Come ogni estate, neppure nel 2024 la professoressa Maria Concetta Preta – notissima docente di Lettere nell’hinterland vibonese – ha smesso i panni della divulgatrice culturale, e per la verità il suo operato fuori dalle mura scolastiche si estende in tutte le stagioni che la natura ci concede. Le abbiamo chiesto in quali attività letterarie si è prodigata negli ultimi mesi.
Professoressa, anche quest’anno l’estate è giunta dopo mesi e mesi di duro lavoro a scuola: è soddisfatta dell’esito?
Professoressa, anche quest’anno l’estate è giunta dopo mesi e mesi di duro lavoro a scuola: è soddisfatta dell’esito?
<L’estate è per me già trascorsa, sebbene non a livello di calendario stagionale. È così per noi docenti, arriva settembre e si abbandona l’otium estivo… Ma a dire il vero nel mio caso di “ozio” sic et simpliciter non ve n’è stato proprio. Uso l’estate per scrivere e leggere, attività che svolgo sempre, ma che nella bella stagione intensifico, Deo favente. Alla luce delle scelte ponderate che amo fare, nella vita come nel lavoro, almeno per quanto attiene alle mie forze, il bilancio ovviamente è positivo.>
Che cosa ama fare quando ha momenti di libertà dalle incombenze scolastiche?
<Viaggiare, leggere decine e decine di libri, e soprattutto scrivere i miei libri o, quanto meno, avere il tempo per progettarli! Però in questo ordine, considerando il sommo caldo: al primo posto la lettura, che è distensiva e si può effettuare nel fresco di un parco, sotto l’ombrellone o nella propria pace domestica; quindi la scrittura, che necessita di maggiore sforzo intellettivo e l’afa non sempre l’agevola; infine il viaggio che però, in momenti di troppo caldo e di ressa umana, è altamente sconsigliabile e, al suo posto, è meglio prendere salvifici bagni di mare e di sole. Un mare che, tra l’altro, abbiamo a due passi da Vibo!>
Sui suoi social si sta ora concludendo l’ ‘Estate letteraria’, di cosa si è trattato?
<‘Estate letteraria’ è ancora in corso, e lo sarà, mutatis mutandis. Si tratta di uno spazio dedicato interamente alle mie scelte librarie estive, e non solo. Inoltre vi appaiono utili consigli di lettura, recensioni di romanzi da me centellinati, notizie sui più importanti premi letterari italiani, e ogni aggiornamento utile per entrare nell’intricato e affascinante mondo della narrativa italiana, con opere del genere romanzesco. Da manzoniana Doc, non potrei disattendere a questa precisa scelta letteraria.>
In quanti libri è riuscita a immergersi?
<Lo sai che non ho tenuto i conti… ? E comunque non ho ancora finito! Se, però, considero il 31 agosto come terminus ante quem, direi circa 50. Non ho stilato un inventario francamente, e non credo di farlo. Calcola che leggo in media due libri ogni tre giorni. Se però dovessi dirti quanti sono quelli che mi hanno procurato “un magnifico stordimento”, direi circa 10, tra cui la cinquina del Campiello e la sestina del Premio Strega, più qualche testo del Premio Bancarella, del Viareggio Rèpaci e del Lattes Grinzane, di cui coordino il gruppo di lettura, che proprio in estate ha letto i testi finalisti. I testi di queste importantissime kermesse, che tengono alta la cultura italiana, non sono mai mancati nella mia biblioteca personale.>
Ha preferito alcuni generi rispetto ad altri?
<Ripeto: antepongo la narrativa ai saggi. Su tutti, adoro i romanzi, meglio se storici, psicologici, gialli, noir e mystery. Non amo il genere fantasy, il distopico e la fantascienza e nemmeno il fumetto “alla Zerocalcare”. Sovente leggo anche sillogi di racconti, ma devono essere ben raccordati e legati da un fil rouge. Non amo leggere libri di poesia, lo faccio solo con autori che devo valutare come giurata nei concorsi letterari.>
Si sono presentate occasioni in cui incontrare dal vivo autrici o autori da lei sconosciuti prima di quest’estate?
<Certamente! Uno dei primi autori di cui ho letto il romanzo, ovvero ‘La fortuna del Greco’, è stato Vincenzo Reale a Tropea, quindi ho incontrato a Pizzo Calabro Arianna Mortelliti con ‘Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni’. E come non aggiungere il grande scrittore calabrese Mimmo Gangemi col suo ‘L’atomo inquieto’, dedicato alla scomparsa di Ettore Majorana? La prossima scrittrice che incontrerò sarà Fiammetta Palpati al Premio Berto di Ricadi, dov’è finalista. A proposito: faccio il tifo per lei! Ho poi avuto modo di dialogare con Pierpaolo Pellegrino, con il suo ‘I poematti’, e di conoscere il giornalista Lucio Luca con ‘La notte dell’Antimafia’, entrambi a Vibo. Infine voglio ricordare il vero “colpo di fulmine letterario”, cioè la profonda intesa che si è stabilita con Catena Fiorello Galeano, conosciuta in luglio alla Libreria Mondadori di Vibo, del cui romanzo ‘Granita e baguette’ ho offerto una recensione “in progress”, ovvero dal vivo, cui sono seguiti scambi di idee e conversazione davvero fruttiferi. In autunno, ci saranno nuovi autori che avrò modo di incontrare, tutti letti e recensiti. In ogni caso, anche se non di persona, conosco virtualmente moltissimi scrittori, che gradiscono le mie brevi recensioni: ho scelto la formula del “post letterario” in questo format dell’ ‘Estate letteraria’ proprio perché si tratta di spunti, di impressioni… Non posso annegare io in un mare di parole e far annegare gli altri. Per i miei lavori di critica letteraria, abbiamo altri modi e mezzi, soprattutto la presentazione dal vivo che per me rimane il momento più significativo e proficuo.>
In quale modo le letture affrontate nell’ ‘Estate letteraria’ hanno permesso a Titti Preta di crescere e migliorare?
<Vedi, Ivan, credo che siamo vivi solo se ci miglioriamo di giorno in giorno. “Fatti non foste a viver come bruti” vaticinò il mio Sommo Poeta, e io ho scelto di migliorami nel mio campo: la letteratura, che insegno da trent’anni, e inoltre la scrivo, la leggo, e la “vivo” sulla mia pelle, al punto tale da sentirmi io stessa a volte proiettata nella trama delle storie. La vita è un narrare continuo, siamo tutti storie, perché ogni vita è una storia. Dai cantori omerici a noi, è un continuo storytelling. Dalla notte dei tempi l’umanità deve sentire e leggere narrazioni, è un’esigenza intima. Se non capiamo che in ciò consiste il potere salvifico della letteratura, ci saremo persi una delle più grandi avventure dell’animo umano.>
Un auspicio che vorremmo si traducesse in riscoperta del libro da parte delle giovani generazioni, statisticamente sempre più estranee al mezzo della lettura per “intus legere” – “leggere dentro” – il mondo esteriore e quello interiore. E, purtroppo per la società tutta, questo si nota.