Ora basta, il Pennello grida ancora una volta aiuto, ma la stasi amministrativa di 19 anni del recupero del quartiere, dimostra inefficienza e la mancanza di volontà politica d’intervento Comunale.
Politica Vibonese che continua a colpevolizzare i residenti, per quella necessità della casa trovata nell’abusivismo, mentre la classe dominante comunale si creava, con un Prg ad hoc, le regole edilizie a proprio favore negli altri quartieri, vedi Bivona e Cancello Rosso, dai simili caratteri edilizi e urbanistici.
Progetti dannosi
Progetti dannosi
In questi anni, la politica ha negato il recupero dei quartieri in degrado, ma ha speso 150 mln per manutenzione e pavimentazione piazze. Di ciò è’ colpevole sicuramente l’amministrazione Limardo, ma ciò non esime il sindaco Romeo di rompere immediatamente lo sbaglio e di non essere più la “cinghia di trasmissione” dei lavori Limardo “Errati e Dannosi”. Dannosi fino al punto che nel pieno acquazzone i vigili del Fuoco, su Viale Industrie, cercavano un tombino occultato dai lavori inusitati sui marciapiedi, inutili e quindi, come detto, anche dannosi.
No piano di recupero
Ma è proprio il Piano Urbanistico il perno del recupero, per poter ideare quelle aree di afflusso torrenziale (laghetti) e scongiurare l’alluvione. In un anno della nuova amministrazione, nessun passo avanti è stato fatto, nemmeno quel Piano di Recupero, iniziato 6 anni fa, del quale sono stato costretto a rinunciare al suo coordinamento poiché divenuto consigliere comunale. Un Piano facile a riconoscere i vincoli inibitori e quindi il resto in positivo ciò che sia possibile cedere ai residenti, che hanno pagato anticipando €.800.000,00 per l’acquisto dei terreni e che ora, passati i dieci anni giudiziari, ritorneranno alle cause per la proprietà. Dall’altro lato nessun atto ufficiale è stato fatto per allontanare il grosso rischio dei depositi costieri, mentre è proprio la nuova individuazione urbanistica che decreta la possibilità di spostamento delle cisterne di petrolio.
Questioni da modificare
La questione tecnica principale da modificare è l’illusione di poter fermare l’alluvione cementificando i torrenti, mentre solo i laghetti di laminazione fermano la piena dell’acqua, e il Pnrr ne finanziava tantissimi, ma Vibo non ne ha chiesto nemmeno uno.
Ora vi è un progetto, tenuto ben in riserbo, di circa 20 mln con tanto cemento e pochi “laghetti”. In questo quadro, vi è da chiedere a questa Amministrazione di “democratizzare la conoscenza” e di pubblicare tutti i progetti, in modo che i cittadini possano venire a conoscenza dei lavori che verranno fatti.
Progetto Maione
E non serve quel progetto di cementificazione chiamato “Maione”, per separare le fogne bianche da quelle nere, basta tagliare i discendenti dei nostri edifici, per non fare andare più le acque meteoriche nelle fogne e i tombini non salteranno più. Lo prescrive perfino la legge italiana, D.Lgs. 152/2006, ed inoltre lo prevede la Regione Calabria quando prescrive il 35 % dei lotti condominiali a terreno permeabile all’acqua QTRP 2012.
Urbanistica e sviluppo
In questo quadro, faccio appello all’Amministrazione Romeo ad utilizzare l’urbanistica come propulsore di sviluppo e non più per qualche casetta aggiuntiva. Oggi i Piani Urbanistici servono per la ricerca delle conduzioni positive per un nuovo sviluppo della città e quello approvato qualche anno fa, il PSC, è nato già morto, poiché rigido e con la previsione inusitata e anacronistica del raddoppio del consumo di suolo, 514 ettari di nuova edificazione, che nessuno utilizza, ed anzi aiuta la fuga dei capitali vibonesi verso città a sviluppo certo.
Ed infine il settore della mobilità Comunale oggi denota una fragilità estrema, mentre richiedeva, fin dall’alluvione del 2006, una riorganizzazione tecnica generale. Quindi se non si vogliono piangere altri morti, la politica faccia presto quanto deve.