Per il cardiologo Soccorso Capomolla, amministratore unico della società “Villa delle Rose” con sede in Monterosso, nonché ideatore e gestore del “Don Mottola Medical Center” di Drapia, in Calabria l’autonomia differenziata ha già messo radici e, nel settore sanitario, il Vibonese si rivela cenerentola senza concorrenza. Basta confrontare tutti i dati delle cinque province e si scopre subito che certe strategie sono già operative perché <chi ha di più – spiega – continuerà ad avere di più, mentre chi ha di meno continuerà ad avere di meno> con tutto quel che ne consegue. Non intende, però, stare a guardare e da qualche tempo ha avviato una battaglia contro l’inerzia di Regione e Asp puntando il dito contro i responsabili dello sfascio della sanità vibonese che presto saranno chiamati a rispondere dei disagi che la gente vive su tutto il territorio provinciale per la mancata tutela del diritto alla Salute.
Non volendo lasciare nulla di intentato, chiama alle armi anche i consiglieri regionali sino ad oggi succubi della loro timidezza d’azione. Perchè Michele Comito, Francesco De Nisi, Antonio Lo Schiavo e Raffaele Mammoliti possano avere un quadro chiaro della situazione sanitaria del Vibonese invia loro una lettera aperta di precetto nella quale offre ogni utile informazione utilizzando grafici, dati, decreti e documenti vari dal sapore amaro, ma che danno la misura del disastro generato da chi gestisce potere magari superiore alle proprie capacità.
Dopo aver rimarcato i dettagli della sua posizione personale che lo vede titolare del “Don Mottola” di Drapia in prima linea per attenuare i disagi dei malati del Vibonese, spiega come gli stessi siano costretti a pagarsi le cure che dovrebbero avere gratis oppure a recarsi fuori provincia. Costruisce, quindi, dato su dato, decreto su decreto, i termini della pochezza dell’offerta socio-sanitaria sull’intero territorio. In primis, esclude che ci possa essere responsabilità della sanità privata perché il riparto dei fondi regionali attribuisce ad essa solo l’11% delle somme disponibili. Poi, si cala nella realtà vibonese e snocciola dati che mettono in evidenza un inaccettabile stato di sfascio a cui il commissario ad acta regionale del settore dovrà necessariamente mettere mano con urgenza, magari cominciando col mandare sul posto, se lo scioglimento dell’Asp dovesse saltare, un direttore generale a tempo pieno e capace di ribaltare tutto il “sistema Vibo” e non commissari che si alternano ogni sei mesi.
Ad oggi, comunque, lo scenario costruito da Capomolla, basato su dati ufficiali e confronti con le altre province calabresi, è questo: ultimo posto per l’offerta socio-sanitaria con 15 posti letto contro i 48 di Crotone, la provincia più simile a Vibo per estensione e popolazione; maggiore divario di offerta rispetto agli standard Lea (4,6 al pari di Reggio Calabria, mentre Crotone è a 14,2); unica provincia a non disporre di posti letto di riabilitazione e di residenza medicalizzata con spese a carico del servizio sanitario regionale; provincia più penalizzata in termini di spesa storica con una quota pro-capite di 128 euro contro i 991 di Crotone. Altra ciliegina sulla torta è quella del finanziamento del fabbisogno standard che presenta una riduzione media del 40% e ha come diretta conseguenza l’obbligo per i malati di curarsi a spese proprie.
Capomolla accende i riflettori anche su una massa di altri dati che evidenziano una serie di sforbiciate sconcertanti e preludio, a suo avviso, dell’anticipata attuazione dell’autonomia differenziata. <Purtroppo – sostiene Soccorso Capomolla – l’analisi è impietosa per come e quanto questo territorio sia stato maltrattato in termini di offerta sanitaria e di risorse dedicate. Qui si tratta, non già di difendere campanilismi o bandiere, né tanto meno “favori personali”. Qui si avverte – prosegue – la necessità di tutelare il diritto di accesso alle cure, inibito nell’intero Vibonese; i cittadini hanno la necessità di essere correttamente informati e rappresentati. Basta veline patinate. C’è l’urgente bisogno di garantire servizi sanitari, continuità assistenziale e il diritto di cura nel proprio territorio anche perché aziende vibonesi e cittadini concorrono a sostenere, con l’incremento delle addizionali Irap e Irpef, i costi del Piano di rientro>.
Naturalmente, ora che il quadro è chiaro <le vostre libere scelte – conclude il cardiologo vibonese – potranno o meno condizionare un ripensamento del Dca e, quindi, dare o meno più supporto economico all’Asp per l’erogazione di servizi>. Ora il pallino passa in mano a Michele Comito, Francesco De Nisi, Raffaele Mammoliti e Antonio Lo Schiavo.
Capomolla accende i riflettori anche su una massa di altri dati che evidenziano una serie di sforbiciate sconcertanti e preludio, a suo avviso, dell’anticipata attuazione dell’autonomia differenziata. <Purtroppo – sostiene Soccorso Capomolla – l’analisi è impietosa per come e quanto questo territorio sia stato maltrattato in termini di offerta sanitaria e di risorse dedicate. Qui si tratta, non già di difendere campanilismi o bandiere, né tanto meno “favori personali”. Qui si avverte – prosegue – la necessità di tutelare il diritto di accesso alle cure, inibito nell’intero Vibonese; i cittadini hanno la necessità di essere correttamente informati e rappresentati. Basta veline patinate. C’è l’urgente bisogno di garantire servizi sanitari, continuità assistenziale e il diritto di cura nel proprio territorio anche perché aziende vibonesi e cittadini concorrono a sostenere, con l’incremento delle addizionali Irap e Irpef, i costi del Piano di rientro>.
Naturalmente, ora che il quadro è chiaro <le vostre libere scelte – conclude il cardiologo vibonese – potranno o meno condizionare un ripensamento del Dca e, quindi, dare o meno più supporto economico all’Asp per l’erogazione di servizi>. Ora il pallino passa in mano a Michele Comito, Francesco De Nisi, Raffaele Mammoliti e Antonio Lo Schiavo.