È da almeno un mese che ogni settimana, di sabato mattina per giunta, docenti e studenti di Vibo Valentia compiono il sacrificio di recarsi sino in cima al colle cittadino per disperdere a profusione semi di appassionata conoscenza.
Il Museo Archeologico Nazionale, eretto in onore di Vito Capialbi, non ama darsi troppo delle arie sui canali social pubblicizzando tutte le attività che promuove e ospita per il bene della comunità. Alla finezza del direttore Maurizio Cannatà, elegantemente proteso verso una nuova primavera dell’istituto, andrebbe congiunto l’impegno sistematico di chi opera nella comunicazione, ed è così che la cittadinanza sarà con costanza informata della crescita culturale che si sta tentando di avviare dalle sommità del borgo valentino.
Il Museo Archeologico Nazionale, eretto in onore di Vito Capialbi, non ama darsi troppo delle arie sui canali social pubblicizzando tutte le attività che promuove e ospita per il bene della comunità. Alla finezza del direttore Maurizio Cannatà, elegantemente proteso verso una nuova primavera dell’istituto, andrebbe congiunto l’impegno sistematico di chi opera nella comunicazione, ed è così che la cittadinanza sarà con costanza informata della crescita culturale che si sta tentando di avviare dalle sommità del borgo valentino.
Per conto del Liceo Classico Michele Morelli, la professoressa Maria Concetta Preta ha pensato il progetto dal titolo ‘Eulalia-La nostra Lingua Madre-Corso di Scrittura Creativa’, avente come tutor la collega Laura Sardanelli e sviluppantesi nel corrente anno scolastico. Un format didattico partorito per iniziare alla padronanza e all’apprezzamento del nostro idioma natio le prime classi che si affacciano allo studio della classicità.
Eulalia, etimologicamente “che ben parla”, è metafora della lingua madre, quella caoticamente origliata in seno alla propria genitrice e finalmente interiorizzata nei primissimi mesi postnatali. Con il claim “Ascolto, scrivo, parlo. Dunque sono” si è voluta indicare la consequenzialità innata, dimostrata dagli studi scientifici che se ne sono occupati, fra possesso di un ponderoso vocabolario mentale e capacità di configurare ragionamenti complessi dalla logica ineccepibile. “Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza”: ammonimento dantesco che quasi scalza dallo stesso consesso umano chi decidesse di sottrarsi dalla ricerca della sapienza spirituale e intellettuale.
L’appuntamento preliminare si è svolto il 9 novembre, mentre quello terminale avverrà il 21 dicembre; sei giornate consecutive per il 2024, in attesa di una ripresa prevista per l’anno entrante. In due momenti si strutturano i soggiorni al Castello svevo: narrazione storica dell’antico, muovendosi tra le vetrine e i reperti dell’esposizione, e produzione scritta pertinente, con immediata correzione degli errori rilevati. Allo storytelling introduttivo, sorta di ammaestramento orale sui significati dei manufatti in relazione con l’odierna società, segue il culmine della lezione in aula decentrata, il laboratorio di instant writing – tecnica che richiede un trasferimento istantaneo e a mano su carta – .
Risulta sorprendente come l’antichità classica si presti a incentivare la consapevolezza del linguaggio; di più, a stretto contatto con le tracce del passato ci si accosta al lessico specifico delle discipline classiciste. Tappa obbligata è stata la mostra ‘Sinus Vibonensis. Un mare di storia’, con una relazione propedeutica su ‘Sinus Vibonensis ovvero la città e il suo territorio’ e il successivo compito da eseguire ‘Vibo romana tra storie, personaggi, economia’.
Il centro identitario par excellence del territorio su cui insistiamo è, senza tema di smentita, la sola istituzione museale pubblica di cui disponiamo. A sentire la docente di Lettere, un tempio laico in cui periodicamente recarsi per rinnovare l’appartenenza a una storia plurimillenaria; o, se si vuole, una chiesa non cristiana dove il rito domenicale è insopprimibile pur se sempre uguale a se stesso.
La scuola creativa, la scuola della parola è l’àncora di salvezza per questo mondo. A meno che non si voglia condannare le giovani generazioni a ridursi a innocue entità afone.