Le domande sulla sicurezza dei lavoratori impegnati nei cantieri Anas per la manutenzione delle infrastrutture verdi italiane si trasformano in un ringraziamento e in un appello al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che più di ogni altro invoca azioni concrete per affrontare quella che viene definita una vera emergenza nazionale.
A lanciare il messaggio, in una nota congiunta, sono l’Associazione Nazionale Imprese per la Difesa e la Tutela Ambientale (Asso.impr.di.a.) e l’Associazione Italiana Costruttori del Verde (Assoverde). Le due associazioni precisano che, durante la conferenza stampa tenutasi venerdì scorso presso la sede di Confagricoltura, è stato presentato un documento redatto da imprenditori e avvocati – tra cui, in primo piano, Pietro Nardecchia, consigliere nazionale del direttivo di Asso.impr.di.a. – che mette in luce le contraddizioni sistemiche legate al continuo richiamo ai temi dell’ambiente e della sicurezza, spesso non seguiti da azioni coerenti.
Richiamo disatteso
Un richiamo “solo a parole”, si legge nella nota, “poi disatteso nei bandi di gara, in cui i capitolati non considerano affatto gli oneri legati alla sicurezza dei cantieri o propongono metodi di computo discutibili. Le gare vedono una partecipazione sempre più ridotta da parte di imprese qualificate e iniziano persino ad andare deserte. Il costo del lavoro per allestire cantieri sicuri può variare fino a dieci volte tra quanto stanziato, ad esempio, dal Brennero rispetto all’Anas. È accettabile? E la stessa Anas, la cui recente gara per il Grande Raccordo Anulare è andata deserta, avrebbe dovuto dare un segnale forte al sistema: basti guardare la quantità di erbacce cresciute tra le corsie, che rappresentano un pericolo reale, soprattutto ora, con il rischio incendi aggravato dalla stagione straordinariamente calda”.
Silenzio assordante
“Serve un dialogo istituzionale costante e costruttivo con le stazioni appaltanti – ha dichiarato Rosi Zuliani Sgaravatti, Presidente di Assoverde- perché le domande che poniamo su ambiente e sicurezza del lavoro non sono solo pertinenti, ma anche fondate sul buon senso”. “Come maggiori sindacati datoriali del settore – ha aggiunto Melissa Rava, Presidente di Asso.impr.di.a. – denunciamo, facendo nostre le parole del presidente Mattarella, al quale va sempre il nostro plauso, che non solo fatichiamo a condividere con le stazioni appaltanti il valore della sicurezza, ma spesso, di fronte ai nostri legittimi dubbi, troviamo un assordante silenzio”.
L’unica strada
“La strada da percorrere è chiara: ognuno faccia la propria parte – ha dichiarato l’avvocato Marco Feroci (Asso.impr.di.a.) – imprese e lavoratori, istituzioni e politica, per applicare davvero le leggi ed evitare trattamenti diversi per situazioni analoghe, che creano lavoratori di serie A e serie B. Questo è inammissibile: tutti hanno gli stessi diritti, a partire da quello alla sicurezza”. “Le norme esistono – ha concluso l’avvocato Francesco Lilli (Assoverde) – ma ciò che è inaccettabile è il valore differente attribuito ai costi della sicurezza: lo studio presentato dalle due associazioni dimostra che il rifacimento della stessa banchina assume costi macroscopicamente diversi a Bolzano rispetto a Catanzaro. Questo evidenzia la necessità di maggiore attenzione da parte delle stazioni appaltanti nella predisposizione dei computi per la sicurezza già in fase progettuale”.
Le due associazioni annunciano infine che, nelle prossime ore, invieranno l’ennesima richiesta all’Anas per l’apertura di un tavolo tecnico di confronto sulle criticità evidenziate. La comunicazione sarà inviata per conoscenza anche al Governo Meloni e, in particolare, al Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.