“Mia sorella sta morendo in una stanza fredda”: l’appello di una donna di Serra per una paziente affetta da Sla

Bloccata in ospedale senza alternative assistenziali, la paziente resta lucida ma priva di stimoli e cure adeguate. La denuncia della sorella

“Non so da dove iniziare, cercherò di essere breve e concisa. Mia sorella è affetta da SLA da quasi un mese. È in rianimazione, e giorno dopo giorno si spegne in una stanza fredda, dove ogni giorno vede passare corpi coperti da un lenzuolo. Lei è l’unica lì dentro vigile e cosciente”. Inizia così l’appello di Assuntina Giunta di Serra San Bruno, nel Vibonese, la cui famiglia da giorni sta lottando contro il silenzio delle istituzioni. Sua sorella, affetta da sclerosi laterale amiotrofica, è ricoverata nel reparto di rianimazione. Ma non può essere trasferita in una struttura protetta per la riabilitazione, perché – come le hanno detto – “non ci sono posti disponibili”.

Una frase che, nel contesto di una malattia neurodegenerativa come la SLA, suona come una condanna. “Mia sorella non sa se è giorno o notte. Non ha più punti di riferimento. È cosciente, ma vive ogni istante in quel limbo sospeso che è la rianimazione, senza stimoli, senza cure adeguate, senza una parvenza di normalità”, racconta la donna.

Una frase che, nel contesto di una malattia neurodegenerativa come la SLA, suona come una condanna. “Mia sorella non sa se è giorno o notte. Non ha più punti di riferimento. È cosciente, ma vive ogni istante in quel limbo sospeso che è la rianimazione, senza stimoli, senza cure adeguate, senza una parvenza di normalità”, racconta la donna.

Hanno provato tutto: telefonate, lettere, appelli a medici, politici, referenti sanitari. Nessuno si è mosso. “Abbiamo messo in mezzo politici, medici, eccetera. Nessuno ci aiuta. Mia sorella sta morendo giorno dopo giorno. E la SLA è una carogna, ma io non posso lasciarla morire lì dentro”. L’obiettivo, oggi, non è solo denunciare: è chiedere aiuto. Aiuto concreto. “Vi prego di aiutarci a trovare un posto per lei. Ha tutto il diritto di vivere dignitosamente”.

È una battaglia per la vita, quella che si sta combattendo in queste ore. Una battaglia che non dovrebbe avere bisogno di appelli per ottenere ascolto. Ma quando il diritto alla salute – e alla dignità – si infrange contro la burocrazia o contro la carenza cronica di strutture, allora serve anche questo: dare voce a chi non ne ha.

La sorella conclude con un appello: “Condividete questo messaggio, se potete. In modo che arrivi a più persone possibile. Mia sorella ha bisogno di aiuto”. (foto web)

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