Una gioviale platea assorta nelle divine sonorità degli artifici umani, con i piedi ben piantati per terra e il verde delle foglie avvolgente la coltre di respiri. E il fresco della brezza marina sulla pelle di giovani e adulti nel pieno di un’estasi musicale.
Dire “Barocco napoletano” è dire anche “Giuseppe Domenico Scarlatti”.
Dire “Barocco napoletano” è dire anche “Giuseppe Domenico Scarlatti”.
Fu un compositore, autore di musica teatrale e sacra, e clavicembalista, innovatore della musica per clavicembalo con un imponente corpus di sonate che gli valse il riconoscimento di essere considerato fra le personalità più originali dell’intera letteratura musicale settecentesca. Nella propria carriera lavorò pure da organista, cantante e maestro per infanti e governanti, e gli venne concesso di esibirsi alla presenza delle più facoltose famiglie patrizie, divenendo maestro di cappelle reali in Italia e all’estero.
A più di mezzo migliaio ammontano le sue produzioni, che nel caso della cembalistica richiedono una tenacità nella tecnica e un’agilità nell’esecuzione fuori dal comune, con innovazioni mai viste prima: si erano aperte le strade al pianoforte moderno.
A ragione esibisce da allora la corona di miglior clavicembalista italiano, è anzi dei maggiori in assoluto di tutti i tempi, ammirato dai più eccelsi nomi della musica internazionale.
Il giovane musicista inglese Thomas Roseingrave, dopo averlo sentito suonare, addirittura si rifiutò di toccare il clavicembalo per un mese, ma si tramutò poi in amico fedele ed editore delle sue opere. Da documenti coevi emerge che in una gara pubblica tenutasi a Roma con il celebre Georg Friedrich Händel quest’ultimo risultò vincitore sull’organo, ma non lo superò sul clavicembalo.
Eleganza, allegria e godimento le tre parole chiave che connotano l’armonia irripetibile dei suoi scritti.
Il pubblico vibonese, grazie a un’idea elaborata dal maestro Piero Massa, ne ha potuto assaporare arie e pezzi strumentali nel “convivio gastronomico musicale” dal titolo ‘Sinfone di gusto’, avuto luogo giovedì 29 agosto come tappa del ‘Rapsodie Agresti Calabriae Opera Musica Festival’, diretto da Domenico Gatto e Renato Bonajuto.
Questa volta l’associazione di promozione sociale Traiectoriae, in collaborazione con l’associazione di volontariato La Goccia, ha scelto la sede dell’azienda agricola Junceum, sita in una amenissima fattoria didattica e sociale, su indicazione dell’operatrice culturale Maria Teresa Marzano.
Un ensemble del Centro di Musica Antica e Contemporanea, con strumenti originali dell’epoca egregiamente vivificati, ha sfidato l’umidità della sera accompagnando la superba voce del soprano Giorgia Teodoro, che con generosità ha accettato all’ultimo momento di sostituire il basso Antonio De Gobbi per un sopraggiunto imprevisto.
A condimento di note e acuti, l’attore Carlo Celotti ha ironicamente intrattenuto le astanti e gli astanti con piacevoli letture da ‘Il cuoco galante’ del gigantesco cuoco e gastronomo salentino Vincenzo Corrado, edito a Napoli nel 1773: un trattato organico di gastronomia con cui il dotto valorizzò per primo la cucina regionale italiana, introducendo sulle mense aristocratiche della capitale borbonica – dove poteva vantarsi di essere tra i cuochi più accreditati nelle corti nobiliari – nuovi prodotti, locali ed esotici.
Durante lo spettacolo, in piena sintonia con l’atmosfera culinaria, pregevoli piante aromatiche sono passate di mano in mano per apprezzarne il profumo a occhi chiusi, e subito dopo un menu di degustazione era pronto a fare sfoggio di sé nel retro della struttura, con piatti tipici della Napoli settecentesca preparati privilegiando i frutti dell’orto.
Un coinvolgimento esperienziale totale, che da tasti e corde ha raggiunto palati e cuori.