Confindustria Vibo Valentia, trent’anni di storia tra luci e qualche ombra

Martedì l'assemblea generale dei soci. Presenti i vertici della categoria regionale e Matteo Zoppas, presidente dell'Istituto Commercio Estero

Tre decenni di storia, impegno e resistenza. L’Associazione Imprenditori celebra il traguardo dei trent’anni di attività, un percorso segnato da conquiste importanti ma anche da sfide durissime, che riflettono il contesto difficile in cui molti dei protagonisti hanno operato. È una storia che parla di coraggio, ma anche di compromessi, errori e opportunità mancate. L’assemblea generale di martedì 17 dicembre di Confindustria Vibo Valentia, che si terrà alla Scuola Allievi Agenti di Polizia, potrebbe essere l’occasione per fare luce dentro e fuori e provare a ricostruire un senso di comunità.

Chi ha preso senza dare

Chi ha preso senza dare

La storia ci dice che non tutti gli associati, purtroppo, hanno incarnato lo spirito solidale e di responsabilità collettiva che un’associazione del genere richiederebbe. Alcuni si sono limitati a sfruttare le opportunità offerte, godendo di benefici e supporto senza restituire alla comunità o contribuire allo sviluppo del territorio. È un tema dolente, che ha spesso ostacolato il pieno potenziale dell’Associazione e l’efficacia delle sue iniziative.

Resistenza e sacrifici

C’è però chi, in questi trent’anni, ha dimostrato un coraggio straordinario. Sono gli imprenditori che, nonostante un ambiente ostile dominato per decenni dalla mafia, hanno scelto di restare e combattere, sfidando i boss, le loro strategie e quella burocrazia mafiosa che domina e controlla ancora oggi molti enti pubblici. Non si contano i sacrifici fatti per portare avanti aziende che, in molti casi, rappresentano il cuore pulsante dell’economia locale. Per questi uomini e donne, l’Associazione doveva rappresentare un faro di speranza, un luogo in cui condividere esperienze, trovare supporto e unirsi in una lotta comune per il cambiamento. E, invece, nulla di tutto questo. La solitudine, spesso, ha accompagnato i nostri più autorevoli “capitani d’industria”.

Chi ha ceduto al ricatto

Non tutti, però, hanno avuto la forza di resistere. Per anni, la piaga del pizzo, delle estorsioni, delle minacce ha rappresentato una realtà quasi inevitabile per molti di loro. La pressione della criminalità organizzata ha piegato la volontà di tanti, costretti a pagare pur di poter continuare a lavorare. Momenti in cui da queste parti (in Calabria e in particolare nel Vibonese) lo Stato non c’era o addirittura si girava dall’altra parte. Molti imprenditori hanno ceduto, hanno pianto, hanno aperto le porte agli ‘ndranghetisti finendo addirittura a distanza di anni di essere classificati complici di un sistema economico “drogato” sotto il pieno controllo della criminalità; i processi contro le cosche del Vibonese ancora in atto ne sono una testimonianza.

Chi ha scelto di andare via

Infine, c’è chi ha preferito emigrare, portando altrove il proprio talento e le proprie idee imprenditoriali. È una ferita aperta per il territorio, che ha perso molte menti brillanti e aziende promettenti, anche se spesso si è trattato di scelte dettate dalla necessità di sopravvivere e prosperare in contesti meno ostili. L’Associazione Imprenditori di Vibo Valentia, oggi si trova di fronte al compito di riflettere su questo percorso trentennale. Il bilancio è complesso ma non privo di speranza. Se da un lato permangono le ombre di chi ha preso senza restituire o si è piegato al potere mafioso, dall’altro brillano le luci di chi ha resistito, innovato e contribuito alla crescita del territorio e per questo andrebbe sostenuto e premiato.

Guardando al futuro

Trent’anni sono un punto di arrivo, ma anche un nuovo inizio. Confindustria Vibo Valentia, guidata da Rocco Colacchio, ha la possibilità di accendere luci fino ad oggi spente, di rilanciare il proprio ruolo, promuovendo una cultura della legalità e del sostegno reciproco. Deve diventare sempre più un punto di riferimento per gli imprenditori, fornendo strumenti per combattere il ricatto mafioso, ma anche per incentivare la crescita economica e sociale.

Solo unendo le forze e costruendo un senso di comunità si potrà spezzare il ciclo delle ombre e valorizzare al massimo le luci che già brillano nel panorama imprenditoriale locale. I prossimi trent’anni saranno decisivi per scrivere una nuova pagina di storia, in cui il coraggio, la solidarietà e l’innovazione possano finalmente prevalere. (foto web)

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