U zziu Peppi i Lisa, un secolo tra campagna e fede: la vita di Giuseppe Lopreiato, cuore della Confraternita

Il vecchio priore di Sant’Onofrio compie cent’anni il prossimo 21 ottobre: l’uomo che ha custodito tradizioni, fede e solidarietà anche nei momenti più difficili

Sotto il sole cocente delle estati calabresi e il freddo pungente degli inverni, Giuseppe Lopreiato – per tutti u zziu Peppi i Lisa – ha costruito la sua vita. Contadino per destino e vocazione, rappresenta una figura che sembra venire da un’altra epoca: quella in cui la fede, la terra e la comunità non erano mondi separati ma parti di un’unica esistenza.

Anima e memoria storica

Anima e memoria storica

Fra poche settimane “u zziu Peppi i Lisa” compirà un secolo di vita, cent’anni pieni di gesti semplici e radicati, tra la campagna e la Confraternita del Santissimo Rosario di Sant’Onofrio, di cui è stato anima e memoria storica. In questi giorni, come ogni anno, lo si vede raccogliere le offerte dei fedeli per la festa della Santa Croce, la ricorrenza da sempre in programma nell’ultima settimana di settembre voluta dai contadini come ringraziamento al Signore dopo la ricca raccolta. Oggi la Confraternita è guidata da Caterina Malfarà; con il suo impegno instancabile e la sua sensibilità – prima donna a guidare la Confraternita del Santissimo Rosario – sta scrivendo una pagina nuova e importante della storia religiosa e comunitaria di Sant’Onofrio, portando avanti con dedizione e rispetto un’eredità secolare. Per il vecchio Priore è già in cantiere una grande festa in programma il 21 ottobre, giorno del suo centenario.

Il regista dell’Incanto

Seguendo le orme del padre Domenico e del suocero Nicola Lopreiato, che custodiva gelosamente la cassa della Confraternita, “u zziu Peppi i Lisa” ha imparato il valore della responsabilità e della continuità. Per decenni la Confraternita e il paese hanno scandito il ritmo della sua vita. Tra i momenti più intensi dei riti della Settimana Santa c’era l’“Incanto”, il rito secolare con cui si stabilivano le offerte e i portantini delle statue. “U zziu Peppi” lo regolava come un maestro d’orchestra: i tempi delle offerte scorrevano finché non si consumava la fiammella di un cerino. Un’immagine che ancora oggi racconta la precisione, la sacralità e la sobrietà con cui ha custodito le tradizioni del paese.

Le feste non erano soltanto eventi religiosi ma tappe di un percorso comunitario: la Santa Croce, l’Affruntata – l’incontro tra il Cristo risorto e la Madonna addolorata – e i tanti eventi che regolano la vita spirituale di Sant’Onofrio.

Una fede incrollabile 

Nei momenti bui, quando Sant’Onofrio ha conosciuto episodi di violenza e criminalità, “u zziu Peppi” non ha mai perso la sua fede. Ha sofferto in silenzio come i contadini che vedono andare perso il loro raccolto, senza clamore e senza rabbia, continuando a credere che la comunità e la devozione potessero essere un argine.

La “cucineja di San Giuseppe”

La solidarietà di “u zziu Peppi i Lisa” non si fermava alle mura della chiesa. Nel giorno di San Giuseppe, la sua casa si trasformava in un luogo di accoglienza per anziani e bambini. Preparava la “cucineja di San Giuseppe” – ceci fumanti per tutti – un vero e proprio pranzo dei poveri, come nelle migliori tradizioni contadine, per ricordare che la fede si misura anche nel pane condiviso.

L’aneddoto del vitello

Gianni Ferito, per tantissimi anni membro della Confraternita, racconta così il suo maestro: “Sono entrato nella Confraternita da ragazzo, ho imparato tanto da lui, sia dal lato umano che nelle manifestazioni religiose”.

“U zziu Peppi” è stato protagonista di episodi entrati nella memoria collettiva. Come quando, dovendo raccogliere fondi per preparare il concerto di Roberto Vecchioni, nella piazza del paese, in occasione della festa della Santa Croce, inventò una riffa di un vitello. A pochi giorni dall’evento i biglietti invenduti erano tanti. “U zziu Peppi i Lisa”, senza scoraggiarsi, mise due “zagareje” sulla testa del vitello, lo caricò su una moto Ape e lo fece sfilare per il paese. Risultato: biglietti tutti venduti e festa pagata. Oppure quando incoraggiava il comitato a partire con un progetto anche senza fondi certi, ripetendo il suo motto: “U tiramu u carru o chianu” (ce la faremo, passo dopo passo, con l’aiuto della Madonna).

Il cuore di Sant’Onofrio

Per “u zziu Peppi i Lisa” la piazza era il mondo e la Confraternita la sua casa. In quasi un secolo di vita ha visto cambiare parroci, generazioni, usi e costumi. Ma è rimasto fedele a ciò che per lui conta: la comunità, la fede, il lavoro. Ancora oggi, quasi centenario, si reca nella sede del comitato per la festa della Santa Croce, aspetta fiducioso le buste con le offerte e incoraggia tutti a portare avanti le tradizioni.

La sua vita è il racconto di un paese, di una Calabria che resiste e che si riconosce nei suoi riti. U zziu Peppi è molto più di un ex priore: è l’anima discreta di una comunità che sa ancora “tirare il carro” insieme.

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