Vertenza don Mottola, riprende quota la protesta dei dipendenti

Dallo scorso novembre senza stipendio, senza tredicesima e senza futuro. Lunedi mattina torneranno davanti ai cancelli dell'Asp e non saranno soli

L’Asp non dà segni di vita e per i cinquanta dipendenti del Medical Center don Mottola di Drapia non c’è altra strada da prendere se non quella che, da lunedì prossimo, li porterà nuovamente a protestare ad oltranza davanti ai cancelli dell’Asp. Una strada che ormai conoscono bene per averla percorsa in lungo e in largo nel periodo prenatalizio senza riuscire, però, a cavare un ragno dal buco. In quell’occasione, la protesta s’era interrotta dopo l’impegno assunto dalla terna commissariale a riprendere il confronto subito dopo le feste.

In campo pure i familiari

In campo pure i familiari

In realtà, ad oggi, l’Asp, sulla delicata vertenza, ha mantenuto e mantiene un silenzio assordante che sta indispettendo e preoccupando i lavoratori dallo scorso novembre senza stipendio, senza tredicesima e senza futuro. A seguire con grande attenzione l’evolversi della situazione ci sono, comunque, anche i familiari delle persone ricoverate nella struttura sanitaria drapiese che, in caso di chiusura del don Mottola, non saprebbero davvero come garantire l’assistenza ai loro cari. Difesa del posto di lavoro, da una parte, quindi, e necessità di ottenere il rispetto del diritto alla salute, dall’altra. Sottolineando il fatto, che, in assenza della contrattualizzazione del don Mottola da parte dell’Asp, i familiari dei ricoverati in quella struttura sono costretti a pagare di tasca propria le cure a cui avrebbero diritto di accedere, invece, gratuitamente.

L’indifferenza

Decisamente una brutta storia che all’ostinata indifferenza dell’Asp assomma l’iniziale sottovalutazione da parte della politica, che, comunque, sta cercando di guadagnare progressivamente terreno; da parte delle organizzazioni sindacali che, a parte la Cisl subito schieratasi a fianco dei lavoratori, non hanno fatto registrare altre sensibilità; da parte della Prefettura che soltanto da poche ore ha preso posizione convocando, per il prossimo 29 gennaio, un incontro con la terna commissariale dell’Asp per discutere le problematiche sanitarie esistenti sul territorio provinciale.

Conferenza dei sindaci

La vertenza del don Mottola, la pressante preoccupazione per le sorti dello Jazzolino e i molteplici disagi della medicina territoriale non scaldano neppure il cuore della Conferenza dei sindaci che, dopo aver eletto i quattro componenti del Comitato esecutivo, tarda a riunirsi perché, evidentemente, i giochi per la nomina del presidente non sono ancora definiti. Beghe queste che, orchestrate da regie occulte, ma non troppo, hanno priorità assoluta rispetto alla gravità dei problemi del Vibonese. E pensare che 45 sindaci avevano aderito nei giorni scorsi all’appello del sindaco di Drapia, Alessandro Porcelli, a favore del don Mottola. Non c’è rispetto neppure per le posizioni già assunte! Probabilmente, è proprio questo modo di intendere la politica che fa tanto male e ammazza questa terra.

L’appello

Naturalmente, a far pressione per la definizione della vertenza del don Mottola, c’è anche l’amministratore unico della struttura, il cardiologo Soccorso Capomolla. Questi ha, infatti, inviato un’articolata lettera a tutti i sindaci del Vibonese, alle associazioni e ai comitati che portano avanti battaglie per la sanità e alle forze sindacali, nonché, per conoscenza, al prefetto di Vibo, Anna Aurora Colosimo, per esortarli a dare sostegno all’azione politica in corso schierandosi a difesa della comunità e del diritto alla salute. Nel suo capillare documento, Soccorso Capomolla ricostruisce tutti i termini della vertenza del don Mottola, mette a nudo la situazione della sanità nel Vibonese fornendo dati allarmanti dell’esistente e, soprattutto, fornisce le prove delle pesanti penalizzazioni subìte nel corso degli ultimi anni dal settore sanitario anche per colpa di una gestione dell’Asp alquanto precaria.

Spartiti e musicisti

Tra l’altro, da almeno trent’anni, metodi, strategie, spartiti e musicisti sono più o meno sempre gli stessi. La musica che ne è venuta fuori ha regalato all’Asp quella maglia nera nel panorama sanitario italiano che, in assenza di decise inversioni di tendenza, dovrà indossare per chissà quanto tempo ancora. Per tanto sfascio, le colpe appartengono un po’ a tutti. Anche ai cittadini, che privati ormai dei loro più elementari diritti, non riescono più a trovare un punto di sintesi per fare fronte comune a salvaguardia dei loro stessi interessi. Una sonora svegliata collettiva, comunque, non farebbe male. Perchè, infatti, la situazione attuale è drammatica, ma, con l’autonomia differenziata alle porte, il peggio potrebbe essere dietro l’angolo.

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