Un’analisi sulle condizioni della città di Vibo Valentia, le proposte («concrete», è stato ribadito) per il suo rilancio, la rivendicazione di uno spazio di agibilità democratica che riporti il bene collettivo al centro del confronto politico.
Nel solco di queste direttrici, il movimento politico culturale Umanesimo sociale ha tenuto stamani una conferenza stampa nella neonata sede di corso Vittorio Emanuele.
Nel solco di queste direttrici, il movimento politico culturale Umanesimo sociale ha tenuto stamani una conferenza stampa nella neonata sede di corso Vittorio Emanuele.
Controcorrente
«Abbiamo deciso di andare controcorrente rispetto ad una politica che ormai si riduce alla comunicazione del nulla, alla rincorsa delle opportunità e degli accadimenti, senza una visione strategica complessiva», ha esordito il leader di Umanesimo sociale Domenico Consoli che ha presieduto il tavolo, affiancato dal responsabile provinciale Domenico Caporale, dal responsabile cittadino Luciano Belmonte e da Barbara Citton, in rappresentanza del direttivo cittadino. Presenti, in sala, diversi iscritti, ed il consigliere comunale Anthony Lo Bianco.
Duecento giorni negativi
Consoli ha ribadito che l’evento inaugura un percorso di confronto, con la comunità e la politica, a diversi livelli, finalizzato all’elaborazione di una progettualità necessaria per candidarsi ad una gestione futura della cosa pubblica, virtuosa ed efficace. A margine, il leader di Umanesimo sociale, ha espresso il suo pensiero critico sugli ormai primi duecento giorni dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Enzo Romeo.
«Lungi dal voler assumere una posizione polemica pregiudiziale, che non rientra nell’interesse, nelle motivazioni e nello spirito di Umanesimo sociale – ha detto –, non ci pare esistano elementi di novità o di discontinuità rispetto al passato, prossimo e remoto. Potevamo anche non esserci, ma abbiamo deciso di esserci perché di fronte ad una condizione così stantìa e avvilente, siamo consapevoli che Vibo necessita di una rivoluzione civile e culturale. Siamo disponibili ad un dialogo, ma solo nell’ambito delle cose da fare, da praticare e non più solo da predicare».
Domenico Caporale
Domenico Caporale, dal canto suo, si è concentrato sulle condizioni economiche della città, evidenziate dai diversi indicatori che mostrano una realtà che stenta a risollevarsi. «Centralità dell’economia territoriale», «nuovi processi», «risultato», sono le parole chiave pronunciate da Caporale, che ha sostenuto la necessità di adottare percorsi di rilancio nel medio e lungo periodo che abbiano quale presupposto l’effettiva valorizzazione delle potenzialità che esprime una città nei fatti permanentemente marginalizzata da una politica miope.
Luciano Belmonte
I temi del lavoro e della cultura, invece, sono stati discussi da Luciano Belmonte, per il quale è necessario da un lato un diverso rapporto tra pubblica amministrazione, mondo delle imprese e territorio e, parallelamente, un nuovo approccio nella valorizzazione e fruizione dello straordinario patrimonio archeologico e culturale della quale Vibo è custode.
Barbara Citton
Barbara Citton, nella sua articolata disamina, ha approfondito uno studio operato da Vittoria Imeneo, architetto, professionista iscritta ad Umanesimo sociale, che ha avuto quale punto di partenza i numeri forniti da un recentissimo studio dell’Ispra. «Vibo – ha spiegato Citton – è il capoluogo di provincia calabrese che ha il più alto indice di consumo del suolo, superiore perfino a quello di Reggio Calabria. È un dato che deve far riflettere, specie se rapportato agli effetti che ciò ha prodotto sulla città».
La desertificazione del centro e la crescita disorganica della periferia, frutto di un consumo esasperato del suolo, si è interrogata, quanto hanno favorito le speculazioni di aziende in odor di mafia o di supermercati dietro i quali potrebbero celarsi interessi tutt’altro che limpidi?
L’analisi e le proposte di Umanesimo sociale saranno condensate in un elaborato che diverrà il punto di partenza del confronto con le altre associazioni e la comunità che caratterizzerà il percorso intrapreso dal movimento.