Il rischio è concreto. In un territorio dove i livelli di precarietà nel lavoro sono piuttosto alti, la cosiddetta “guerra tra poveri”, purtroppo, è sempre dietro l’angolo. Ed è quello che potrebbe succedere anche all’Asp di Vibo Valentia dove con una delibera pubblicata solo qualche giorno fa, esattamente il 6 settembre 2024, il commissario straordinario, Antonio Battistini, ha recepito e approvato i verbali della commissione esaminatrice stilati il 13 agosto 2024 e il 2 settembre 2024, mettendo in cassaforte sei assunzioni per coadiutori amministrativi dell’area del personale di supporto.
Assunzione in cassaforte
Assunzione in cassaforte
L’assunzione, secondo quanto si apprende dalla delibera, che porta il n. 1599, presumibilmente avverrà a decorrere dall’1 gennaio 2025 mediante stipulazione di contratto individuale di lavoro a tempo pieno ed indeterminato, ai sensi del vigente contratto collettivo nazionale – comparto sanità. Insomma quanto basta per fare scattare l’allarme negli ambienti del precariato, in questo caso dei tirocinanti, che svolgono attività lavorativa alcuni da circa dieci anni, altri da sette, altri ancora da quattro.
Le persone fortunate che sono state selezionate da una graduatoria dell’ufficio di collocamento, ma che da tempo sono impegnati negli uffici amministrativi dell’Asp, che appartengono alla cosiddetta categoria ex art. 16, sono state sottoposte ad una selezione e quindi a delle prove vagliate da una apposita commissione.
Dubbi e trasparenza
I dubbi nascono quanto si entra nel campo “della trasparenza degli atti – come sottolineano gli altri dipendenti Asp anche loro nella graduatoria ex art. 16-. Noi non sapevamo nulla. E poi è molto strano aver proceduto così velocemente alla stabilizzazione di queste persone quando tutti sappiamo che il fabbisogno attualmente in questo settore è uguale a zero”. Insomma secondo quanto sostengono i dipendenti ex art. 16 “quanto è stato fatto è solo una forzatura per sistemare personale (dove non c’era alcun bisogno) attraverso il metodo della clientela. Forse perché il Commissario ha voluto affrettarsi prima dell’arrivo dei commissari che dovrà inviare il Ministero dell’Interno? Questo non possiamo saperlo – dicono alcuni di loro – ma quanto accaduto per quanto ci riguarda non è certo un atto trasparente. A noi invece ci viene richiesto di lavorare, e basta. Siamo in tutti gli uffici, operiamo come se fossimo dipendenti a tutti gli effetti in tutti i settori. Effettuiamo ordini, liquidazioni, gestiamo protocolli e qualcuno tiene anche rapporti con il pubblico. Il nostro impegno attualmente è di 20 ore settimanali. Un lavoro che facciamo non da oggi ma anche in tutta la fase del Covid, siamo stati sempre pronti a fare il nostro dovere. Oggi, invece, ci ripagano così: facendo figli e figliastri. Noi ci siamo stancati di essere prese in giro”.
La questione sarà sicuramente oggetto di un confronto tra rappresentanti sindacali e commissario in programma domani mattina nella sala riunioni dell’ospedale Jazzolino.