Riflettori accesi sul problema mare. Ancora una volta sono cittadini, associazioni e imprenditori turistici a scendere in campo e a creare un fronte comune in grado di svegliare le istituzioni dal torpore che le attanaglia su una questione di vitale importanza per la Calabria intera. E mentre al 501 hotel a promuovere il “Dialogo sul mare” sarà, giovedì 28 novembre, il Rotary Club, a Pizzo, nella sede del Nautico, a conclusione di un articolato e partecipato dibattito, ha preso corpo il comitato “Difendiamo il mare” del quale fanno parte, oltre a tanti cittadini, soprattutto imprenditori agricoli e operatori turistici e commerciali attivi tra Pizzo e Lamezia Terme. Referente del nuovo gruppo di lotta all’inquinamento è stata nominata Anna Rosa, che da anni, anche in qualità di portavoce del movimento “Uniti per il Golfo”, s’è preso sulle spalle, pur non essendo calabrese, il peso di un problema che condiziona lo sviluppo e la qualità della vita lungo tutto il litorale tirrenico vibonese.
Attività turistiche penalizzate
Attività turistiche penalizzate
Il suo intervento, apprezzato e applaudito, è servito a mettere in chiaro il progetto da portare avanti e che, oltre a dispiegare la sua azione di vigilanza sul piano locale, dovrà puntare a stanare la Regione e le istituzioni presenti sul territorio, nonché le forze politiche che dovranno essere protagoniste del rilancio della delicata tematica. All’assemblea del Nautico, hanno preso parte anche il sindaco di Pizzo Sergio Pititto e il sindaco di Curinga Elia Pallaria, nonché il presidente del comitato “Piccola Industria, Alfonso Maiolo, la cui testimonianza ha messo in evidenza le conseguenze disastrose dell’inquinamento marino, che, perseverando le attuali condizioni, potrebbe finire con il penalizzare pesantemente le attività turistiche che s’affacciano sul golfo di Lamezia. Non sono state meno efficaci le denunce di altri operatori turistici e imprenditori agricoli. Questi ultimi, in particolare, hanno rimarcato il fatto che, oggi, l’agricoltura lavora nel massimo rispetto dell’ambiente e che, quindi, le cause del mare sporco e del proliferare delle fioriture algali vanno ricercate altrove. A ombrelloni chiusi e stagione estiva lontana, il comitato “Difendiamo il mare” dovrà passare subito dalle parole ai fatti.
Stagione giusta per lottare
E’ questa la stagione giusta per la lotta. La referente Anna Rosa e gli altri dirigenti avvieranno tutte le iniziative necessarie per riaprire il dialogo con la Regione con la quale ci sarà da discutere a viso aperto e a 360 gradi tutti gli aspetti del problema mare inquinato. Naturalmente, l’azione di “Difendiamo il mare” potrebbe essere supportata anche da altri comitati e associazioni attivi lungo tutta la costa tirrenica. Il mare sporco, infatti, è una piaga che investe tutti i centri turistici rivieraschi, da Tortora a Reggio Calabria per poi risalire, in maniera meno insistente, lungo la costa ionica, determinando fenomeni negativi che sono sotto tutti gli occhi di tutti e che solo gli enti preposti faticano…a vedere. Pensare di risolvere ogni cosa nascondendosi dietro le fioriture legali o negando, magari, i possibili effetti di margherite che si aprono e si chiudono alla bisogna, è solo una strategia vigliacca che porta vantaggi a pochi e danni a molti.
L’esempio di Nicotera
L’idea, quindi, di mettere insieme le forze e le idee di chi di mare vive potrebbe essere la soluzione più efficace. L’estate ormai alle spalle, soprattutto tra Lamezia e Pizzo, ha alimentato le ire collettive che non si sono, però, tradotte in reazioni mirate. Problemi non sono mancati neppure sul litorale tra Tropea e Capo Vaticano per arrivare sino alla foce del Mesima, fiume che negli ultimi anni ha fatto un po’ da alibi per tutti senza aver colpa. Da sottolineare, comunque, che il tratto di mare antistante l’arenile di Nicotera ha recuperato la sua cristallinità grazie all’azione incisiva dell’associazione “Difesa diritti del territorio” e dei tanti video di denuncia portati all’attenzione di enti e istituzioni da parte del giornalista Antonio Montuoro. Il tutto s’è tradotto in una serie di interventi sulla rete fognaria che hanno impedito ai liquami di finire a mare. La situazione è nettamente migliorata e sui quattro chilometri di arenile nicoterese sono esplose le presenze. Volendo, in sostanza, qualcosa si può fare e l’azione pressante di vigilanza da parte di comitati e associazioni può servire a qualcosa.
Erosione costiera
Senza dimenticare che sul litorale vibonese, dalla foce del Mesima sino a Pizzo, bisogna cominciare a far lievitare l’attenzione anche sul fenomeno dell’erosione costiera. Le mareggiate, infatti, continuano ad abbattersi con violenza sulla costa facendo crollare ogni inutile barriera e ingoiando tratti sempre più evidenti di litorale sabbioso. Attualmente, la situazione appare preoccupante dappertutto e i danni alle strutture balneari sono già evidenti dopo le recenti mareggiate. Anche in questo caso la Regione tartaruga non riesce ad imprimere velocità agli studi correntometrici avviati da tempo e coperti dal massimo silenzio.
La scommessa di Occhiuto
In un convegno tenutosi sempre al Nautico di Pizzo, il 16 dicembre 2021, tutti i rappresentanti delle istituzioni avevano garantito il mare pulito per l’estate successiva. Il presidente Roberto Occhiuto, da pochi mesi alla guida della Regione, dichiarava che sulla questione mare ci metteva la faccia. Son passati tre anni, la situazione non è proprio migliorata, gli stanziamenti sulla depurazione non hanno prodotto effetti e quelli destinati ad arginare l’erosione costiera non sono stati ancora usati. Ha ragione la responsabile di “Difendiamo il mare”: è dal confronto con la Regione che bisogna partire.