La solitudine degli scrittori in Marcostefano Gallo e nel suo misterioso ‘Scacciasogni’

Un romanzo che intreccia tre storie parallele, scritto da un noto autore calabrese

Chi ha il dono della scrittura non può che essere solo. Le incombenze del vivere quotidiano, per la maggior parte delle persone, possono trovare una valvola di sfogo nelle uscite amicali o nelle attività sportive; raramente invece sboccano nell’espressione scritta, a meno che non sia una scelta quella di ritagliarsi una finestra per il proprio Io, indisponibile a chiunque altro.

Marcostefano Gallo, autore cosentino, sa che cosa ciò significhi. È dottore in Storia dell’arte e musicista di una band, da più di quindici anni attivo nel mondo della narrativa. ‘Scacciasogni’, recentemente pubblicato, si configura come il suo romanzo della maturità, l’esito felice di un’evoluzione graduale ma continua. Lo stile che lo contraddistingue appare oramai riconoscibile a vista d’occhio, qua e là si scorgono echi che richiamano i giganti della letteratura e, perché no, i maestri del suo cammino soggettivo.

Marcostefano Gallo, autore cosentino, sa che cosa ciò significhi. È dottore in Storia dell’arte e musicista di una band, da più di quindici anni attivo nel mondo della narrativa. ‘Scacciasogni’, recentemente pubblicato, si configura come il suo romanzo della maturità, l’esito felice di un’evoluzione graduale ma continua. Lo stile che lo contraddistingue appare oramai riconoscibile a vista d’occhio, qua e là si scorgono echi che richiamano i giganti della letteratura e, perché no, i maestri del suo cammino soggettivo.

Considerazioni simili sono state espresse da Francesca Griffo, proprietaria della Libreria Cuori d’inchiostro, nel presentarlo alle e agli astanti venerdì 24 maggio per una delle innumerevoli conferenze inserite nella versione vibonese de Il Maggio dei Libri, rassegna voluta e costituita a livello nazionale e internazionale dal Centro per il Libro e La Lettura.

A far da sfondo, la sua Mongrassano: un borgo di montagna, suo luogo natio, assurto a tema universale. La Calabria che nell’entroterra fa corrispondere alla limitatezza degli ambienti l’emersione dei problemi.

La giovane Rosanna Pontoriero, anch’essa scrittrice, ha effettuato rilevazioni molto analitiche a riguardo del testo, dando il via a un dialogo serrato e incalzante con l’autore. La sua attitudine per l’arte della narrazione, nessuno la mette in dubbio; ed esplode nella sua evidenza grazie alla costruzione e all’intreccio delle storie, senza perdere la coerenza della trama e il filo del racconto.

I tre protagonisti – Ascanio, Claudio e Scacciasogni – sono seguiti passo dopo passo come in una triade esistenziale dalla potente carica emotiva. La parola chiave è solitudine, in ogni possibile declinazione. Quella stessa solitudine che, di tanto in tanto, i protagonisti si ritroveranno a condividere con personaggi solo all’apparenza secondari, e invece inconfessabilmente preferiti dal narratore medesimo.

C’è Cosimo, l’uomo con disturbi intellettivi capace di scorgere i colori lì dove trionfa la disperazione, a cui Marcostefano è legato a causa di una lunga abitudine con persone così speciali. Anzi, proprio dalla caratterizzazione di Cosimo è partita la stesura del romanzo! E c’è anche suor Cristina, alter ego dell’amata tata di Marcostefano, fautrice di libertà e indipendenza. Libertà dai condizionamenti esterni e dalla prigione della rabbia, libertà che è responsabilità.

Le tre storie, in assenza di indicazioni temporali ben codificate, si assolutizzano a vicenda: ciascuno riflette sulla propria anima in un eterno presente. Enigmatico il titolo originario che ha voluto rivelarci, ‘La bugia dell’assioma’, tramutato a libro finito nell’attuale decisamente più incisivo. La sintesi non ha però abbandonato il precedente sapore arcano: cosa significherà “scacciasogni”? Le vicende costruite sono comunque partite da quella “bugia dell’assioma” nella mente dell’autore, composte separatamente e in seguito riunite in un solo romanzo.

In questo, come negli altri libri, c’è tutta la sua vita. Scrivere è per lui un esercizio della memoria, non tanto per allenarla quanto per non perderla: qualsiasi cosa accada, ha la certezza di poter recuperare in futuro le esperienze vissute e le persone incontrate. La stessa speranza che, contro la solitudine degli scacciasogni, scioglie lo sconforto nella condivisione di attese desiderabili.

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