L’arte moderna e contemporanea con le lenti dei colori primari al Sistema Bibliotecario Vibonese

Per qualche ora si è trasformato in un atelier in mezzo ai libri: molto più che una biblioteca, è centro di servizi per la comunità

Che cosa accomuna le opere pittoriche di ogni tempo, distinguibili per stili e simboli? Potremmo aggiungervi sculture, architetture, ma la risposta non muterebbe: i colori primari. Magenta, ciano e giallo sono i protagonisti di qualunque tonalità a noi visibile.

Per quanto siano da considerare ideali e non reali, miscelandoli saltano fuori tutti gli altri e, al contrario, da alcuna combinazione possono risultare come esito. Unendone due fra loro si ottengono i tre colori secondari – arancione, verde e viola – , e addizionando a entrambi i gruppi il bianco e il nero ci si approssima alla totalità dei colori percepibili in natura – gli altri non ne sono che sfumature più o meno accese – . Di percezione infatti si tratta: il colore nasce dall’interazione degli oggetti illuminati con i nostri occhi, fenomeno fisico scaturito dalla scomposizione della luce. Se il bianco è la somma di tutti i colori e il nero ne è l’assenza, questi ultimi si classificano come “non colori”.

Per quanto siano da considerare ideali e non reali, miscelandoli saltano fuori tutti gli altri e, al contrario, da alcuna combinazione possono risultare come esito. Unendone due fra loro si ottengono i tre colori secondari – arancione, verde e viola – , e addizionando a entrambi i gruppi il bianco e il nero ci si approssima alla totalità dei colori percepibili in natura – gli altri non ne sono che sfumature più o meno accese – . Di percezione infatti si tratta: il colore nasce dall’interazione degli oggetti illuminati con i nostri occhi, fenomeno fisico scaturito dalla scomposizione della luce. Se il bianco è la somma di tutti i colori e il nero ne è l’assenza, questi ultimi si classificano come “non colori”.

La teoria dei colori, nel suo modello tradizionale, è stata venerdì 5 luglio il focus dell’attività ‘Piccolo blu e Piccolo giallo’ nel corso del ‘Biblio Summer Club’. Il titolo ricalca l’omonimo albo illustrato di Leo Lionni, pubblicato nel 1959 e vincitore del Premio Andersen 2001.

Le volontarie e i volontari del Sistema Bibliotecario Vibonese hanno dato il La leggendo ad alta voce questo classico della letteratura per l’infanzia, rivoluzionario per aver rivendicato la primazia del segno grafico sulla parola. L’autore, neanche a dirlo, era egli stesso un pittore e scultore. Pur avendo inaugurato una nuova epoca per l’editoria, l’unicità della sua produzione non è mai stata intaccata da proposte successive. Il mondo adulto sa apprezzarlo tuttora per una vicinanza e un richiamo alla sensibilità artistica odierna, mentre l’universo fanciullesco ne è attratto per la sua profonda conoscenza della psicologia infantile. I valori trasmessi nelle sue fiabe, incarnate da personaggi animali o fantastici, sostituiscono le vecchie morali esplicite.

Quella presentata nella ‘Sala bimbi’ è la storia di due amici, Piccolo blu e Piccolo giallo, che amano giocare insieme e scoprono di diventare verdi quando si abbracciano; un messaggio di accoglienza e integrazione delle diversità, che supera il significato più immediato dei colori. Le bambine e i bambini si sono lasciati trasportare dalla narrazione e hanno esultato nell’immancabile lieto fine, pronti per tradurre in laboratorio quanto appena appreso.

Dapprima si sono cimentati nel mescolamento delle tempere, rimanendo quasi sconvolti per la magia di colori che sembravano nati dal nulla. Nessuno è rimasto indietro nella comprensione del fenomeno, il divertimento non si è lasciato attendere e subito si è passati al clou della mattinata: decorare a proprio piacimento, sprigionando un innato gusto artistico, capolavori iconici degli ultimi secoli.

Gli omini di Keith Haring, il surrealismo di Joan Miró, il naturalismo di Edgar Degas, l’eleganza di Gustav Klimt, la genialità di Leonardo da Vinci e l’espressività di Vincent van Gogh sono state personalizzate in un turbinio di colori.

A rendere possibile l’attività, la rassegna miletese Portiamo Arte Festival, giunta in primavera alla seconda edizione con la partecipazione di centinaia di persone: artiste e artisti, provenienti da più parti della Calabria, hanno riqualificato scorci abbandonati con decine di opere, valorizzando una terra che rischia di apparire inappetibile alle nuove generazioni forse anche perché lasciata appassire nell’incuria generale.

Il risultato finale era senza dubbio sideralmente lontano dalle reali cromie dei quadri. Ciascuno si è sentito libero di interpretare i disegni privo di influenze esterne. Con tre colori si dipinge il mondo.

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