La violenza contro le donne è violenza contro la famiglia: 25 novembre tra narrativa e mito

Una serata al Centro di Aggregazione Sociale con l'operatrice culturale Titti Preta e i suoi libri al femminile

Una parola di troppo in più, un ennesimo sopruso incontrastato, e un’ulteriore famiglia silentemente sconvolta. L’omicidio è solo l’esito più drammatico, ma già ogni altro atteggiamento violento costituisce uno sconvolgimento degli equilibri nel focolare.

Alle brute forze fisica e psicologica, il potere della favella può opporsi con altrettanta veemenza: spada che sa offendere, se ben sguainata. Di tale compito si fa da anni portavoce la docente e scrittrice Maria Concetta Preta, nota come Titti Preta in ambito culturale, la quale lunedì 25 novembre ha presentato i due libri ‘Rosaria, detta Priscilla, e le altre: Storie di violenza e femminicidio’ e ‘Le donne sono isole. Riflessioni sulle solitudini femminili in età classica’ presso il vibonese Centro di Aggregazione Sociale, presieduto da Gianni Pantera.

Alle brute forze fisica e psicologica, il potere della favella può opporsi con altrettanta veemenza: spada che sa offendere, se ben sguainata. Di tale compito si fa da anni portavoce la docente e scrittrice Maria Concetta Preta, nota come Titti Preta in ambito culturale, la quale lunedì 25 novembre ha presentato i due libri ‘Rosaria, detta Priscilla, e le altre: Storie di violenza e femminicidio’ e ‘Le donne sono isole. Riflessioni sulle solitudini femminili in età classica’ presso il vibonese Centro di Aggregazione Sociale, presieduto da Gianni Pantera.

Il neologismo “femminicidio” non è tanto da intendere alla stregua di un atto delittuoso cagionato da un odio per il genere femminile, è bensì l’evidenziazione di un’uccisione inflitta ai danni di un individuo costitutivamente più debole rispetto all’esecutore. Gesto esecrabile da accostare alla prevaricazione su minori e persone anziane e financo minoranze sociali, tuttavia ancor più orripilante perché a esserne vittime sono le madri di qualsiasi essere umano, genitrici della stirpe di Adamo sin dalla notte dei tempi. Periodicamente tornano in auge stantii dibattiti che fanno dei numeri questioni di Stato, epperò non sta qui il cuore del male: fin quando una sola bambina, ragazza o signora al mondo sarà costretta a subire forme violente di atteggiamenti e comportamenti, il problema ci vincolerà a parlarne per addivenire a una soluzione.

L’incontro, giustificato dall’occorrenza della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è stato a sorpresa inaugurato da Lorenza Stefania Scrugli – assessora comunale alle Politiche Sociali, Coesione Sociale e Politiche Giovanili, Pari opportunità e contrasto alle discriminazioni di genere – , che ha restituito la visione di un’emergenza non assente neppure nel nostro territorio. Esistono alcuni centri antiviolenza in città, tutti però esterni al centro storico; a quando, finalmente, una casa rifugio per accogliere al sicuro chi rischierebbe la vita rimanendo nel proprio domicilio?

La psicoterapeuta Caterina Patania ha incalzato rievocando esperienze lavorative vissute a tal riguardo, di sovente nell’ora estinta Casa di Marta. Le numerose pazienti passate dalla sua opera dimostrano che non di rado le reti parentali, consce di quanto avviene internamente a esse, fingono di non sapere e non muovono un dito per andare in soccorso; si rivelano anzi ostili.

I due testi di Titti Preta, disponibili cartacei in libreria e nei negozi digitali, valgono un viaggio a cavaliere fra Storia e immaginazione in difesa del genio femminile. Sulla copertina del primo campeggia ‘Passione’ di Silvana Dell’Ordine, un olio su tela che mette in figura il mito platonico della dolce metà, risemantizzandolo con un uomo che incombe dall’alto sull’amata che pare soccombere. La donna che, a dire dell’uomo, sbaglia e merita di venire punita è invece il tema del secondo, che ripercorre vicende reali e fantastiche di ribellioni dalle conseguenze talvolta letali. E pensare che alle radici della stessa Hipponion riscontriamo il rapimento di una giovane divinità che sui nostri prati trovava ristoro, la “fanciulla” Kore sequestrata esattamente da un familiare, lo zio Ade.

Oggi l’emancipazione non viene che dallo studio, la sola àncora di salvezza a permettere di evolversi in persone compiute che non abbisognano di complementi. È così che il vero debole è chi ostenta violenza, laddove la forza imperitura dell’autostima è quella che mai alcuno potrà scalfire.

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