Romeo all’incontro con Ranucci: io la scelta la feci quando decisi di restare a Vibo subendo estorsioni e minacce (video)

Il sindaco rievoca momenti piuttosto tristi per lui, la sua famiglia e l'attività professionale: lavoravo ma sono andato avanti nella paura

Fa un certo effetto a distanza di circa trent’anni sentire il sindaco di Vibo Valentia, Enzo Romeo, parlare di estorsioni, minacce e pericoli per la propria famiglia. Vicende che in qualche occasione aveva raccontato anche nel corso della recente campagna elettorale amministrativa ma che quasi tutti hanno preferito non cogliere, Come per dire “acqua passata”.

Ieri (giovedì 10 ottobre) il primo cittadino ha voluto rievocare quei momenti di fronte a molti studenti, affinché sappiano che nella vita è necessario tenere la barra dritta, costi quel che costi. Romeo ha parlato a palazzo Gagliardi davanti al procuratore della Repubblica, Camillo Falvo, a Sigfrido Ranucci, giornalista, autore e conduttore televisivo di celebri programmi come “Report” arrivato in città per presentare il suo libro, “La Scelta”; evento organizzato da Maria Teresa Marzano e moderato da Maria Teresa Santaguida, giornalista di Rai3.

Nel suo brevissimo spazio che doveva essere solo un saluto istituzionale, il primo cittadino ha ribadito che le “scelte”, prendendo ad esempio il titolo del libro di Ranucci, è necessario farle ma “in maniera chiara e trasparente a costo di rinunce che a volte possono anche dispiacere”.

In politica tanti anni fa

“Sono entrato in politica – ha ricordato – quando tangentopoli falcidiava le classi dirigenti. Sono stato il primo presidente della Provincia di Vibo, purtroppo solo per 4 anni; poi non mi hanno ricandidato perché evidentemente non ero adatto per quel tipo di politica e mi sono dedicato alla mia attività professionale, ma senza mai perdere il gusto per la politica”.

Mi chiesero una tangente

Il sindaco, quasi sorprendendo tutti ha rievocato momenti piuttosto tristi per la lui e la sua famiglia. “Ho passato anni di grandi soddisfazioni professionali ma anche di sofferenza. Ho subìto estorsioni, minacce, intimidazioni, attentati; la mia famiglia era in pericolo. Ogni notte tra le 3 e le 4 del mattino squillava il telefono e una voce dall’altra lato mi ammoniva: “domani vogliamo 150 milioni, altrimenti non andare a lavorare”. Temevo per tutti; lavoravo con la paura addosso. Ma anche allora ho fatto una scelta. Non sono andato via, sono rimasto. E oggi sono il sindaco di Vibo e vorrei che questa città non fosse solo nota per i processi di mafia ma per le sue bellezze, la sua storia la sua cultura”.

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