Le attività dei Perri “non erano contaminate” da provenienze illecite. Ricorso della Procura generale inammissibile

Si chiude la vicenda giudiziaria legata alla richiesta di confisca del patrimonio di 800 milioni degli imprenditori lametini

Il collegio difensivo esprime tutta la soddisfazione del caso. Il ricorso presentato dalla Procura generale di Catanzaro è stato giudicato inammissibile dalla sesta sezione della Corte di Cassazione. In ballo c’era la confisca di un patrimonio di ben 800 milioni ai fratelli Franco Perri (difeso dagli avvocati Salvatore Staiano, Aldo Ferraro e Giuseppe Mussari), Pasqualino Perri (avvocato Francesco Gambardella) e Marcello Perri (difeso dall’avvocato Michele Cerminara).
Il ricorso della Procura Generale in pratica puntava a ribaltare quanto in precedenza stabilito dalla Corte d’Appello di Catanzaro che aveva già rigettando la richiesta di confisca del patrimonio dei Perri. All’esito di quell’udienza i giudici avevano ordinato la restituzione dei beni ai legittimi proprietari. Decisione identica a quella del Tribunale. Viene meno, pertanto, la tesi in base alla quale le attività degli imprenditori lametini fossero contaminate da risorse di provenienza illecita.

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