La Commissione sospende il Psc, l’architetto Dinale contesta provvedimento e motivazioni

Il tecnico che ha redatto lo strumento urbanistico di Tropea, adottato dal Consiglio nello scorso mese di marzo, si riserva di adire le vie legali

Con delibera n.181 dello scorso 24 dicembre, la commissione straordinaria da qualche mese impegnata nella gestione del Comune di Tropea (Roberto Micucci, Vito Turco, Antonio Calenda), riunitasi con i poteri del consiglio comunale, prendeva atto dei contenuti della relazione sul Psc redatta dai due tecnici sovraordinati (ing. Vito Mancino di Catania, ing. Pasquale Barbuto di Crotone) e, nel demandare loro il compito di procedere con ulteriori accertamenti per verificare la legittimità del procedimento seguito dall’amministrazione Macrì nell’adozione dello strumento urbanistico, provvedeva a sospendere per novanta giorni, in via cautelativa, le norme del Psc e del Reu approvati con delibera consiliare n.14 del 29 marzo 2024.

Considerazioni errate

Considerazioni errate

Il provvedimento adottato dalla terna commissariale nell’ambito delle iniziative mirate a ripristinare la legalità nell’ente comunale, destava non poco scalpore anche perché comportava la sospensione del rilascio delle concessioni edilizie con le immaginabili conseguenze. Tra i primi a contestare l’operato della commissione c’è l’architetto Sergio Dinale, progettista del Psc di Tropea oltre che di innumerevoli altri strumenti urbanistici in tutta Italia (tra gli altri quelli di Sondrio, Bergamo, Treviso, Prato, Pesaro, Arezzo, Olbia, Crotone, Catanzaro) e in Europa (tra gli altri quelli del quartiere della Défense a Parigi e di Voronezh nella federazione russa). “Si tratta – esordisce – di un provvedimento basato su considerazioni tecniche a mio avviso completamente errate, oltretutto di segno opposto a quelle della Regione quale ente unico ente deputato per legge a valutare la legittimità dei piani. Va, infatti, sottolineato – prosegue – che senza il parere positivo del Tavolo tecnico regionale, che raccoglie tutti i dipartimenti, il Psc non può essere pubblicato sul bollettino ufficiale e, quindi, non può diventare vigente”.

Consumo suolo

A parere dell’architetto Dinale, “rimane da capire in quale fonte normativa trovi fondamento l’atto deliberato” anche perchè “ancor più sorprendenti – aggiunge – appaiono le motivazioni riportate nella relazione di consulenza tecnica redatta dai due tecnici sovraordinati”. Il redattore del Psc contesta il consumo di suolo da loro tirato in ballo in quanto gli stessi non si sarebbero accorti che “l’area indicata, come ben evidenziato proprio dal loro stralcio, è già edificata. E cosa si doveva fare: demolire gli edifici? Non mi pare siano queste le modalità di adesione del principio del consumo di suolo zero. E in ogni caso, se l’esempio eclatante è quello rappresentato nella relazione, è del tutto evidente la pretestuosità e la malafede di quanto indicato”. Dinale rileva, a seguire, un altro “madornale errore” della relazione dei tecnici Mancino e Barbuto riguardante il rapporto tra spazi destinati a servizi pubblici e abitanti in quanto nel Psc approvato dall’amministrazione Macrì, sarebbero stati, a suo avviso, rispettati tutti i parametri e, quindi, “non si capisce – sottolinea – in quali casi nel Psc di Tropea si siano superati i limiti di legge”. Il redattore del Psc mette nel mirino anche il paragrafo C della relazione dei tecnici sovraordinati in quanto sarebbe privo di chiarezza e il paragrafo D concernente il vincolo cimiteriale.

Il vincolo idrogeologico

Torna, poi, con dovizia di dati tecnici e normativi sul principio del “Consumo di suolo zero” rimarcando come il Psc rispetti ogni norma anche in contrada Paola. Ultimo aspetto passato al vaglio da Dinale è quello relativo al fatto che “il vincolo idrogeologico non comporta l’inedificabilità assoluta, ma semmai l’approntamento di particolari cautele” anche perchè “non ogni opera edilizia in zona vincolata può ritenersi pregiudizievole all’interesse pubblico, ma soltanto quelle che, in seguito a puntuale accertamento, risultino in contrasto con lo stesso”. A questo punto non si fa fatica a immaginare l’epilogo della nota di contestazione all’operato della triade commissariale. “Considerate le numerose inesattezze e superficialità che ho avuto modo di riscontrare in quanto riportato nella relazione redatta dai tecnici sovraordinati – conclude l’architetto Dinale – mi riservo ovviamente di agire in tutte le più opportune sedi al fine di tutelare la mia immagine e professionalità”.

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