con un solo specialista. “La scelta di non sostituire il personale che man mano è andato in pensione, la decisione di realizzare la Casa della Comunità al secondo piano del presidio, hanno aumentato in noi la convinzione che il progetto di trasformarlo in OT (ospedale territoriale) non sia stato ancora cestinato”. In dialisi mancano i medici titolari; in medicina interna scarseggiano medici, infermieri e oss. Il Pronto soccorso, pur tra mille difficoltà, continua a essere operativo, ma la radiologia è sottodimensionata: “Servono almeno due medici radiologi – ricorda La Rizza – per rispondere ai tanti accessi al Ps e alle numerose richieste delle utenze esterne”.

Molte promesse sono rimaste lettera morta: “La ristrutturazione del Pronto soccorso doveva prevedere una camera calda e quattro posti OBI. Ancora sulla carta è il reparto di riabilitazione motoria”.

Trasferimento dei pazienti

A peggiorare la situazione, il continuo trasferimento di pazienti verso altri ospedali per semplici consulenze, con conseguente assenza delle ambulanze dal presidio per ore: “Sarebbe opportuno – incalza La Rizza – avere nella pianta organica due cardiologi e due chirurghi, per evitare il trasferimento continuo di pazienti da Serra a Vibo per una consulenza che, il più delle volte, è negativa e il paziente torna a Serra. Però l’ambulanza rimane fuori per 3-4 ore, lasciando il presidio scoperto”.

Lo spopolamento

Infine, l’attivista denuncia il legame diretto tra l’indebolimento dell’ospedale e lo spopolamento del territorio: “Il ‘San Bruno’ va potenziato perché è fondamentale per la vita dell’intero territorio montano. Da quando si sono ridotti i servizi si è ridotta anche la popolazione, aumentando lo spopolamento e limitando anche il turismo. Tanti emigrati non tornano una volta pensionati proprio per la mancanza di questi servizi”. La battaglia del Comitato ‘San Bruno’ non si fermerà: “Noi ci batteremo per avere quello che manca – promette La Rizza – e per avere un servizio sanitario degno di un paese civile, perché la vita di un cittadino delle aree interne ha lo stesso valore di quella delle grandi città”.

© Riproduzione riservata

Ti potrebbe interessare...

A Brindisi il primo incontro tra i partner del programma Interreg Grecia–Italia. Il Parco punta sulla tutela della Bombina pachypus e sulla sensibilizzazione delle comunità locali
Nel penultimo giorno della rassegna dedicata all’editoria calabrese, successo travolgente per l’evento della casa editrice vibonese. Oggi il gran finale
L’associazione denuncia la distruzione della pavimentazione storica di oltre tre secoli: cancellato un bene culturale tra l’indifferenza delle istituzioni

Testata giornalistica registrata al Tribunale di Vibo Valentia n.1 del Registro Stampa del 7/02/2019. Direttore Responsabile: Nicola Lopreiato
Noi di Calabria S.r.L. | P.Iva 03674010792