Mare pulito, il turismo comincia da qui….uno slogan chiaro e forte, ma anche un impegno concreto che ci deve coinvolgere tutti. Ne abbiamo parlato ieri sera in Spazio Pubblico, il talk di approfondimento di Noi di Calabria organizzato e diretto da Nicola Lopreiato.
Il dibattito
Con il Subcommissario per il coordinamento e la realizzazione degli interventi utili a garantire l’adeguamento alle sentenze di condanna della Corte di Giustizia Europea in materia di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue Antonino Daffinà, l’ingegnere Giulio Palma, Rup per i procedimenti relativi e la moderazione del giornalista Nicola Lopreiato, è stato un confronto franco e utile a chiarire gli aspetti che interessano l’argomento che coinvolge le categorie attente al problema della depurazione. Vuoi per lo studio dei professionisti del ramo, gli ingegneri come i professori dell’Unical che già anni fa avevano illustrato nel workshop da me organizzato, nel modo che più chiaro non sarebbe stato possibile, le tecnologie più avanzate per la depurazione di acque reflue urbane e il loro possibile riuso in un sistema consortile intercomunale da cui solamente può conseguire la risposta più efficace, vuoi per l’aspetto ambientalistico che interessa tutti e non deve mortificare le tantissime attività turistiche che costituiscono il futuro della nostra regione, la problematica è di grande attualità e pretende grande attenzione.
Il lavori dei commissari
E’ chiaro che l’attività di risoluzione delle situazioni legate alle procedure di infrazione stabilite dalla Corte Europea per i comuni morosi per non aver adempiuto alle prescrizioni che coinvolgono tutti i paesi d’Europa, sono la preoccupazione primaria del subcommissario all’emergenza, nella volontà di risparmiare il prima e il più possibile, posto che si tratta di 30 milioni di euro che l’Italia deve versare a semestre, di cui il 73% si trova nel meridione e per lo più in Calabria appunto e Sicilia. Dunque è un lavoro essenziale quello della gestione commissariale, impegnativo, che deve recuperare i gravi ritardi accumulati nel passato e che, come evidenziato nel dibattitto, vista la loro entità, richiede tempi purtroppo non brevissimi, ma è già avviato sui giusti binari.
La strada di Arrical
Tuttavia, non tralasciamo di recitare il mea culpa, a cui siamo ormai abituati, per l’incuria e la mancanza di progettualità che hanno condotto la Regione nello stato attuale, avendo trascurato negli anni e in tanti comuni totalmente la possibilità di accesso ai finanziamenti previsti per una risoluzione a una depurazione che fosse perlomeno vicina agli standard nazionali. L’Arrical, creata dal Presidente Occhiuto molto sensibile al problema, costituisce un importante passo avanti, il primo verso la risalita, ma il prossimo, come ho detto in trasmissione, deve condurre a una gestione razionale e quindi d’insieme, della depurazione in Calabria.
Bisogna che la funzione di controllo degli impianti di depurazione porti a un sistema integrato, come da poco realizzato, ma non a livello comunale, perché quelli del mare non sono confini segregati. Piuttosto un’unica rete di grandi depuratori consortili proporzionati all’utenza ed economicamente sostenibile, la cui pianificazione e gestione deve necessariamente essere accentrata a livello regionale.
Non possiamo collettare i fossi
Il problema lo sentiamo sulla pelle, ma quello che non tolleriamo più è di venir presi in giro. Non tolleriamo più che si parli di fossi da cui spuntano liquami maleodoranti come causa del mare sporco, perché i fossi fanno il mestiere che è dei fossi e l’uomo deve smetterla di fare il furbo utilizzandoli come fogna di casa propria. E gli enti devono smetterla di chiederne il collettamento come fossero tubazioni di scarico fognario, perché infantile e irrazionale dal punto di vista tecnico. Inoltre, certa stampa che pare arruolata all’autocommiserazione, retaggio culturale del calabrese doc, la smetta di svilire il lavoro dei virtuosi conterranei che hanno saputo conquistare un “posto al sole” piantando la bandiera blu che ha gratificato il loro lavoro: non fa bene a chi vi si è dedicato, ma nemmeno a chi ne giova, come l’intera categoria dell’industria del turismo. Spero che dell’argomento si continui a parlare ancora e di più, ci aiuta a crescere e soprattutto ad apprezzare coi fatti quello che la natura ci ha donato.