Quasi annualmente Hollywood sforna dai propri infernali laboratori becere americanate in stile “007”, con fantasmagoriche spie chiamate in causa per la salvezza del mondo. Giochi di luci e trame veloci, in storie più adatte a sbancare il botteghino che a restituire una visione fondata dell’intelligence.
Vitaliano Fulciniti, catanzarese, vanta un chilometrico curriculum di servizio in onore dello Stato italiano.
Vitaliano Fulciniti, catanzarese, vanta un chilometrico curriculum di servizio in onore dello Stato italiano.
Per un decennio ha svolto servizio d’istituto nei ruoli della Guardia di Finanza, dopodiché ha lavorato per la Presidenza del Consiglio dei ministri e, pur in pensione, ha assolto incarichi per il Tribunale di Catanzaro e per l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata, oltre a rivestire il compito di direttore nel Regional Hub Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto – primo centro in Europa per l’accoglienza di persone straniere richiedenti asilo – .
Fino al 2024, nonostante una così vasta esperienza, non si era mai cimentato nella pubblicazione di un romanzo: ora, con ‘Il viaggio e la mente. Operazione Shark’, il sogno nel cassetto è stato coronato.
Il thriller, tale per coinvolgimento emotivo e suspense sostenuta, ha comunque come precedenti quattro volumi sulle sue attività nel contesto dell’immigrazione.
A guidare la narrazione troviamo i personaggi, molto ben caratterizzati. Vitaliano, prima di cimentarsi nella stesura, ha studiato a fondo storicamente e scientificamente questo ambiente nebuloso. L’agente segreto, Vincenzo nella finzione letteraria, non è l’eroe alla James Bond, sibbene un funzionario statale votato a un lavoro invisibile.
In special modo proprio il protagonista tradisce tratti caratteriali e punti di vista provenienti dall’autore, uomo che ama immergersi nelle profondità di sentimenti e valori umani. Anche Vincenzo è oramai pensionato e vive nella natia Calabria, presso l’agreste e paradisiaca Serra San Bruno – cui lo scrittore è affettivamente legato – , insieme con le amorevolezze della moglie Gioia.
Il suo è un mestiere che ci si costruisce a suon di graffi: durante la carriera gli era stata affiancata susseguentemente una moltitudine di colleghi, ma alcuno di loro riusciva infine a gestire i suoi ritmi professionali e la sua dedizione al bene comune; con una eccezione.
Vincenzo, acuto osservatore, malvolentieri accetta la malattia neurodegenerativa che viene ad attanagliare la mente sua come quella di molteplici compagni, tanto da spingerlo a relegarsi in ufficio per focalizzare l’attenzione sulle copiose suppellettili raccolte negli innumerevoli viaggi compiuti; ricordi che lo tengono attivo e lo aiutano a non perdere l’identità. Egli, abituato in gioventù a correre sfrenatamente, si fa adesso più saggio e riflessivo.
Il testo localizza sempre il racconto, situato in posti da noi realmente esistenti, per condurre il lettorato in un viaggio calabrese tra mari e monti. La capacità descrittiva di Vitaliano, in grado di dipingere i luoghi secondo i loro dettagli e minuzie, lo porta senza fatiche a proporre un realistico giro del mondo nella sezione centrale.
La giornalista Rosita Mercatante ha dialogato con lui venerdì 18 ottobre in una Libreria Cuori d’inchiostro colma di gente, per la rassegna autunnale di presentazioni. Nella “casa della lettura” vibonese le domande del pubblico si sono succedute l’una dopo l’altra, riversando affetto e riconoscenza in particolare per l’opera sociale compiuta dal relatore.
Il libro ha trovato notevole accoglienza sul mercato e ne è pertanto stato annunciato un sequel, secondo appuntamento di una trilogia. Chissà in quali altre avventure si immischierà Vincenzo.