Un cuore grande: imprenditrice del Vibonese premiata per aver accolto i migranti

Imprenditrice agricola e mamma di 4 bambini, Stefania Mazzotta inizia nel 2019 a prendersi cura dei poveri e degli emarginati sociali

La sua è una storia di amore. Imprenditrice agricola di 38 anni e mamma di 4 bambini, Stefania Mazzotta inizia nel 2019 a prendersi cura dei poveri, degli emarginati sociali, di tutti coloro che il mondo disconosce.

Si occupa dell’accoglienza dei migranti a 360 gradi con l’obiettivo di donare loro strumenti di integrazione sociale, culturale ed economica attraverso il lavoro nei campi che favorisce l’interazione con la comunità locale e dia loro competenze che possono servire per il futuro. Quella di Stefania è una delle storie al femminile premiate dalla Coldiretti in occasione della seconda edizione del premio “Amiche della terra, storie di donne che nutrono il mondo” svoltosi a Roma a palazzo Rospigliosi. A Stefania è andato il riconoscimento nella categoria “Donne per il sociale”.

Si occupa dell’accoglienza dei migranti a 360 gradi con l’obiettivo di donare loro strumenti di integrazione sociale, culturale ed economica attraverso il lavoro nei campi che favorisce l’interazione con la comunità locale e dia loro competenze che possono servire per il futuro. Quella di Stefania è una delle storie al femminile premiate dalla Coldiretti in occasione della seconda edizione del premio “Amiche della terra, storie di donne che nutrono il mondo” svoltosi a Roma a palazzo Rospigliosi. A Stefania è andato il riconoscimento nella categoria “Donne per il sociale”.

La sua azienda è a Francavilla Angitola, un piccolo comune nella provincia di Vibo Valentia. “I migranti che arrivano da Stefania – è scritto in una nota -hanno affrontato viaggi disperati, a piedi, oppure nascosti nei barconi, sotto i camion, attraversando boschi e montagne pericolose, mari tempestosi, spesso di notte, per superare confini blindati; sono stati respinti una, due, dieci, anche venti volte, in modo spesso brutale e illegale. Sono quelli che tutti conosciamo come vittime del caporalato”.

I primi ragazzi extracomunitari Stefania li ha accolti a casa sua, insieme alla sua famiglia; col tempo ha acquistato un lotto di terreno ed ha costruito proprio per loro una casa di legno dove ancora oggi vivono i due primi arrivati, Salvatore e Isacco. Ma per fare vera accoglienza e costruire nuove opere serviva un’attività vera e propria che la aiutasse a sostenere anche i costi. E’ nata così la sua azienda agricola che produce ortofrutta in cui dare ai migranti un ambiente sano e piacevole sia a livello lavorativo che personale. Ma la sua missione non finisce qui, con Salvatore e Isacco oggi ci sono altri sette giovani che svolgono l’attività agricola e tutti insieme condividono con la famiglia di Stefania gran parte del loro tempo.

Dai loro racconti sulle difficoltà ma anche sul coraggio e la voglia di riscatto nasce in lei l’idea di fondare insieme a loro una Associazione di promozione sociale, grazie alla quale proprio i migranti, ospiti della sua azienda, sono diventati attori principali del suo progetto di agricoltura sociale. (Ansa)

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