Lombardi Satriani: la fulgida ostinazione dei concittadini per la sua memoria

Un tributo artistico e musicale allo studioso calabrese che tutto il mondo ci invidia

San Costantino di Briatico non vuole lasciarselo alle spalle. Uno fra i suoi maggiori figli è oggi più vivo che mai per le strade del paesino, nella mente di chi lo conosceva e negli studi di chi ne riconosce la straordinarietà scientifica.

Giovedì 30 maggio, in piazza Raffaele Lombardi Satriani, si è tenuta una manifestazione in ricordo dell’antropologo culturale Luigi Maria Lombardi Satriani, nato nel 1936 e scomparso due anni or sono.

Giovedì 30 maggio, in piazza Raffaele Lombardi Satriani, si è tenuta una manifestazione in ricordo dell’antropologo culturale Luigi Maria Lombardi Satriani, nato nel 1936 e scomparso due anni or sono.

Era docente universitario di Etnologia e si inserì da eccellente rappresentante nel sistema italiano della disciplina. A lui il merito di aver innovato l’impiego delle categorie di stampo marxista nell’analisi del folclore, arricchendole delle proposte gramsciane: egemonia della borghesia e subalternità del proletariato. L’espressione delle tradizioni popolari può in effetti considerarsi come contestazione contro il patrimonio di conoscenze e intrattenimento imposto dalle classi dominanti. Fu senatore della Repubblica e profondo indagatore della criminalità organizzata, non alla classica maniera dello scoop giornalistico bensì nelle sue viscere identitarie, ricostruendone le radici storiche e i caratteri costitutivi.

L’evento si è tenuto proprio a ridosso di ‘Casa Lombardi Satriani’, centro che si appresta a diventare fulcro di sviluppo per il territorio. Il titolo, ‘A surgiva d’u mari’, deriva da una ballata composta in suo onore. Ne è autore l’eccentrico cantastorie Mauro Geraci, che all’attività da menestrello affianca quella da professore universitario di Antropologia culturale. Il suo approccio insieme artistico e accademico gli ha consentito di ottenere riconoscimenti ragguardevoli, i quali hanno premiato l’originalità delle pubblicazioni. Portata a termine nel 2022, la canzone era stata richiesta dallo stesso Lombardi Satriani, considerato un maestro dal musicista; traccia il sensibile rapporto esistente tra i due, quasi la finzione di un lascito testamentario per la gente di Calabria, dimentica del proprio orgoglio da rivendicare.

Il maestro tanto si batteva nella denuncia della moderna strumentalizzazione, a fini commerciali, del bacino demologico: assistiamo alla volgare mercificazione del nostro passato, quando invece questo potrebbe rendersi spazio innato di rivolta ai danni del consumismo. Mauro Geraci si è esibito nel concerto ‘Il mio maestro, sorgente del mare. Riflessioni musicali di un allievo e cantastorie‘, viaggio senza tempo nei suoi componimenti e nel repertorio popolare del Meridione, per un totale di quindici pezzi in scaletta.

L’occasione ha inoltre visto la presentazione di una nuova scultura a opera del famoso Antonio La Gamba, donata dall’associazione Officina Fotografica, impegnata nella promozione della fotografia. Lo scultore, lavorando nel laboratorio, ha realizzato un ritratto di Lombardi Satriani che sembra vivo per la sua espressività. Coadiuvato da chi quotidianamente ci aveva a che fare, ha saputo dare spicco allo sguardo e al sorriso del maestro: quegli occhi azzurri e quelle labbra socchiuse ci restituiscono la serenità di un uomo appagato per le lotte combattute.

Ma all’orizzonte, ora, non si scorge che il vuoto. Nessun erede si dimostra alla sua altezza, coniugando alla perfezione il rigore dello studio con la passione meridionalista.

“L’anima aveva di un vero leone, / più d’ogni nobile e d’ogni barone, / e me ogni giorno spingeva a cercare / dove si trova la sorgente del mare. / Dopo tant’anni così la trovai: / il mare cola dagli occhi alla gente, / il pianto azzurro contro al destino / quando il Maestro ti muore vicino.” canta Mauro Geraci, e pare fargli eco il maestro in una sua lirica scritta nella vecchiaia: “Siamo solo il nostro essere stati, / siamo stati quello che potevamo essere, / che credevamo di essere.”.

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