Dipendenti del don Mottola davanti all’Asp, riparte la protesta

Dallo scorso novembre non percepiscono lo stipendio e sul loro futuro incombe l'incubo del licenziamento

Dipendenti e caregivers del don Mottola nuovamente davanti ai cancelli dell’Asp. Un protesta civile, composta, silenziosa e che, tuttavia, a qualcuno dà fastidio. Forse perché troppo civile, troppo composta e troppo silenziosa. Dall’interno dell’Asp, comunque, more solito, qualcuno chiama tanto i Carabinieri che gli agenti della Questura. Quando gli uni e gli altri arrivano sul posto, non possono, però, far altro che prendere atto dell’estrema correttezza delle persone che stazionano davanti ai cancelli dell’Asp.

Buon senso dei militari

Persone la cui presenza in via Alighieri ha un unico scopo: richiamare l’attenzione sul dramma che stanno vivendo cinquanta dipendenti della struttura sanitaria drapiese – età media 32 anni – ormai prossimi al licenziamento, nonchè sui diritti negati a persone che avrebbero diritto alle prestazioni mediche gratuite per i loro cari e che, invece, da quasi due anni si ritrovano a doverle pagare di tasca propria con pesanti ricadute sui bilanci familiari. In ogni caso, la libertà di riunirsi in luogo pubblico per difendere i propri diritti, sino a prova contraria, risulta ancora essere una prerogativa vigente e tutelata dalla Costituzione (art. 17). A dipendenti e carevigers del don Mottola, invece, si è cercato pure di impedire l’esposizione di cartelloni che raccontano il loro calvario e, soprattutto, la poca attenzione dell’Asp nella gestione delle risorse destinate all’assistenza medica. La protesta, dopo l’intervento delle forze dell’ordine, è proseguita in tutta tranquillità anche grazie al buon senso dei militari.

Verso la Cittadella

Domani i manifestanti saranno ancora davanti all’ingresso dell’azienda sanitaria, mentre mercoledì mattina si sposteranno davanti alla Prefettura, probabilmente in concomitanza con l’incontro che il prefetto Anna Aurora Colosimo quel giorno avrà con la terna commissariale dell’Asp nelle cui mani c’è la sorte del don Mottola. La tappa successiva, in assenza di riscontri, sarà quasi sicuramente la cittadella regionale. Da sottolineare la modesta attenzione verso la vertenza sia delle forze politiche che, in particolare, delle organizzazioni sindacali. Queste ultime, pur regolarmente informate della protesta, non hanno dato alcuna adesione. Evidentemente, i posti di lavoro non hanno tutti lo stesso peso e lo stesso significato. A parte l’associazione “Difesa diritti del Territorio”, nessuna adesione, e questo non è meno grave, da parte di comitati e mondo dell’associazionismo. E’ la riprova di un territorio provinciale privo di coesione e che marcia a ranghi sparsi e con limitate prospettive.

La solidarietà

Tra i sindaci del Vibonese che, compatti, avevano dato sostegno all’appello lanciato a sostegno del don Mottola dal loro collega Alessandro Porcelli, primo cittadino di Drapia, sono presenti solo Antonio Giacomo Lampasi di Monterosso e Giuseppe Condello (nella foto) di San Nicola da Crissa. “La nostra consolidata vicinanza al don Mottola, ai suoi dipendenti e ai caregivers – afferma il primo cittadino sannicolese – testimonia la precisa volontà di dire no al depauperamento dei servizi sanitari nel Vibonese. In un territorio, cioè, in cui il diritto alla salute ormai non è più garantito per come si dovrebbe dal settore pubblico e non sarebbe, di conseguenza, da guardare negativamente l’eventuale contributo del settore privato, specialmente se adeguatamente attrezzato. Continueremo a seguire l’evolversi della vertenza con la necessaria attenzione”.

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