Raf Vallone presentatore televisivo, il debutto già su Rai 1 e il presto congedo dalla conduzione

'Il suo nome per favore' simulava i provini di giovani aspiranti cantanti e musicisti. Ma durò solo 7 puntate e 1 stagione

L’esordio che viene riservato a veri numeri uno. Raf Vallone, attore e regista nonché giornalista culturale, non si era mai prestato al ruolo di showman in tv, sinché non fu la Rai a invitarlo in un progetto innovativo per il piccolo schermo.

Il servizio pubblico italiano ben apprezzava la carriera sfavillante dell’artista tropeano, lodandone le doti rare e preziose. Non a chiunque è dato di avviare ex abrupto una nuova fase del proprio curricolo direttamente nella categoria dei pesi massimi: a Raf Vallone toccò la seconda serata dell’allora Programma Nazionale, attualmente Rai 1!

Il servizio pubblico italiano ben apprezzava la carriera sfavillante dell’artista tropeano, lodandone le doti rare e preziose. Non a chiunque è dato di avviare ex abrupto una nuova fase del proprio curricolo direttamente nella categoria dei pesi massimi: a Raf Vallone toccò la seconda serata dell’allora Programma Nazionale, attualmente Rai 1!

‘Il suo nome per favore’, varietà musicale che lo vedeva affiancato a Gianna Querel, andò in onda dall’11 agosto al 6 ottobre 1972 totalizzando sette puntate complessive, con la direzione artistica di Marcello De Martino e la regia di Luigi Costantini. La trasmissione prendeva spunto dai provini ai quali si sottoponevano, negli studi gestiti dalla televisione di Stato, centinaia di giovani sognanti il successo nell’irragionevole universo della canzone.

Facendo uso di uno stile da giornalismo d’inchiesta, 40 dei 60 minuti erano dedicati alla ricostruzione dei momenti iniziali della popolarità in mano a personaggi più o meno noti dello star system. La scenografia ricalcava anch’essa le tipiche sale d’aspetto, nel retroscena di un teatro affollato di suppellettili coreografiche: il resto del tempo a disposizione era dedicato a esibizioni di persone comuni, intervistate dagli esaminatori sulle ragioni di un tale tentativo. Di volta in volta le telespettatrici e i telespettatori alternavano la curiosità per i segreti di volti famosi alla sorpresa di scoprire talenti inespressi.

Nel quinto episodio, a mo’ di esempio, spettò al ragazzo siciliano Giulio Di Dio inaugurare lo spettacolo. Aveva sette fratelli, il padre era morto in miniera e cantava da quando era piccolissimo; desiderava alquanto trasferirsi nell’internazionale Milano ma non ne aveva i mezzi, e così gli abitanti del suo piccolo paese organizzarono una colletta e gli consentirono di prendere il volo. Una storia che ricorda la vicenda di Mino Reitano, presente nel programma e incontrato di persona dal debuttante. Spazio poi a Maria Luisa Bonacossa, docente di lingue all’Università Bocconi, esibitasi in celebri cantate quali ‘La Marsigliese’ e ‘Trieste Mia’; al complesso Le Emozioni, accompagnatore della rinomata Minnie Minoprio; al gruppo I Giganti, oramai conosciuti nel settore; a taluni bambini torinesi, fra i sei e gli undici anni, figli di emigrati e perciostesso disadattati nell’ostile ambiente piemontese; e ai Ted lamps, habitué delle balere, posti a confronto con un’analoga banda francese.

Da quel palco passarono nomi che hanno segnato la Storia del costume, tuttavia non vi fu alcuna replica per il format di Raf Vallone. Ci si chiede se non sia il caso che RaiPlay ne renda fruibili i contenuti.

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