La scure del governo s’abbatte sui fondi destinati alla manutenzione delle strade provinciali e le unanimi reazioni dei presidenti, riunitisi nei giorni scorsi in assemblea a Roma, sono inevitabili. L’obiettivo sarebbe quello di far recedere l’esecutivo nazionale da una scelta tanto inattesa quanto dura da accettare.
A rischio i lavori in corso
Stando alle tabelle che stanno viaggiando in tutta la penisola a cura dell’Unione delle Province d’Italia, il taglio si aggirerebbe attorno al 70% per gli stanziamenti previsti sul suolo nazionale sino al 2026 (385 mln), del 50% per quelli sino al 2029 (660 mln) e del 40% dal 2030 al 2036 (1,1 mld). A farne le spese saranno gli investimenti per la sicurezza, ma anche tutti i lavori in corso che rischiano di non arrivare a conclusione. Alle Province, in totale, saranno sottratti 2,145 miliardi, gran parte dei quali (1,7 mld) destinati a migliorare la viabilità sui circa 120mila chilometri di strade che attraversano l’Italia . Lo ‘scippo’ di risorse già assegnate operato dal ministero delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini, sarebbe la diretta conseguenza di quanto previsto dalla legge di Bilancio e dal Milleproroghe.
Tagli uguali nelle province
Naturalmente, le sforbiciate governative interessano anche il Vibonese. Rispetto, infatti, alle somme assegnate per gli anni 2025/26 (2.698.486 mln), la Provincia riceverà 809.546 euro, cioè il 70% in meno. Per i fondi assegnati sino al 2028 (6.746.215 mln) il taglio sarà pari a 3.238.183 mln ossia il 48% in meno. Le percentuali dei tagli risultano, magra consolazione, uguali per tutte le province. C’è davvero da stare poco allegri. Il rischio più concreto, se il governo non farà marcia indietro, è quello di dover assistere al blocco dei cantieri.
Programma della Provincia ridimensionato
e, comunque, alla rinuncia degli investimenti che il presidente Corrado L’Andolina aveva in programma di fare e che già aveva annunciato durante il suo tour sul territorio vibonese. Ora, agli uffici competenti non resta altro che riesaminare e ridimensionare tutti i progetti. Il tutto con pesanti ricadute sulla viabilità e sullo sviluppo di un territorio condannato ancora una volta a pagare un prezzo alto per le scelte fatte sui tavoli romani che contano. Sarebbe importante almeno sapere gli oltre due miliardi scippati alla rete viaria italiana, da Nord a Sud, a quale impiego saranno destinati.