A Napoli con furore, e 12 mila lire in meno! L’insegnante calabrese truffato per una pietra…

La prontezza della vittima nel denunciare l'inganno non era corrisposta a un'altrettanta scaltrezza nell'evitarlo

“Truffa napoletana”: titoli del genere campeggiavano sui quotidiani all’indomani del simpatico misfatto, da noi oggi ricordato per le implicazioni culturali e sociali forse all’epoca non dovutamente individuate né marcate.

La clamorosa bidonata avvenne nel quartiere di Forcella, in pienissimo centro città a Napoli. Il professor Francesco Amato, di 46 anni, vi si era recato per un breve viaggio di svago con l’amico Benito Alessandria, di 36 anni, da Vibo Valentia. Le subdole insidie del commercio all’aperto, sempiternamente inquinato da loschi figuri privi di scrupoli, trovarono nell’incauto docente un ottimo pollo da spennare.

La clamorosa bidonata avvenne nel quartiere di Forcella, in pienissimo centro città a Napoli. Il professor Francesco Amato, di 46 anni, vi si era recato per un breve viaggio di svago con l’amico Benito Alessandria, di 36 anni, da Vibo Valentia. Le subdole insidie del commercio all’aperto, sempiternamente inquinato da loschi figuri privi di scrupoli, trovarono nell’incauto docente un ottimo pollo da spennare.

Tre giovani del luogo gli proposero l’affare: acquistare un radiomangianastri a sole 12 mila lire, vale a dire a meno di un terzo rispetto al suo valore effettivo. Il docente, persuaso dell’offerta, tirò fuori il danaro dalle tasche e, fiero della compera conclusa, scoprì finalmente di ritrovarsi in mano con un pugno di mosche. Il pacchetto consegnatogli era difatti una vera bufala, pieno di sassi e cartone!

Subito Amato procedette con una denuncia presso il commissariato della Polizia di Stato e gli venne consigliato di ritornare sul posto della malefatta, seguito a debita distanza da una pattuglia della Squadra Volante. I tre mascalzoni erano rimasti nel medesimo punto e si stavano intrattenendo chiacchierando in tranquillità; vistisi additare dall’insegnante, con gran lena si diedero alla fuga perdendosi tra i mille vicoli della città. Uno di loro, provvidenzialmente l’autore materiale del reato, fu però agguantato dalle forze dell’ordine: era il diciassettenne Giovanni Durante, prontamente interrogato dal dirigente del commissariato.

A suo dire, non conosceva le altre due persone e solo quelle erano responsabili del fatto, ma a seguito delle veementi accuse mosse dal professore dovette arrendersi all’evidenza, confessando il delitto. Senonché, per scagionarsi dallo sconto della pena, si dichiarò disposto a restituire seduta stante i soldi indebitamente sottratti; fu invece arrestato e trasferito nel carcere minorile Filangieri.

Fa pensare che sia stata proprio una figura teoricamente esemplare ed educativa a peccare similmente in incoscienza. Chi gode di un’aura di credibilità e affidabilità dovrebbe essere ben lungi dall’inciampare in trappole così grossolane; come si potrebbe altrimenti pretendere di guidare le nuove generazioni? Un cieco che conduce un cieco finirà per direttissima in un fosso insieme con lui…

Il felice esito della storia non ci distolga dal grave problema che ha fatto emergere, suo malgrado. Maestro è chi innanzitutto sa governare la propria barca, invitando l’inesperto a salirvi con fiducia.

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