Vibo, stop alle ambulanze con soccorritori: servizio d’emergenza sempre più fragile

La dottoressa Alessia Piperno avverte: da domani quattro ambulanze in meno. Il 118 perde pezzi, i medici sono sempre meno, e la sanità territoriale rischia il collasso

È una giornata definita “triste” per il servizio di emergenza-urgenza territoriale della provincia di Vibo Valentia. Con oggi, infatti, si conclude il rapporto di collaborazione con le ambulanze dotate di soccorritori, fortemente volute dal prefetto Francesco Paolo Piscitelli e attive per circa due mesi a supporto del Suem 118. Un contributo prezioso, sottolinea il Sindacato Medici Italiani (SMI) in una nota firmata dalla delegata provinciale per l’Asp di Vibo Valentia, dottoressa Alessia Piperno, che in questi mesi ha “accompagnato, spalleggiato e aiutato” non solo il personale sanitario ma l’intera cittadinanza.

Solo pochi anni fa, ricorda il sindacato, la provincia poteva contare su un servizio 118 efficiente, con ambulanze sempre medicalizzate (ben cinque su tutto il territorio), tempi di soccorso rapidi e interventi ben coordinati dalla centrale operativa. L’elisoccorso era raro, quasi un’eccezione. Le ambulanze con soccorritori erano utilizzate solo nel periodo estivo, in supporto alle postazioni esistenti, per far fronte all’incremento del flusso turistico.

Solo pochi anni fa, ricorda il sindacato, la provincia poteva contare su un servizio 118 efficiente, con ambulanze sempre medicalizzate (ben cinque su tutto il territorio), tempi di soccorso rapidi e interventi ben coordinati dalla centrale operativa. L’elisoccorso era raro, quasi un’eccezione. Le ambulanze con soccorritori erano utilizzate solo nel periodo estivo, in supporto alle postazioni esistenti, per far fronte all’incremento del flusso turistico.

Il declino

Ma da quando hanno istituito Azienda Zero, struttura regionale che avrebbe dovuto razionalizzare e potenziare i servizi sanitari, la situazione è precipitata. Oggi si verificano casi in cui le ambulanze devono percorrere anche oltre un’ora per raggiungere l’obiettivo, anche in caso di emergenze in codice rosso. È citato un esempio emblematico: un intervento da Tropea a Spadola, che può richiedere 1 ora e 40 minuti solo per arrivare sul posto, lasciando nel frattempo vaste aree del territorio completamente scoperte. Ancora più allarmante è la situazione del personale medico: secondo quanto riportato nella nota, dall’anno prossimo rimarranno soltanto due medici per coprire i turni delle due ambulanze di Vibo Valentia città. A peggiorare il quadro, l’annuncio che anche l’elisoccorso sarà disponibile solo su prenotazione.

Le ambulanze Victor non bastano

Azienda Zero ha motivato l’interruzione del servizio con l’imminente attivazione delle ambulanze “Victor”, mezzi messi a disposizione dalla Regione Calabria. Tuttavia, il sindacato sottolinea che le ditte aggiudicatarie delle postazioni di Vibo Valentia e Catanzaro sono ancora in attesa di convocazione ufficiale, e che tra “chiamata” e firma del contratto potrebbero passare diversi mesi. Un tempo che rischia di costare caro in termini di vite umane, “basta un’ora senza ambulanza per determinare il decesso di un cittadino”, si legge nel comunicato.

E Vibo?

La situazione di Vibo Valentia viene confrontata con quella della provincia di Cosenza, dove — sottolinea il SMI — la chiamata è già arrivata e il nuovo servizio partirà a gennaio 2026. Nel frattempo, a Cosenza le ambulanze con volontari hanno ottenuto una proroga per continuare a garantire supporto. Perché non accade lo stesso a Vibo Valentia e a Catanzaro? Il sindacato si appella al ruolo regionale di Azienda Zero, ricordando che in una regione ogni provincia “dovrebbe essere attenzionata allo stesso modo, come si fa con ogni figlio”.

La richiesta è chiara: prorogare immediatamente il servizio delle ambulanze con soccorritori anche a Vibo Valentia e Catanzaro, così come è stato fatto per Cosenza. Secondo il Sindacato Medici Italiani, è urgente rivalutare la situazione territoriale e garantire un’assistenza sanitaria territoriale efficace ed equa, senza differenze tra le province. Il comunicato si chiude con un messaggio che non lascia spazio a troppe interpretazioni: “Siamo tutti figli della stessa regione”.

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