Basole di Vibo ‘patrimonio dell’umanità intera’? No, grazie! Non tutti, infatti, sono d’accordo. Non tutti, a Vibo, sono convinti della bontà dell’affermazione fatta da qualcuno nei giorni scorsi. Il ‘dissenso informato’ e, magari, vergato di sottile ironia viene espresso in una breve nota da Gianpiero Menniti con una motivazione che naviga tra il serio e il faceto.
Un caso grottesco
Un caso grottesco
“Esiste – esordisce – nella disciplina delle ‘Relazioni Pubbliche’, un modello molto diffuso, ma quasi sempre inefficace quando si voglia costruire una strategia solida e autorevole: si tratta del ‘modello Barnum’, dal nome del famoso impresario circense che attraeva il pubblico ad assistere ai suoi spettacoli incuriosendolo con un approccio spettacolare e l’uso di esagerazioni fuorvianti perVibo Valentia creare aspettative spesso deluse. Modello diffuso che in pochi sanno tuttavia maneggiare”. E’ questo il caso, che Menniti definisce ‘grottesco’, delle basole vibonesi divenute patrimonio dell’umanità intera” con una definizione da qualcuno “opposta con piglio degno di miglior causa persino alla Soprintendenza, ente la cui alta funzione di tutela non è in discussione”.
Il seme della polemica
Il seme della polemica, a questo punto, l’è bello e sparpagliato e con la pioggia, che in questo periodo non manca, c’è da scommettere che la piantina fiorirà presto rigogliosa. Anche perché Menniti, nel suo scritto, continua a giocare di fioretto e ad affondare i colpi. “Ma il buon senso e l’equilibrio della migliore borghesia cittadina – si chiede – dove si saranno rintanati? E’ grottesco, ma non sorrido e figuriamoci se rido: si tratta di espressioni improprie, roboanti e infondate – me ne sono occupato già qualche settimana fa con chiare motivazioni che non ripeto – foriere di portare nocumento ai ‘reali’ beni storici, artistici e architettonici di Vibo Valentia, condannandola ad essere percepita come città di indescrivibili figure dedite a rappresentarsi all’apice di illusorie scalinate come Wanda Osiris”. E non basta! Menniti, infatti, scava ancora più a fondo per meglio spiegare il suo dissenso alle ‘basole patrimonio dell’umanità’.
Montanelli e Pannella
Dipinge, infatti, “le indescrivibili figure dedite a rappresentarsi all’apice di illusorie scalinate alla Wanda Osiris” come un qualcosa di “peggio del modello Barnum, che almeno possiede una finalità” perchè, sempre a parere di Menniti, “qui si scantona in un fanciullesco spirito di protagonismo privo di altro scopo se non quello apparente di strappare un titolo e una citazione sulla stampa”. Menniti, per dare l’ultimo punto di colore al suo ‘quadro’ scomoda anche Indro Montanelli, che “in un ritratto degli anni Settanta – sottolinea – descrisse Marco Pannella come un ‘gigionesco mattatore capace di rubare il posto a un morto nella bara pur di mettersi al centro del funerale’. Una ‘pennellata’ quest’ultima piuttosto nervosa e non ci vuole la lampada magica per intuire che, assieme a tutto il resto, farà da buon fertilizzante alla pianticella della polemica.