Vibo sull’orlo del collasso sanitario, il Sindacato Medici Italiani suona l’allarme

Riduzione dei posti letto, reparti chiusi, carenza di anestesisti e ambulanze ferme: Alessia Piperno, dello Smi, denuncia la grave emergenza nell’Asp di Vibo Valentia e chiede interventi immediati

Le condizioni della sanità nella provincia di Vibo diventano sempre più critiche. A denunciarlo è Alessia Piperno, delegata provinciale di Vibo Valentia del Sindacato Medici Italiani (SMI).

Le condizioni della sanità nella provincia di Vibo diventano sempre più critiche. A denunciarlo è Alessia Piperno, delegata provinciale di Vibo Valentia del Sindacato Medici Italiani (SMI).

A giudizio della dottoressa Piperno, “mentre le riunioni si susseguono, la medicina interna dell’ospedale di Tropea ha comunicato all’Asp di Vibo Valentia la riduzione dei posti letto da dodici a otto, a causa della carenza di personale infermieristico. Allo stesso tempo, il reparto di urologia, ormai ridotto a semplice ambulatorio mattutino, mantiene invece l’organico infermieristico al completo. Sempre sul fronte del personale, una decina di infermieri assunti nel periodo estivo con contratto a termine, conclusi i due mesi, sono stati mandati a casa”.

Proctologia e anestesisti

“Il servizio di proctologia – sottolinea Piperno – si avvia a festeggiare il primo anno senza attività chirurgica, sempre che il chirurgo-proctologo in servizio non si dimetta prima. A questo si aggiunge la questione degli anestesisti: a giugno scorso era stata diffusa la notizia di circa dieci anestesisti che avevano risposto al bando per lavorare nella provincia di Vibo Valentia, un evento definito ‘miracoloso’, ma che di fatto non ha avuto seguito, poiché nessuno di loro è mai stato avviato al lavoro. Nel presidio ospedaliero di Tropea, nel frattempo, resta un solo anestesista a coprire tutte le attività ordinarie e le reperibilità, h24, dal mese di marzo”.

Emergenza-urgenza

Sul fronte dell’emergenza-urgenza, “a settembre – afferma Piperno – era stato annunciato che le ambulanze gestite dai volontari non sarebbero state prorogate perché sarebbero entrate in funzione le ambulanze Victor, con personale laico altamente formato dalla Regione Calabria. Siamo ormai a dicembre e tale attivazione non è ancora avvenuta. Nel corso del 2024 era stato possibile medicalizzare circa il 90% dei turni del 118 grazie al supporto dei medici cubani. A gennaio 2025 è stata formalmente richiesta la possibilità di riaverli in servizio, ma anche in questo caso, a dicembre, si è ancora in attesa di risposte. Il reclutamento di personale medico cubano prosegue, ma i medici italiani, se vogliono lavorare, possono farlo a Catanzaro, non a Vibo Valentia”.

Le spese

Secondo il sindacato, l’”Azienda sanitaria limita la produzione ma non le spese, continua a promettere senza però mettere in campo atti concreti. Non ci sono medici sulle ambulanze, ma si sarebbero potuti avere. Non ci sono ambulanze aggiuntive, ma anche queste avrebbero potuto essere attivate. Ai medici dirigenti del 118 non è stata concessa l’autorizzazione a effettuare prestazioni aggiuntive, cioè turni straordinari, che avrebbero garantito un numero maggiore di ambulanze medicalizzate”.

Assenza di servizi fondamentali

A giudizio di Piperno, “mancano inoltre servizi fondamentali come l’urologia e la proctologia, che avrebbero potuto essere garantiti con la presenza di un anestesista per due mezze giornate a settimana e con il supporto di tre o quattro medici cubani per completare i turni”. Da qui le domande poste dal sindacato: “Quali sono i motivi per cui nulla di tutto questo è stato fatto? Esistono valide ragioni, al momento sconosciute, che giustifichino tali scelte?”.

Le domande

Il Sindacato Medici Italiani chiede risposte a interrogativi definiti “logici” e sottolinea come avrebbe preferito “porli in presenza”. Tuttavia, i sindacati medici della provincia “attendono ancora di conoscere la nuova data dell’incontro saltato, per esigenze della triade commissariale, lo scorso 15 ottobre”.

Da questa situazione, secondo Piperno, “nascono tre domande centrali. La prima riguarda l’opportunità, in un momento così delicato, di instaurare un rapporto collaborativo costante tra azienda e sindacati. La seconda concerne il bilancio di Azienda Zero: non si sa se esista e, in caso contrario, come e da chi verranno retribuiti i dipendenti nel passaggio di competenze. La terza chiama in causa direttamente la responsabilità professionale dei medici: se un paziente muore o subisce un danno per qualcosa che si sarebbe potuto fare e non è stato fatto, le conseguenze ricadono sui sanitari”.

Viene portato un esempio concreto: “Se la postazione di Tropea viene attivata per un codice rosso a Limbadi, con quaranta minuti di percorrenza, mentre si attende ancora l’attivazione delle ambulanze Victor, una delle quali avrebbe sede a Nicotera, e all’arrivo il paziente risulta deceduto, ci sarà qualcuno che risponderà di quella che viene definita una “morte possibilmente evitabile”, anche se solo con una possibilità su cento”.

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